Il Prosecutor della Corte Penale Internazionale, Karim Khan (avvocato britannico esperto di diritto penale internazionale), ha annunciato che verrà avviata un'indagine sull'invasione russa ai danni dell’Ucraina il più «rapidamente possibile». L'Ucraina non ha ratificato lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte Penale Internazionale, e per questo motivo non può rimettere i casi alla CPI. «Ma per due volte – rileva Khan - ha esercitato le sue prerogative per accettare la giurisdizione della Corte per presunti reati previsti dallo Statuto di Roma che si sono verificati sul suo territorio. La prima dichiarazione presentata dal governo ucraino che ha accettato la giurisdizione della CPI si riferisce a presunti crimini commessi sul suo territorio dal 21 novembre 2013 al 22 febbraio 2014. La seconda dichiarazione ha esteso questo periodo a tempo indeterminato per presunti crimini commessi sul territorio ucraino dal 20 febbraio 2014 in poi». La giustizia penale internazionale è, dunque, al lavoro per l’aggressione militare iniziata lo scorso 24 febbraio, data ormai entrata nei libri di storia. «Considerata l’espansione del conflitto negli ultimi giorni – afferma il Prosecutor della CPI -, è mia intenzione indagare anche su eventuali nuovi presunti reati che rientrano nella giurisdizione del mio ufficio, commessi da qualsiasi parte in conflitto e in qualsiasi parte del territorio dell'Ucraina». La Corte penale internazionale è un organo giurisdizionale indipendente e permanente: processa le persone accusate dei più gravi reati che generano allarme e preoccupazione a livello internazionale, si pensi al genocidio, ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra. Gli strumenti giuridici per perseguire la Russia possono essere utilizzati in diverse sedi. «Non bisogna dimenticare – dice al Dubbio Marco Predrazzi, ordinario di Diritto internazionale nell’Università di Milano “La Statale” - le reazioni cui la Russia è soggetta in consessi internazionali diversi dalle Nazioni Unite. Ad esempio, il 25 febbraio scorso il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha immediatamente sospeso la Federazione Russa, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto, dai suoi diritti di rappresentanza nello stesso Comitato e nell’Assemblea parlamentare per grave violazione dei principi dello stato di diritto e della tutela dei diritti fondamentali che stanno alla base del vincolo che lega gli Stati membri di questa organizzazione. Si tratta a ragion veduta di sospensione e non di espulsione, il che consente di mantenere a carico della Russia il vincolo a rispettare gli obblighi derivanti dallo Statuto. E non dimentichiamo che a questi si riconnettono quelli discendenti dalla Convenzione europea dei diritti umani». Altre organizzazioni internazionali potrebbero intervenire o continuare ad intervenire. «Occorre ricordare – aggiunge Pedrazzi – che già ora sono in corso nei confronti della Russia varie procedure davanti a Tribunali e altri organi internazionali relative a presunte violazioni commesse da questo Paese in conseguenza degli eventi prodottisi in Ucraina a partire dal 2014. In particolare vanno ricordati il caso “Ucraina contro Russia”, pendente davanti alla Corte internazionale di giustizia, cui si aggiunge il nuovo ricorso introdotto dall’Ucraina il 26 febbraio, e i numerosi ricorsi di cui è stata investita la Corte europea dei diritti umani. È probabile che ulteriori ricorsi vengano ad aggiungersi a seguito degli ultimi eventi». Proprio davanti Corte internazionale di giustizia, con sede all’Aja, l’accademico italiano Fausto Pocar è impegnato come giudice ad hoc in una causa promossa dall'Ucraina contro la Federazione Russa su questioni concernenti sia la Crimea che il Donbass.