La giustizia ucraina e quella internazionale sono al lavoro per raccogliere le prove dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità. Un lavoro non semplice che potrebbe determinare una duplice giurisdizione: quella dello Stato aggredito, l’Ucraina, e quella della Corte penale internazionale. In questi giorni sono tante le notizie che raccontano l’abominio delle violenze sessuali ai danni di donne - alcune giovanissime, addirittura bambine e ragazzine – da parte dei soldati dell’Armata russa e degli altri soldati in uniforme, facenti parte di ranghi più o meno regolari. Il futuro prossimo servirà a chiarire quali giudici inizieranno ad intervenire. Per i singoli episodi la competenza potrebbe essere dei giudici ucraini. Kiev sta indagando su circa 6mila casi rubricati come “crimini di guerra”, avvenuti nelle aree dell’Ucraina abbandonate dai soldati russi. Questi ultimi si sono lasciati alle spalle una scia di sangue e macerie ovunque. Per non parlare delle ferite che non potranno mai essere rimarginate, come quelle delle violenze sessuali. Si segnalano, tra l’altro, innumerevoli casi di donne rimaste incinte dopo le scorribande delle truppe di occupazione russa. La Procuratrice generale dell’Ucraina, Iryna Venediktova (brillante avvocata originaria di Kharkiv, in passato consigliera giuridica del presidente Zelensky) ha affermato due giorni fa alla televisione pubblica olandese Nos che la Russia mira «a distruggere gli ucraini». Ha, inoltre, aggiunto che sarà importante «il sostegno della comunità internazionale per porre fine alla guerra e punire i criminali di guerra». In queste parole è evidente il duplice livello di giurisdizione che si potrebbe profilare. La Corte penale internazionale dovrebbe portare alla sbarra i componenti della catena di comando, autori della pianificazione delle aggressioni contro i civili e responsabili degli ordini impartiti ai militari inferociti. Un altro passaggio significativo della Venediktova ha riguardato le attività di ispezione di tutti i luoghi, a partire da Bucha, in cui sono stati commessi i crimini di guerra, senza tralasciare le possibili accuse per gli stessi crimini nei confronti dei soldati ucraini. La polizia e i pubblici ministeri sono impegnati sulla scena delle violenze. A dare una mano ci saranno alcuni esperti provenienti dalla Francia. La task force comprende investigatori, medici legali, gendarmi esperti di balistica, di analisi del dna, di esplosivi e di scene del crimine. Da Parigi è arrivato un laboratorio per le indagini sul dna, le identificazioni dei cadaveri e le autopsie. La missione durerà due settimane. «Le prove raccolte da noi e dai colleghi francesi – ha affermato la Procuratrice generale - saranno utilizzate nelle indagini nazionali e potranno essere trasferite alla Corte penale internazionale». A Bucha è già stata completata l'esumazione di 49 corpi da una grande fossa comune nei pressi di una chiesa. Altri sei corpi sono stati ritrovati vicino al luogo di culto. Si teme che si tratti di una madre con i suoi due figli di 4 e 11 anni. «Le truppe russe – ha commentato Venediktova - stanno agendo secondo la tattica della terra bruciata, distruggendo tutto sul loro cammino. Queste vittime innocenti sono un'altra prova delle loro atrocità. Denunciamo al mondo quanto sta accadendo, ma al tempo stesso stiamo cercando di indagare silenziosamente, meticolosamente e con professionalità per assicurare alla giustizia ogni criminale di guerra». Sul fronte della raccolta delle prove dei crimini di guerra e contro l’umanità sono molto attivi gli avvocati. L’Uba (Ukrainian bar association) invita ad usare l’applicazione denominata “eyeWitness to Atrocities”. È stata sviluppata su iniziativa dell'International bar association e permette di raccogliere prove fotografiche e video da trasmettere poi alle autorità ucraine e alla Corte penale internazionale. I legali dell’Uba non usano mezzi termini e parlano di genocidio del popolo ucraino. Di qui un appello alla comunità internazionale con una raccolta firme online «per porre fine al genocidio del popolo ucraino e per far emergere le responsabilità delle violazioni già commesse». Secondo Giuseppe Paccione, esperto in Diritto internazionale e dell’Ue, l’avvio di indagini urgenti e indipendenti per fare luce sulle stragi civili di Bucha, Borodyanka e altre città è improcrastinabile. «Vanno fatte da esperti – evidenzia - in maniera minuziosa sui luoghi dove sono state trovate le fosse comuni e servono per tracciare un quadro chiaro e completo per individuare le responsabilità sul piano penale dei crimini consumati, in violazione delle leggi di guerra. Tali indagini servono per raggiungere la verità su quanto è accaduto e che continua ad accadere in questo conflitto, voluto da Putin, ormai considerato un criminale di guerra». La priorità è non far scomparire le prove per perseguire subito dopo i responsabili dei crimini. «Bisogna tracciare – aggiunge Paccione - le responsabilità non solo di chi è al vertice, ma anche di coloro che sono collocati nella catena di comando, cioè i comandanti militari russi presenti come aggressori sul territorio ucraino. Sono questi ultimi i responsabili della condotta bellica su cui ricadono chiare responsabilità, incorniciate nel primo Protocollo addizionale relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali del 1977 e nello Statuto dell’organo giudiziario penale internazionale. Lo Statuto della Cpi, che rafforza il diritto internazionale dei conflitti armati, ha scandito la responsabilità penale del singolo individuo, facendo riferimento alla condotta di chi incoraggia, di chi ordina o sollecita la perpetrazione di uno dei quattro crimini che i giudici della Cpi potranno perseguire. Un aspetto che, negli ultimi anni del modus operandi di questo importante organo giudiziario penale, ha portato alla luce alcuni aspetti per imputare la responsabilità diretta di coloro che sono al comando».