Il fine pena è un traguardo importante, è la riconquista della libertà perduta. Ma usciti fuori dal carcere, se lasciati soli, gli ex detenuti rischiano di ricadere nell’oscurità che li ha portati a delinquere. Per questo motivo è di fondamentale importanza l’assistenza pre e post- dimissioni. Recentemente il Dap, in particolar modo il direttore generale Gianfranco De Gesu, ha inviato una circolare che ha come oggetto il “Trattamento del dimittendo”. Compare anche l’importanza dei Consigli di aiuto sociale, ma il Dap stesso evidenza che attualmente non sono più funzionanti.

Nella circolare viene sottolineato che il confronto con l’esterno e la conclusione del periodo di detenzione, rappresentano per ogni detenuto un momento particolarmente delicato: l’idea del cambiamento, lo “spettro” della libertà con i suoi rischi e le sue molte possibilità, rendono la cura delle dimissioni un tassello fondamentale del percorso di inclusione sociale realizzato insieme e a favore del detenuto.

QUEI “CONSIGLI DI AIUTO SOCIALE” CHE, TRANNE A PALERMO, NON FUNZIONANO

Per questo motivo si richiamano gli adempimenti della Direzione dell'istituto penitenziario in materia di dimissioni del detenuto. L'art. 43 comma 2 dell’ordinamento penitenziario dispone in capo al Direttore l'obbligo di comunicare, almeno tre mesi prima, la data prevista per l'uscita del dimittendo al “Consiglio di aiuto sociale” (ma che, com’è detto, non ci sono; tranne quello istituito a Palermo grazie all’iniziativa di Antonio Balsamo, presidente del tribunale) e al “Centro di servizio sociale” del luogo in cui ha sede l'Istituto, nonché di quello in cui il detenuto intende stabilire la sua residenza, ameno che egli non rappresenti espressamente di non volere che i propri riferimenti sociali vengano a conoscenza del suo stato di detenzione. L’Uepe e i servizi territoriali competenti ed il volontariato, di intesa tra loro, prendono quindi contatto con i familiari presso i quali il condannato o l'internato andrà a stabilirsi, al fine degli opportuni interventi.

IL PROGRAMMA DI TRATTAMENTO VA REDATTO SEI MESI PRIMA DELLE DIMISSIONI

La circolare del Dap, sottolinea che tra gli adempimenti più importanti, vi è la redazione di un particolare programma di trattamento, per la cui definizione ed esecuzione, la Direzione richiede la collaborazione dei servizi territoriali competenti e del volontariato. Tale programma deve essere redatto possibilmente a partire dai sei mesi prima delle dimissioni: il legislatore ha così inteso favorire, attraverso la costituzione di una équipe, l'analisi delle problematiche relative ai singoli detenuti e delle possibilità offerte per il loro superamento. Infine l'art. 43 dell’ordinamento penitenziario, al comma 4, stabilisce che l'Istituto, su richiesta dell'interessato, dovrà rilasciare, all'atto delle dimissioni o in un momento anche successivo, l'attestazione della qualificazione professionale conseguita nel corso della detenzione, quale credenziale per futuri collocamenti nel mondo del lavoro.

IL DAP INDICA LE AZIONI NECESSARIE DA FARE PER AGEVOLARE L’INGRESSO IN LIBERTÀ

Cosa fare dunque nel concreto? Il Dap, alla luce delle normative vigenti, indica alcune azioni che si ritengono necessarie intraprendere al fine di favorire il più possibile il reingresso nella società libera del soggetto in via di dimissioni. Innanzitutto stilare, a cura del gruppo di osservazione e trattamento, l'elenco dei detenuti in fase di dimissione, da aggiornare mensilmente, affinché vengano attivati nel più breve tempo possibile gli interventi di sostegno alla persona e preparatori alla dimissione dal carcere. Favorire il più possibile i momenti di incontro del detenuto in via di dimissioni con i familiari, autorizzando anche colloqui aggiuntivi a quelli consentiti dall'ordinamento penitenziario (soprattutto se nel nucleo familiare sono presenti minori). Sollecitare l'assistenza del volontariato e il contatto con la comunità esterna. Assicurare, per quanto possibile, un'attività lavorativa, affinché i detenuti indigenti in via di liberazione vengano forniti di risorse anche minime, di cui poter disporre al momento delle dimissioni. Anche l'inserimento di detenuti I dimissione in attività di pubblica utilità – ci tiene a sottolineare il Dap - apre loro una vasta gamma di opportunità per generare un circuito virtuoso.

