«Sulla giustizia ripartiamo dalle parole del presidente Mattarella e dall’urgenza di intervenire drasticamente per far sì che indipendenza e autonomia dei giudici trovino nella centralità e tutela dei cittadini la verifica della loro effettività» : non poteva sintetizzare meglio lo stato dell’arte il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. Si riparte dunque dal messaggio del Capo dello Stato al Parlamento che, numeri alla mano, ha dedicato esattamente il 10% della sua relazione al tema della giustizia, sollecitando un’accelerata sulla riforma del Csm. Ha sbloccato così quegli ingranaggi che fino ad ora erano in stallo.

Il primo: la ministra Marta Cartabia, poco prima del giuramento, avendo se non potuto conoscere in anteprima, almeno intuito il richiamo di Mattarella, aveva incontrato Draghi per riprendere il dossier sulla magistratura. Secondo: ieri Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, ha annunciato che il 16 febbraio si ricomincerà ad esaminare i 400 emendamenti parlamentari alla riforma del Csm ( presentati a giugno). Quali sono i possibili scenari? Che la ministra porti i propri emendamenti in Cdm per ottenere un vaglio politico; ipotesi, tuttavia, vista da qualche parlamentare come una contraddizione rispetto alla volontà di non blindare il testo dichiarata dalla guardasigilli. Anche perché questa, più di altre, è una riforma che necessita di ampia discussione. L’altro scenario è che, dopo un vaglio degli uffici di Draghi, il pacchetto emendativo vada direttamente in commissione. Lì, in ogni caso, il 16 febbraio il governo dovrà esprimere un parere su quelli già depositati dai partiti, e contemporaneamente inizierebbe, qualora ci fosse la proposta governativa, il lavoro subemendativo dei deputati.

Insomma la partita resta complicata, ma almeno non è più rinviata a data da destinarsi.

Di sicuro le parole di Mattarella hanno trovato apprezzamento ovunque. Per il deputato di Azione Enrico Costa «il Presidente è stato chiarissimo e sarebbe tradito se le forze politiche, che lo hanno platealmente applaudito, portassero avanti una riforma del Csm timida, tiepida e non efficace. Ipotesi non remota, alla quale ci opporremmo con forza». A chiedere coerenza anche l’ex guardasigilli Alfonso Bonafede: «Il presidente Mattarella ha sottolineato l’importanza della riforma del Csm e della lotta alle mafie. Abbiamo applaudito tutti con convinzione. Adesso è il momento di essere coerenti con quell’applauso». Secondo il dem Walter Verini si tratta di «parole di straordinario valore: dobbiamo tenerne conto immediatamente per dare un segnale di cambiamento, aiutando la magistratura a procedere verso forme anche radicali di autorigenerazione» e «naturalmente, rispettando fino in fondo la Costituzione, lo Stato di diritto, l’esigenza di una giustizia giusta, le garanzie, ma anche i principi inviolabili di autonomia e indipendenza della magistratura» . FI, per voce del capogruppo in commissione Giustizia Pierantonio Zanettin, «plaude» al richiamo di Mattarella e chiede di dare «finalmente corso alla riforma, da troppo tempo annunciata».

Consensi alle parole del Capo della Stato sono arrivati anche da parte dell’avvocatura. Come riferito ieri, la presidente del Cnf Maria Masi ha osservato che «confortano le dichiarazioni del Presidente nel richiamare insieme avvocatura e magistratura a dare impulso al processo riformatore. L’avvocatura c’è», ha aggiunto, «ma confidiamo anche nel riconoscimento a una pari dignità, condizione più volte evocata dal Presidente Mattarella». Le ha fatto eco il presidente dell’Ucpi Gian Domenico Caiazza: «Per la prima volta ilpresidente della Repubblica ha nominato l’avvocatura, insieme con la magistratura, per realizzare il processo delle riforme». Plaude anche la magistratura: «È importante, in questa fase - ci dice il segretario Anm Salvatore Casciaro - che siano portate a compimento le essenziali e urgenti riforme che servono al Paese, tra cui quelle della giustizia. Sono certo che, raccogliendo il qualificato monito del Capo dello Stato, saranno presentati al più presto dal governo anche gli emendamenti su sistema elettorale e ordinamento giudiziario, da lungo tempo attesi». Per il segretario di AreaDg Eugenio Albamonte, «non è la prima volta che il Capo dello Stato sottolinea la necessità di un recupero di credibilità della magistratura, e soprattutto dell’organo di governo autonomo, che passi attraverso un recupero etico e un passo indietro delle correnti dalle prassi deteriori. Si tratta di un auspicio che condivido come lo condivide anche gran parte della magistratura. Gli elementi di novità che io vedo in questo discorso sono due. Da una parte aver sottolineato che le riforme della giustizia non devono essere campo di contrapposizione tra le forze politiche. Dall’altra parte, aver richiamato magistratura ed avvocatura ad un maggior senso di responsabilità, a non contrapporsi stupidamente ed ottusamente, ma a contribuire alle riforme, anche venendo coinvolte nella discussione, negli spazi consentiti dal percorso parlamentare, da chi ha in mano il bandolo della matassa». Mentre Md, oltre a guardare con «rispetto e attenzione» alle indicazioni del Colle, ritiene «fondamentale che tutta la magistratura ritrovi unità di intenti» e «entusiasmo, fuggendo la tentazione autoreferenziale e restando aperta al dialogo con gli altri attori, in primo luogo l’avvocatura, orientando la sua azione alla tutela effettiva dei diritti».