La relazione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Trento, Michele Russolo, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022. Signora Presidente della Corte d’Appello, Signor Procuratore Generale, Signore Rappresentanti del Ministero e del Consiglio Superiore della Magistratura, Signor Presidente della Regione, Signor Segretario Generale della Regione, Signori Commissari del Governo di Trento e Bolzano, Signori Magistrati, anche onorari, Autorità tutte, sono onorato di partecipare a questa cerimonia solenne nelle vesti di rappresentante degli Ordini del Distretto del Trentino-Alto Adige, per porgere loro il saluto cordiale della nostra Avvocatura. Ancora una volta questo momento di sereno confronto tra magistrati, avvocati ed esponenti delle istituzioni si svolge in forma contenuta, per numero di partecipanti e per durata degli interventi. Sarò quindi quanto più possibile conciso, ma non posso esimermi, dopo il commosso ricordo dedicato dalla Presidente Servetti al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, dal dedicare un pensiero, un omaggio al dottor Paolo Cordella, già presidente della sezione penale di questa Corte, e all’avvocato Giampiero Mattei, entrambi mancati pochi giorni or sono; desidero ricordarli per la grande preparazione e statura professionale, ma soprattutto per l’umanità, la pacatezza, la bontà d’animo che hanno caratterizzato il loro agire; credo che chiunque, magistrato o avvocato, sarebbe un professionista migliore, se riuscisse a emularne le doti. Desidero iniziare questo mio intervento rilevando come, anche in questi periodi difficili dove i momenti di criticità giocoforza si moltiplicano, l’interlocuzione e la collaborazione con la magistratura e in particolare con la Presidente della Corte d’Appello e il Procuratore Generale proseguono in un clima di lealtà istituzionale e rispetto dei reciproci ruoli, con il condiviso obiettivo di assicurare l’effettività dell’attività giurisdizionale e garantire al contempo – e in questo senso sono particolarmente grato al Procuratore Generale che è sempre proiettato verso l’innovazione tecnologica per perseguire tale scopo – la sicurezza di tutti, operatori e utenti. Allo stesso modo devo dare atto degli sforzi profusi dalla Regione, che concluso il concorso per assistenti giudiziari ha dato il via alle assunzioni e che ha assicurato essere prossimi ulteriori concorsi, tra l’altro anche per Ufficiali giudiziari; non posso che ringraziare il segretario generale dottor Michael Mayr e la vicesegretario generale dottoressa Antonella Chiusole, che sono sempre disponibile al costruttivo confronto. Questo rapporto tra avvocatura, magistratura e istituzioni, basato sul reciproco rispetto e sul convincimento che, come ha sostenuto la Ministra della Giustizia Marta Cartabia nel suo intervento di ieri alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte di Cassazione, “la disponibilità alla costruzione comune è la condizione essenziale per ogni rinnovamento, compreso quello della Giustizia”, mi induce a non indugiare, in questa sede, sui problemi che affliggono i servizi giudiziari locali e che siano già stati affrontati nel corso dei periodici confronti di cui ho appena detto. Non posso però non accennare, telegraficamente, alle criticità più macroscopiche, che devono e possono essere risolte con l’aiuto, come vedremo, anche del Ministero e del Consiglio Superiore della Magistratura, a cui quindi intendo in prima battuta rivolgermi:
