A volte la politica sa gettare via con straordinaria abilità il proprio tempo. È riuscita a farlo anche con la riforma del Csm, ovvio, e in particolare con il sistema di voto per eleggere i togati. Ne ha discusso per due anni, coadiuvata dall’Anm: fiumi di polemiche, anche da settori della maggioranza, da ultima Italia Viva, sui vizi della soluzione trovata dal governo, bollata come un «regalo alle correnti». Sì, è vero: la legge elettorale incistata nel ddl che martedì otterrà il primo sospirato sì in Aula non eliminerà affatto il monopolio delle correnti nella selezione dei consiglieri magistrati, ma è inevitabile che vada così. E il motivo è banale, semplicissimo: i togati da eleggere restano pochi, col passaggio da 16 a 20 consiglieri cambia nulla o quasi, resta dunque una chimera lo sbandierato obiettivo di avvicinare elettori ed eletti, e stemperare così il peso dei gruppi associativi. Una mission impossible, e tra un attimo ve ne parleremo in dettaglio. C’era in effetti una e una sola possibilità di aggirare lo strapotere correntizio: il sorteggio degli eleggibili, il famoso sorteggio temperato. Data la quota di 20 consiglieri magistrati da eleggere, si selezionavano a caso 200 potenziali candidati. Ma l’obiezione di Cartabia sul contrasto con l’articolo 104 della Costituzione si è rivelata insuperabile. Non c’era uno schieramento disposto a morire per il sorteggio, e ci si è dovuti accontentare di un sistema prevalentemente maggioritario con un recupero proporzionale. Che appunto, continuerà a veder regnare le correnti. E ci vuol poco a dimostrare che non esistevano alternative praticabili.

Innanzitutto, una quota di consiglieri togati è riservata a due categorie particolari: la magistratura di Cassazione, a cui anche il ddl Cartabia riserva 2 posti, e la magistratura requirente, che passa da 4 a 5 rappresentanti. Detto per inciso: il testo base depositato nel 2020 da Bonafede aveva provato a cambiare il quadro, e non prevedeva la tradizionale distinzione fra pm e giudici. Una scelta subito contestata dall’avvocatura, in particolare dall’Unione Camere penali, perché avrebbe spalancato le porte a un ancora più assoluto predominio politico della magistratura requirente visto che, in una competizione senza quote protette, l’assai maggiore notorietà dei pm avrebbe potuto sbilanciare le proporzioni, che nella realtà della giustizia vedono i giudicanti in netta maggioranza numerica. Marta Cartabia non poteva far altro che ripristinare la tradizionale doppia corsia: col risultato, intanto, che i 5 consiglieri- pm previsti dovranno essere eletti in due macro collegi. Cosicché la possibilità di passare a collegi territoriali più ristretti non poteva che riguardare solo la quota dei giudici. Cioè i rimanenti 13 seggi da assegnare. Pochi, a maggior ragione se si considera che in ciascun collegio si è dovuto prevedere di eleggere due consiglieri, uno per genere. Era l’unica strada per assicurarsi che nel nuovo Csm le consigliere donne non si trovassero di nuovo in netta minoranza ( nell’attuale sono appena 7 su 26, eppure sul totale dei quasi 9.000 magistrati italiani superano gli uomini). E allora: i 13 posti della quota più folta, quella dei giudici, dovevano comunque essere assegnati a 2 per collegio. Ma neppure si è potuto optare per 6 macrocollegi, che sarebbero stati già enormi e inadeguati ad assicurare l’agognato localismo anticorrentizio. Si fosse seguita una strada del genere, l’effetto maggioritario sarebbe stato troppo accentuato. Altro che pluralismo e candidature libere: avremmo assistito a un quasi assoluto bipolarismo, con Magistratura indipendente e Area a farla da padrone e gli altri gruppi ( Unicost, Autonomia e indipendenza, Articolo 101) ridotti ai minimi termini. Si è perciò scelto di riservare, nella quota dei giudicanti, la bellezza di 5 seggi a un collegio unico nazionale per il recupero proporzionale proprio a vantaggio delle liste minori. A disposizione del sogno localista sono sopravvissuti alla fine 8 seggi dividere per forza in 4 collegi binominali, per garantire appunto la parità di genere. A parte l’ipotesi sorteggio, qual era l’alternativa?