Torna a casa Giancarlo Pittelli, ex deputato di Forza Italia e penalista, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Rinascita-Scott. Pittelli si trovava da oltre due mesi in carcere, dopo aver scritto una lettera indirizzata alla ministra per il Sud Mara Carfagna, alla quale chiedeva aiuto. Un appello fuori dalle regole, disperato, che si era rivelato un boomerang, data la scelta della ministra di consegnare la missiva all’Ispettorato di Pubblica sicurezza di Palazzo Chigi, che ha dunque inviato il tutto alla Questura di Catanzaro. Da lì l’intervento della Dda guidata da Nicola Gratteri, che aveva chiesto e ottenuto una misura più dura, rafforzando la propria idea di avere a che fare con un uomo che agisce consapevolmente al di fuori delle regole. Le giudici del Tribunale di Vibo Valentia Gilda Danila Romano, Germana Radice e Francesca Loffredo hanno accolto la richiesta dei difensori dell’ex parlamentare, Guido Contestabile e Salvatore Staiano, che hanno evidenziato le precarie condizioni di salute del penalista, da giorni in sciopero della fame contro accuse da lui definite «folli». Nella decisione, le giudici hanno evidenziato che «il tempo trascorso dal momento della riapplicazione della massima misura custodiale nonché il complessivo comportamento dell’imputato possono far esprimere, allo stato, un giudizio prognostico favorevole di resipiscenza del Pittelli in punto di futuro rispetto delle prescrizioni sullo stesso gravanti», motivo per cui può «ritenersi che le esigenze cautelari derivanti dalle contestazioni formulate nei confronti dell’imputato possono essere utilmente fronteggiate con la misura cautelare degli arresti domiciliari». Rimane il divieto di comunicazione «con alcun mezzo, anche telefonico o telematico con persone diverse da quelle che con lui coabitano o che lo assistono». Pittelli potrà comunque partecipare alle udienze del processo Rinascita-Scott «libero e senza scorta». L’ex parlamentare era stato arrestato il 19 dicembre 2019, misura poi sostituita dagli arresti domiciliari dal Riesame. Una nuova ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta “Mala Pigna” lo fece però finire nuovamente in carcere il 15 novembre scorso, salvo poi la revoca della misura il successivo 7 dicembre. Ma la lettera indirizzata alla ministra lo aveva fatto finire di nuovo a Melfi, dove aveva dunque iniziato la sua protesta. Al suo fianco si sono schierate centinaia di persone, che hanno aderito all’iniziativa lanciata dal “Comitato promotore dell'appello per Giancarlo Pittelli”, presieduto dell'ex penalista Enrico Seta. L’appello aveva superato le 1500 firme, tra le quali si contano anche quelle di 25 parlamentari. Nei giorni scorsi, inoltre, il penalista aveva ricevuto in carcere la visita del Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, che lo aveva invitato a interrompere la sua protesta.