Fabrizio Cicchitto, ex colonnello berlusconiano e ora presidente di Riformismo& Libertà, analizza la partita presidenziale spiegando che «lo sconfitto numero uno ha un nome, Salvini, e il numero due è il centrodestra in quanto tale», per poi definire la candidatura di Casellati «un’iniziativa grottesca».

Onorevole Cicchitto, come commenta la rielezione di Mattarella?

La premessa è che diversamente da tutte le altre elezioni per il Presidente della Repubblica, dove c’erano dei kingmaker, in questo caso i leader di partito o hanno giocato così di rimessa che in effetti non erano davvero dei registi, e mi riferisco a Enrico Letta, oppure erano degli autentici sfasciacarrozze, come nel caso di Salvini. Raramente ho visto uno che si presenta con l’ambizione di fare il regista della partita per poi combinare tutti i pasticci che ha combinato. Non aveva nessun disegno in testa, se non quello di affermare che lui era il kingmaker, e questo è abbastanza paradossale.

Un voto agli altri leader?

Altri si sono comportati in modo normale, non eccezionale ma neanche disastroso, come i centristi di Toti e Quagliariello, e la stessa Forza Italia, che casomai ha commesso l’errore di essere troppo ottimista su Berlusconi e di aver consegnato la leadership a Salvini. Poi abbiamo anche chi è andato in ordine sparso come i Cinque Stelle. Non mi è chiaro se Conte era animato da sentimenti di vendetta considerando Draghi un usurpatore, e facendo quindi da sponda alle peggiori iniziative di Salvini, o se sia un perfido golpista, vedi mossa sulla Belloni, che non solo voleva impedire a Draghi di diventare Capo dello Stato, ma voleva addirittura far cadere il governo.

E dunque cosa ha portato a convergere sul presidente uscente?

Chi ha salvato la situazione la scorsa notte, evitando che la Repubblica italiana andasse a sbattere, è stato Luigi Di Maio. Avendo dapprima una linea molto precisa, cioè quella di portare Draghi al Quirinale, tuttavia ha poi contribuito a sventare tutte le operazioni più avventurose e avventuriste messe in piedi dal duo Salvini-Conte, che in parte ha giocato in coppia. Un altro che ha giocato una partita positiva, ragion per cui Enrico Letta dovrebbe ringraziarlo, è Matteo Renzi. Se Renzi, come diceva il Pd, avesse fatto da sponda a Salvini oggi avremmo un disastro per la Repubblica, la crisi del governo Draghi e il Pd nello sfascio più completo. Ma così non è stato.

A proposito di Pd, come giudica le mosse di Letta e più in generale del “campo largo” di centrosinistra?

Il Pd ha dimostrato opacità. Quando Salvini fece la mossa del Papeete, non è che fosse semplicemente affetto da ubriachezza molesta. Nel suo disegno di prendere i pieni poteri e portare il paese alle elezioni anticipate aveva avuto un mezzo via libera da Zingaretti, che aveva la sola preoccupazione di andare al voto per rifare i gruppi del Pd che erano di impronta renziana. Anche in quel caso fu Renzi a mettersi di traverso con la mossa del cavallo. Stavolta abbiamo vissuto il paradosso che questo figuro equivoco di Conte era stato definito dal Pd “il punto di riferimento del polo progressista”, per poi dimostrarsi tutt’altro. Su questo, Bettini e tutta la sinistra dem avevano costruito una teorizzazione assurda. Nella prima fase il governo Conte bis ha alternato incredibili errori a iniziative positive che vanno riconosciute. Ma poi nella seconda fase ha sbarellato su tutto, con il Pd passivo e silenzioso. Chi ha salvato il Paese è stato ancora una volta Renzi provocando la crisi di quel governo.

Passando al centrodestra, tutto si è sfasciato dalla candidatura di Casellati in poi. Commenti?

La candidatura di Casellati è stata un’iniziativa grottesca. Lì entriamo su un campo singolare: era evidente che stava correndo degli enormi rischi, ero sicuro che Casellati avrebbe mandato gli avvocati da Salvini, ma poi ho scoperto che lei stessa ha preteso la candidatura. Una follia. Sapeva benissimo che sarebbe andata male, in primis perché non sta simpatica a buona parte del Parlamento, in secondo luogo perché non aveva i numeri. Un suicido politico in diretta televisiva. Ho scritto dei messaggi ai grandi elettori del centrodestra: «Fermate la Casellati», ma non hanno sortito effetto.

La seconda rielezione di fila di un presidente della Repubblica è una sconfitta della politica?

Questa rielezione non è la sconfitta della politica, ma di alcuni politici. In primo luogo Salvini e Conte. Il Parlamento bene o male aveva dato dei segnali. Quello per Mattarella è arrivato in maniera molto tempestiva. Operazioni di sfondamento non hanno avuto successo nemmeno tra il centrodestra. Ma lo sconfitto numero uno ha un nome: Salvini. Il numero due è il centrodestra in quanto tale. Era nelle condizioni di marcare un punto a suo favore, purché si fosse comportato con un tocco leggero. Non aveva i numeri per vincere, ma aveva la possibilità di avanzare una candidatura non schierata ma con una sfumatura di centrodestra. Volendo stravincere, è finita male.

Cambierà qualcosa ora nella coalizione di centrodestra?

Meloni protesta, ma è una di quelle che non voleva vincere ma stravincere e le è andata male. Ma insisto: sono esterrefatto rispetto a Salvini. Se c’era uno che avrebbe dovuto portare Draghi al Quirinale, questo era lui. Se ha l’ambizione di vincere le elezioni e diventare presidente del Consiglio, visto come va il mondo avrebbe dovuto spingere Draghi al Colle così da avere la garanzia in Europa per un suo eventuale governo. Invece si è rivelato un mediocre sfasciacarrozze e ha sbagliato tutto.