La relazione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Spoleto, Maria Letizia Angelini Paroli, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022. Eccellenze, autorità, egregi funzionari, colleghe e colleghi dell’avvocatura, anche quest’anno i complessi problemi della Giustizia italiana si sono riverberati sul nostro Distretto. Ed è già di conforto aver preso atto che per taluni degli indici di efficienza periodicamente rilevati, il Distretto umbro si sia positivamente fatto evidenziare; cosa di cui ci compiacciamo dare atto a coloro che ne hanno la responsabilità direttiva, a quella buona parte del personale che si prodiga quotidianamente per fronteggiare le emergenze ed allo stesso ceto forense che si è speso, anche al di là delle proprie incombenze e per superare le più gravi carenze del sistema. Sul piano generale - in assoluta sintonia con le posizioni del Consiglio Nazionale Forense, dell’Organismo Congressuale e delle Camere nazionali Penale e Civile - se dobbiamo solidarizzare con il ragionevole impegno a contrastare, anche nelle sedi giudiziarie, i pericoli dell’epidemia tutt’ora presenti, non altrettanto possiamo condividere una linea di politica legislativa e decretizia emergenziale, che l’avvocatura percepisce con duplice sensibilità critica. In primo luogo, quasi tutti i provvedimenti che sono stati e vengono adottati, appaiono orientati all’abbattimento quantitativo e alla durata del contenzioso, sia nella parte arretrata, sia in quella sopravveniente, ad evidente scapito però della giustizia sostanziale, della qualità dei provvedimenti decisori, nonché (cosa altrettanto grave) palesemente comprimente il diritto dei cittadini a ricorrere alle sedi giudiziarie. Ammesso e non concesso – tutto da verificare - che si attinga il risultato parziale di piegare le statistiche degli affari penali e civili, contestiamo che questo sia un fatto positivo, in uno Stato di diritto, se ottenuto scoraggiando la legittima domanda di tutela delle ragioni civilistiche e, sul versante penale, allestendo artifizi e manomissioni dei corpora codicistici che tendono ad inibire o sopprimere gradi di giudizio, depotenziare norme poste a tutela delle persone e dei beni, attuare di fatto forme di depenalizzazione e di estinzione dei procedimenti che non siano - come dovrebbero essere - conseguenti solo a scelte motivate dei legislatori, riuniti in consessi democratici in pienezza di poteri e non sotto permanente commissariamento, velato da sistematici voti di fiducia. In secondo luogo quasi tutte le novelle procedurali- concomitanti coi provvedimenti motivati dalla salvaguardia sanitaria - vengono a marginalizzare, appannare e, perfino elidere importanti facoltà difensive, con una secondarizzazione del ruolo dell’avvocato che apre, anzi percorre, l’inquietante strada del contraddittorio a scartamento ridotto: il quale contrasta con la più preziosa civiltà giuridica maturata e con la stessa costituzionalizzazione del ruolo dell’avvocato, pur riconosciuta dopo multiennali attese. Va ribadita alle rappresentanze dei Poteri costituiti e competenti, questa nostra posizione, con la richiesta - non più semplice auspicio - che i problemi veri della Giustizia siano finalmente affrontati con la dedicazione di mezzi umani e strumentali adeguatamente aumentati ( unici veramente decisivi), nonché con riforme normative e di sistema organiche, elaborate col concorso almeno paritario degli avvocati, avamposti dei reali problemi operativi; e non soltanto imposte, nei contenuti e nei tempi, dall’obbligo di superare discutibili esami e censure dei tecnocrati internazionali, pur di ottenere mitiche erogazioni ed elargizioni di mutui milionari i cui nodi giungeranno al pettine di molte generazioni. Concludendo sul punto - sempre in sintonia con le posizioni degli Organi nazionali forensi - ribadiamo che la grande maggioranza degli avvocati