  • in linea generale, l’organico del personale amministrativo è comunque ridotto: anche da Rovereto e Bolzano mi viene richiesto di segnalare come la situazione in alcune cancellerie sia critica, gli uffici bolzanini devono fare i conti con l’elevato numero di dipendenti no vax, taluni dei quali pronti a licenziarsi con l’imminente arrivo dell’obbligo di green pass rafforzato per il personale ultracinquantenne; a Trento posso in particolare ricordare come la cancelleria della volontaria giurisdizione sia al collasso: ritardi non giustificabili anche solo per accettare depositi telematici, richieste di certificati ereditari accumulate e inevase da mesi, istanze urgenti depositate da amministratori di sostegno trattate con gravissimi ritardi. Le recenti iniezioni di personale non hanno dato – per ora – particolari benefici, forse per il poco tempo trascorso o, probabilmente, a causa dell’assenza di un coordinamento che solo una figura come quella del Presidente del Tribunale potrebbe garantire;
  • non è migliorata la situazione degli uffici dei Giudici di Pace trentini: a Trento opera un solo Giudice di Pace, che copre anche ulteriori uffici periferici. Anche in questo caso l’assenza di un Presidente del Tribunale, a cui spetta la gestione dei Giudici di Pace, è fonte di grave pregiudizio per la collettività;
  • la situazione degli ufficiali giudiziari, all’esito del pensionamento della dirigente dottoressa Ruggiero e del trasferimento di altro ufficiale giudiziario, sta assumendo toni preoccupanti; i ritardi si accumulano e gli accessi, ormai gestiti con prenotazione, vengono consentiti a distanza di settimane: si pensi che due anni or sono tutte le richieste venivano evase, senza appuntamento, in giornata;
  • in ambito civile il ricorso alla magistratura onoraria è divenuto la prassi, non condivisibile: il Tribunale di Trento, privo di una guida, è divenuto d’un tratto inappetibile ai magistrati, gli ultimi due concorsi sono andati deserti, della scopertura ha già parlato la Presidente Servetti, che ha riferito anche della situazione bolzanina; in questa situazione la magistratura onoraria è la risorsa che permette di gestire parte del contenzioso e il tutelare, ma è evidente che non può costituire la soluzione nel lungo periodo: i concorsi a cui ha fatto cenno nella sua relazione la consigliera Grillo sono necessari e urgenti. Ciò detto, non si può non condividere la battaglia promossa dalla magistratura onoraria in merito alle tutele di cui ancora oggi è priva.
Nel settore penale, due sono i problemi principali:
  • il primo riguarda la gestione delle udienze: le disposizioni impartite dai Capi di Corte in merito all’obbligo di scaglionamento degli orari delle udienze, per quanto certamente condivisibili, non sono pienamente efficaci, e non perché non siano rispettate, ma per le difficoltà incontrate dai magistrati a rispettare gli orari prestabiliti e per la prassi di concedere al singolo Pubblico Ministero l’accorpamento, indipendentemente dall’ordine, delle udienze in cui rappresenta l’accusa; in questi giorni si sono visti ruoli con 30, 40 udienze al giorno, che evidentemente hanno provocato pericolosi assembramenti. So per certo dell’intendimento del Procuratore Generale di adottare anche a Trento lo strumento informatico per la gestione delle udienze già introdotto con successo a Bolzano ma, sino a quando tale opzione non sarà realtà, sarà necessario adottare nuovi accorgimenti. In questo frangente si sente la mancanza di un Presidente della sezione penale, che potrebbe garantire il rispetto delle disposizioni emergenziali di cui ho già detto con una semplice opera di coordinamento dei magistrati;
  • l’avvocatura penalista lamenta le difficoltà che riscontra per accedere alle cancellerie, ma sul punto siamo confidenti che l’applicazione voluta dalla Procura Generale sia a breve disponibile e possa portare concreti benefici, e soprattutto per ottenere copia degli atti procedimentali subito dopo la conclusione delle indagini preliminari o la notifica del decreto di giudizio immediato; in tali occasioni l’avvocato è, soprattutto nei procedimenti con più imputati o con fascicoli imponenti, tenuto a adottare alla cieca scelte che deve compiere nei brevi termini di decadenza, senza aver ricevuto in tempo utile le copie degli atti d’indagine.