Altra azione fondamentale che indica il Dap è quella di proporre permessi premio anche “ad horas”, per favorire brevi momenti di riappropriazione di spazi di libertà, con particolare riguardo ai detenuti che siano privi di riferimenti familiari e che per tale motivo non abbiano avuto l'opportunità di essere ammessi nel corso della detenzione all'esperienza dei permessi. Importante questa azione consigliata dal Dap, perché afferma la vera finalità dei permessi premio, ovvero che sono volti a preparare gradualmente il detenuto alla libertà. E come abbiamo visto, non è indolore ritrovarsi di punto in bianco catapultati fuori dalle mura carceraria.

VANNO PREVISTI MOMENTI DI INCONTRO TRA OPERATORI E FAMILIARI

Altra azione indicata è quella di prevedere momenti di incontro tra gli operatori del carcere e i familiari, individuando un referente al quale i congiunti possano rivolgersi, per la risoluzione di problematiche inerenti l'accoglienza, l'ascolto e l'informazione e a tutte le variabili collegate all'uscita dal carcere ( abitazione, documenti, ricerca del lavoro, aspetti legati all'opportunità di un sostegno psicologico sia per i familiari che per gli ex detenuti), ristabilendo in tal modo i contatti con il mondo esterno. Per questo, il Dap invita le direzioni delle carceri e provveditorati, di avviare, congiuntamente con gli Uffici locali di esecuzione penale esterna, collaborazioni con le strutture territoriali (sia istituzionali, sia del privato sociale) per trovare risposte alle esigenze dei detenuti. Ancora. Il Dap chiede di agevolare le richieste di trasferimento, in tempo utile prima della liberazione, in un istituto prossimo al luogo di residenza ' salvo che non ostino ragioni contrarie”, consentendo in tal modo che la scarcerazione avvenga nel territorio d'origine, dove sarà più facile il reinserimento nel tessuto sociale.

DISTRIBUIRE ALL’USCITA OPUSCOLI CON LE INFORMAZIONI SUL MONDO LIBERO

Si consiglia, con l'aiuto delle associazioni di volontariato (che già in molte realtà, nel corso degli anni, se ne sono assunte gli oneri), di distribuire opuscoli al momento dell'uscita, contenenti indicazioni dei luoghi dove poter mangiare e dormire, le linee dei mezzi pubblici, gli ospedali, gli sportelli del lavoro, l'indirizzo dell'Ufficio locale di Esecuzione penale esterna della città. Infine, si chiede di avviare percorsi di sostegno psicologico diretti al rafforzamento delle competenze, al riconoscimento delle risorse personali, al superamento dei timori che l'imminente scarcerazione procura, specie in chi non è stato in grado di realizzare in modo pieno e completo il processo di autonomia durante la detenzione.

Infine, di vitale importanza, sono i detenuti tossicodipendenti o con problemi psichiatrici. Una tematica delicata. Il Dap sottolinea che in questi casi occorrerà la massima collaborazione tra le Direzioni e le ASL e la creazione di una rete virtuosa tra i due organismi, al fine della tutela della salute del detenuto anche dopo le dimissioni dal carcere. Indicazioni di grade importanza ed emerge particolare attenzione, da parte del Dap, per questa fase delicata della detenzione. Ma di difficile attuazione se mancano ad esempio i Consigli di aiuto sociale, oppure se persiste la problematica della mancanza di lavoro professionalizzante in carcere, o la penuria degli assistenti sociali.