Gyunduz Mamedov è stato uno dei magistrati più influenti degli ultimi quindici anni in Ucraina. Dal 2019 al 2021 è stato Viceprocuratore Generale dell’Ucraina. Nel luglio dello scorso anno, entrato in rotta di collisione con il suo ufficio, ha deciso di lasciare il suo incarico. Nel 2016 si è occupato di numerosi casi di crimini di guerra commessi in Crimea e nel Donbass. Ora, come quasi tutti i suoi connazionali – tra questi anche molti avvocati -, si trova al fronte per cercare di difendere Kiev dalla definitiva occupazione russa. «Non c'è posto – dice al Dubbio - per una crisi del genere nel ventunesimo secolo, nel centro dell'Europa. Gli strumenti internazionali oggi disponibili non sono sufficienti per sostenere la pace nel mondo. Se un membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite commette un'aggressione, dobbiamo interrogarci su quello che non va in merito agli strumenti internazionali di prevenzione delle aggressioni. In che modo l'aggressore può garantire la sicurezza, se lui stesso rappresenta una minaccia? Non sarebbe il caso di rivedere la Carta dell’Onu?»

Dottor Mamedov, come sta? Dove si trova?

Sono a Kiev, al servizio per la difesa della città. Le battaglie nelle periferie sono sempre più aspre. Kiev è in piedi, la città cerca di funzionare nel modo più normale possibile in condizioni di guerra. Le sirene aeree e il suono dei bombardamenti fanno però ormai parte della nostra vita. Siamo determinati non solo a mantenere la nostra posizione, ma a respingere gli invasori dal nostro Paese. Sono di buon umore. Non abbiamo scelta in questo momento. Occorre lavorare tanto per la raccolta delle prove delle atrocità commesse dai russi. Il nemico non è ancora sconfitto. Bisogna inchiodare alle loro responsabilità coloro che hanno portato guerra e morte sul nostro suolo.

Cosa state facendo in concreto per raccogliere le prove dei crimini ai danni della popolazione ucraina?

Con il sostegno di vari esperti, appartenenti alle Ong per i diritti umani, fra questi il Center for human rights, Ukrainian legal advisory group, CrimeaSos e Media initiative for human rights, stiamo chiedendo ai cittadini di inviarci foto, video e dichiarazioni scritte nel caso in cui siano stati testimoni o vittime delle violenze. Abbiamo attivato anche un indirizzo email: warcrimesos. ua@ gmail. com. Vogliamo essere attenti e rigorosi nella raccolta delle prove. Il nostro team legale sta studiando a fondo ogni singolo caso da sottoporre alla Corte Penale Internazionale.

Secondo lei, in base alla sua esperienza da magistrato, Putin sarà giudicato davanti a un Tribunale internazionale?

Non ho dubbi su questo. Le violazioni dei diritti umani che si stanno consumando peggiorano ogni giorno. Pensiamo ai bombardamenti intenzionali sulle case dei civili, sulle scuole e sugli edifici comunali. Decine di bambini sono morti e sono feriti. L'esercito russo bombarda costantemente i civili a Kharkiv, Mariupol, Volnovakha. Si rifiuta di aprire corridoi umanitari. Di recente, sono stati uccisi dei volontari che andavano a portare cibo per gli animali in un rifugio. Allo stesso tempo, i soldati russi si rifiutano di far uscire dalla zona di guerra i bambini gravemente feriti. Due di loro sono morti. Come sapete, trentanove Paesi hanno chiesto alla CPI di indagare su presunte violazioni dello Statuto di Roma. Raccoglieremo prove per condannare Putin in merito alle accuse di crimini contro l'umanità, crimini di guerra, istigazione al genocidio. Non solo Putin dovrebbe essere ritenuto responsabile, ma anche i suoi complici. Mi riferisco al governo russo, agli alti funzionari e ai politici di grado militare. Ma non dimentichiamo neppure il presidente della Bielorussia, Lukashenko, così come l'alta dirigenza politica di quello Stato. Il territorio bielorusso è stato messo a disposizione per consentire l'aggressione russa. Per le azioni riguardanti il crimine di aggressione è opportuno pensare ad un Tribunale speciale che l'Ucraina dovrebbe istituire.

È fiducioso, dunque? La giustizia internazionale farà il suo corso?

La Corte penale internazionale dovrà perseguire i singoli individui. Confortano il suo diffuso riconoscimento e le norme chiare. A ciò aggiungo anche l'imparzialità, in quanto la Corte è composta da giudici di nazionalità diverse. I pubblici ministeri della CPI sono già partiti per l'Ucraina. Non ha precedenti un gruppo così ampio di Paesi che ha incaricato l'Ufficio del Procuratore della CPI di indagare immediatamente su violazioni di così larga scala, rientranti pure nel diritto internazionale umanitario. Un'altra strada che si potrebbe intraprendere è quella di istituire un Tribunale speciale, come accaduto per l'ex Jugoslavia. Un Tribunale internazionale ad hoc. È impossibile ritenere i russi responsabili davanti alla CPI per reati di aggressione, dato che quest’ultima è autorizzata ad indagare solo sull'aggressione commessa da cittadini di uno Stato membro contro un Paese che ha aderito allo Statuto di Roma. Ecco perché i miei colleghi e il ministero degli Esteri dell'Ucraina hanno deciso di sviluppare l'idea di un Tribunale speciale. Il 4 marzo scorso il nostro ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, e autorevoli avvocati del Royal Institute of International Relations (conosciuto anche come Chatham House, ndr) hanno presentato una dichiarazione sull'istituzione proprio di un Tribunale speciale per punire il crimine di aggressione contro l'Ucraina.