Ho voluto illustrare queste criticità per introdurre le richieste che intendo rivolgere ai rappresentanti di Ministero e Consiglio Superiore della Magistratura, nella confidenza di poter, nell’ambito di questo sereno confronto, illustrare le ragioni che impongono un loro intervento:
  • illustrissima rappresentante del Consiglio Superiore della Magistratura, consigliera Concetta Roberta Angela Grillo, come certamente saprà, il Tribunale di Trento ha perso tre magistrati, negli ultimi mesi, in conseguenza di avviati procedimenti per incompatibilità ambientale; tra questi il Presidente del Tribunale, il Presidente della sezione penale del Tribunale (che nel frattempo aveva assunto il ruolo di Presidente vicario) e un magistrato della sezione civile. Attualmente il ruolo di magistrato reggente è assunto da quello che, all’esito dell’anticipato pensionamento di altro magistrato, è rimasto l’unico giudice del lavoro, con conseguenti gravi ritardi sulla gestione dei molti procedimenti affidatigli. Ha detto, consigliera, che un ufficio che funziona deve rimanere tale; il Tribunale di Trento funzionava fino a poco tempo fa come un orologio; vorremmo fortemente che tornasse ai fasti passati. Ho ritenuto di illustrare i problemi che affliggono il Tribunale nel convincimento che la nomina di un nuovo Presidente possa essere il primo, necessario passo per ridare ordine, organizzazione, coordinamento a magistrati e personale amministrativo operanti presso il Tribunale di Trento. L’efficienza dell’ufficio presieduto dalla dottoressa Servetti è la prova di quanto sia importante la presenza di una guida capace. Il Concorso è stato bandito da mesi, le valutazioni di professionalità dei quattro candidati credo siano già state trasmesse dai competenti uffici, e sommessamente credo che il CSM, anche in considerazione della possibilità, a cui ha fatto cenno nel suo intervento, di adattare alle intervenute necessità le proprie regole, possa guardare con un occhio di riguardo a un ufficio giudiziario che si è trovato, senza preavviso, privato delle figure apicali. Per questo rivolgo un accorato appello affinché al procedimento di nomina del Tribunale di Trento venga data una sorta di priorità, anche alla luce del modesto numero di candidati da esaminare;
 
  • illustrissima rappresentante del Ministero, dottoressa Maria Lavinia Buconi, è noto che l’emergenza sanitaria ha dato uno stimolo importante all’informatizzazione e ha permesso l’introduzione di strumenti che, in condizioni normali, avrebbero richiesto anni per essere adottati. La ministra Cartabia ha sostenuto che, per garantire la ripartenza del paese e della giustizia, tra le varie misure certamente giocherà un ruolo importante lo sviluppo della digitalizzazione. Non voglio sminuire quanto sin qui fatto, ma mi domando perché in questi due anni sia stata sempre negata la possibilità di esposizione dei dati contenuti nel TIAP, l’applicativo sviluppato dal Ministero della Giustizia per la gestione informatica del fascicolo, a favore dei punti di accesso. Mi viene riferito che più software house hanno già realizzato l’applicativo, che sarebbe quindi già disponibile, per la gestione del fascicolo penale telematico, la cui adozione garantirebbe sicurezza e immediatezza del servizio e, essenziale in questo periodo emergenziale, permetterebbe la riduzione degli accessi alle cancellerie. L’avvocatura locale e gli uffici giudiziari convengono sull’importanza di questo strumento, e la Regione, nell’ambito dei nostri confronti, si è detta disponibile a fornire le attrezzature necessarie per il lavoro di back office (che, per inciso, verrebbe fatto una sola volta, a differenza di quanto accade per le copie richieste dai singoli avvocati). Insomma, una lunga serie di benefici a cui si potrebbe agevolmente giungere tramite la sincronizzazione con i dati del TIAP, che confido il Ministero vorrà valutare.
  Temo di esser stato meno conciso del previsto, e me ne scuso. Concludo da un lato manifestando la piena condivisione dell’avvocatura rispetto all’intervento del Procuratore Generale, con particolare riferimento all’inammissibile indiscriminato uso di intercettazioni e strumenti analoghi, dall’altro facendo nuovamente mie le parole pronunciate ieri dal Ministro Cartabia: “nel 2022 ricorrono i 30 anni dalla stagione delle stragi di mafia. E il modo migliore per tutti noi, per rendere onore a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (a cui è intitolata la sala che ci ospita oggi) – e con loro a tutti i servitori dello Stato uccisi nella difesa dei valori della Repubblica – è contribuire al miglioramento «dei servizi relativi alla giustizia», come vuole la Costituzione, per favorire l’inizio di una nuova stagione di fiducia dei cittadini nelle istituzioni”. Auguro a tutti un buon lavoro, con l’auspicio che l’anno giudiziario appena inaugurato sia portatore di una ritrovata normalità.