Nel decreto bollette, come ha fatto notare Stefano Cecconi dell’osservatorio stopOpg, il governo inserisce una piccola voce sulle Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Dal testo del decreto, infatti, si apprende che il governo ha autorizzato la spesa di 2,6 milioni di euro per la Rems provvisoria di Genova-Prà e per consentire l’avvio della Rems sperimentale di Calice al Cornoviglio (La Spezia). Lo stanziamento è per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024. Inoltre, a decorrere dall’anno 2025, il limite di spesa corrente potrà essere incrementato. Ciò che denuncia Cecconi sulle pagine de il manifesto, è il fatto che una Rems “sperimentale” non è assolutamente prevista nella legge. C’è quindi il sospetto che si stia andando nella direzione opposta allo spirito che ha superato gli ex ospedali psichiatrici (Opg): un aumento dei posti nelle Rems per rispondere alla lista di attesa di prosciolti destinatari di una misura di sicurezza.

Con la chiusura definitiva degli Opg si doveva (e deve tuttora) aprire una nuova fase, assegnando alle Rems un ruolo utile ma residuale, e puntando decisamente al potenziamento dei servizi di salute mentale e del welfare locale, costruendo così concrete alternative alla logica manicomiale, per affermare il diritto alla salute mentale e alla piena e responsabile cittadinanza per tutte le persone, senza distinzione, come vuole la nostra Costituzione. La riforma che ha superato gli Opg, istituisce un nuovo sistema di presa in carico dei “folli rei” (le persone che hanno commesso un reato dichiarate “inferme di mente” e prosciolte), in cui le Rems dovrebbero rappresentare l’anello ultimo e residuale nelle offerte di cura da prestarsi di norma sul territorio.

Le Rems, dunque, non rappresentano dunque la sostituzione degli Opg, poiché, nello spirito della riforma, la misura di sicurezza detentiva dovrebbe essere una extrema ratio. Ma è proprio qui sta uno dei punti critici della riforma, poiché questo principio cardine, che segna la netta discontinuità con il modello precedente, appare ben poco applicato. Sì, perché i dati dimostrano che è cresciuto il numero di applicazioni delle misure di sicurezza presso le Rems. Accade quindi che il numero delle persone in lista d’attesa aumenta e la soluzione prospettata da più fronti sarebbe quella di aumentare il numero dei posti nelle Rems. Ma è sbagliato.

Le Rems si differenziano dai precedenti Opg per alcune caratteristiche: il principio di territorialità, il numero chiuso, la messa al bando della contenzione e la gestione affidata al Servizio sanitario, senza la presenza di Polizia penitenziaria. In più, la misura di sicurezza detentiva in Rems ha un limite temporale. La gestione sanitaria di queste residenze, col rispetto rigoroso del numero massimo di posti previsti per ciascuna struttura, ha garantito cure adeguate e programmi di reinserimento efficaci. La presenza delle liste di attesa non è imputabile alla carenza di posti nelle Rems, né tantomeno alla gestione sanitaria che impone il numero chiuso per rispettare la qualità delle cure prestate; ma piuttosto al principio di extrema ratio della misura di sicurezza detentiva che la legge ha sancito, ma largamente disatteso nella pratica giudiziaria.

Ricordiamo che da un anno giace la proposta di legge a firma del deputato Riccardo Magi di +Europa. Frutto di un’elaborazione collettiva, sostenuta da un manifesto- appello indirizzato alla società civile, promosso da: La Società della ragione, l’Osservatorio sul superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, il Coordinamento delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza e dei dipartimenti di salute mentale (Dsm) e Magistratura democratica, e firmato da giuristi, avvocati, operatori nel campo psichiatrico e militanti delle associazioni per la riforma della giustizia.

L’idea centrale della proposta di legge a firma di Magi, è quella del riconoscimento di una piena dignità al malato di mente, anche attraverso l’attribuzione della responsabilità per i propri atti. Il riconoscimento della responsabilità cancellerebbe una delle stigmatizzazioni che comunemente operano nei confronti del folle. Ma con il decreto bollette, dove stranamente si inserisce una norma che non c’entra nulla con il discorso energetico, pare che si vada in altre direzioni.