Leonardo Becchetti, economista a Tor Vergata, spiega che «il fotovoltaico può sostituire fino all’ 80 per cento del gas russo» e che se «nell’immediato è impossibile chiudere i rubinetti che arrivano da Mosca», tuttavia «l’alternativa a non avere pale eoliche o pannelli solari è pagare il gas a Putin, che poi con i nostri soldi ci finanzia le guerre».

Dopo un mese di atrocità commesse dal regime di Putin, è ipotizzabile l’embargo su gas e petrolio russi?

Noi abbiamo bisogno di 280 terawatt di energia all’anno e di queste il 48 per cento è fatto da gas, di cui il 40 per cento viene dalla Russia. Quindi dipendiamo dalla Russia per circa il 19 per cento del nostro fabbisogno. Per sostituire Mosca dobbiamo, nel brevissimo termine, diversificare i venditori comprando da altre parti ma soprattutto dobbiamo accelerare la transizione ecologica. Avremmo dovuto farlo prima, basti vedere a quelle aziende lungimiranti che da anni hanno installato pannelli solari e ora non hanno problemi.

Fino a quanto le rinnovabili sarebbero in grado di sostituire il gas russo?

Il fotovoltaico produrrebbe energia fino all’ 80 per cento del gas russo, l’eolico fino al 70 per cento. Ma ci vorranno due tre anni per arrivare a questo obiettivo. A quel punto saremo liberi dai paesi che ora ci vendono fonti fossili, che tra l’altro fanno male alla salute, al prezzo che vogliono loro e saremo sovrani con la nostra energia.

Nel brevissimo termine dunque un embargo è infattibile?

Nell’immediato è impossibile chiudere i rubinetti che arrivano da Mosca. Ma dobbiamo imparare a programmare. Ci fossimo mossi due tre anni fa oggi saremmo indipendenti. Per farlo c’è bisogno di una sveglia da parte delle regioni e della sovrintendenza che non possono più dire no a tutto. L’alternativa a non avere pale eoliche o pannelli fotovoltaici è pagare il gas a Putin, che poi con i nostri soldi ci finanzia le guerre.

Accelerando nella transizione, entro quando arriveremmo alla sovranità energetica?

Già dal prossimo autunno un 20 per cento del gas russo lo possiamo eliminare. Se combiniamo il gas che arriva dagli altri paesi con le rinnovabili, in un anno potremmo arrivare a sostituire il 30/ 40 per cento dell’energia che arriva da Mosca.

È stato un errore aver diminuito la quantità di gas che l’Italia produce?

No, primo perché da un punto di vista della salute e della qualità dell’aria il gas e le fonti fossili non vanno bene e secondo perché peggiorano la crisi climatica. Inoltre, il costo più basso per produrre energia è quello delle fonti rinnovabili. Ai motivi climatici e di salute si sono aggiunte la volatilità dei prezzi e la pace da guadagnare. Da un certo punto di vista è anche masochista pensare di continuare con il gas, siamo un paese pieno di sole e di vento e non si capisce perché dovremmo dipendere dalla Russia, o dai paesi arabi.

Potrebbe essere il nucleare cosiddetto “pulito” la soluzione ai problemi?

Speriamo che si arrivi in breve tempo alla fusione nucleare, ma si parla di almeno venti o trent’anni. Il nucleare da fissione, quello che c’è adesso, costa di più per questioni di sicurezza ed è un rischio strategico. Basti pensare alla paura che abbiamo quando i belligeranti si avvicinano a una centrale. La Francia sta pagando il costo più alto perché metà dei suoi reattori, molto vecchi, sono in manutenzione.

La convince l’idea di un ponte navale per far arrivare gas liquefatto dagli Stati Uniti visti gli aumenti di queste settimane?

La volatilità dei prezzi non finirà dopo la guerra. Il gas liquefatto può essere una soluzione solo nel brevissimo termine: costa tanto e non è conveniente. Servono decreti che in tutta Italia, non solo al Sud come è stato fatto, sblocchino la possibilità per le aziende di installare pannelli fotovoltaici.