si oppone a che, prendendo occasione dal prolungarsi del problema epidemico, si rendano sistematiche e permanenti le norme di remotizzazione dell’attività giudiziaria e si continui a rendere impervio e oltremodo inibito l’accesso degli avvocati e loro collaboratori agli Uffici giudiziari; salvo, ovviamente, l’obbligo delle misure personali di prevenzione del contagio. Veniamo sinteticamente alle problematiche locali, cioè riferite ai tre fori del Distretto umbro. La prima situazione che devo tornare a denunciare, in forma di vera e propria reiterata messa in mora, è la perdurante, colpevole, sottodotazione di organico del Tribunale e della Procura dell’Umbria centrale, cioè di Spoleto. Come sottolineato in tutte le sedi anche dal Signor Presidente della Corte, dal Signor Procuratore Generale, dal Consiglio Giudiziario Distrettuale, il Ministero continua a non sanare il grave errore materiale sul trasferimento degli affari per il quale, dopo la corretta riforma delle circoscrizioni del 2012 che ha riequilibrato i territori e i carichi di lavoro del Distretto più che raddoppiando la competenza del foro di Spoleto, è stato ad esso assegnato un organico magistratuale irrisorio - che ancora oggi è inferiore di almeno quattro unità al dovuto, oltre alla assurda mancanza di un Presidente di Sezione, che esiste invece in quasi tutti i Tribunali più ridotti di quello spoletino - e, quel che è forse peggio, un organico di personale inferiore alla metà di quello che sarebbe dovuto in base agli standard generali. Dopo infinite interlocuzioni e documenti, è giusto preannunciare che, in mancanza di risolutivi interventi riparativi, emergenza o non emergenza covid, dovranno essere rilanciate manifestazioni contestative a più livelli, perché il diritto alla giustizia delle popolazioni dello spoletino, del folignate, del tuderte-marscianese, per non parlare della già martoriata Valnerina sia parificato a quello di ogni altra comunità umbra e italiana. Del resto come ha detto in questi giorni la stessa sig.ra Ministra nella relazione annuale al Parlamento: “il lavoro ben organizzato e ben condotto, non solo incrementa l’efficienza della giustizia, migliorandone i tempi, ma ne favorisce la qualità”. Questo è proprio quello cui da anni legittimamente ambisce anche il Circondario di Spoleto: una finalmente adeguata e commisurata dotazione di magistrati e di personale. Quanto al foro del nostro capoluogo distrettuale, confermo la pressante richiesta che la realizzazione della unificata Cittadella giudiziaria di Perugia - tra le priorità del Piano di Resilienza e Rilancio nazionale - avvenga senza il minimo ritardo, perché quella logistica è la vera emergenza della sede perugina. Ciò non esclude la richiesta di urgenti interventi per rendere, intanto, decentemente agibili gli attuali luoghi ospitanti le attività civili e ancor più le penali, soggetti a continue informazioni. Anche quest’anno l’Ordine forense di Perugia, pur nelle difficoltà legate all’andamento della pandemia, ha proseguito nel solco di un confronto costruttivo e di una costante collaborazione che ha cercato di mantenere con tutti i dirigenti degli Uffici giudiziari; ha fornito con proprie risorse economiche ed umane, un decisivo ausilio alle Cancellerie di tutti gli Uffici di primo e secondo grado; cosa che torna a merito della categoria, ma denuncia carenze e scoperture che, si converrà, è quantomeno anomalo debbano essere compensate da chi non è organo dello Stato dispensatore del servizio. Dopo una velocizzazione ottenuta nello scorso anno, si deve segnalare un nuovo rallentamento – invero per tutto il Distretto - nel pagamento delle liquidazioni dei patrocini a spese dello Stato e dei compensi ai difensori in ufficio. Se ne auspica la normalizzazione. L’Ordine di Perugia si ripromette inoltre di intensificare il sostegno al progetto della cosiddetta “Giustizia condivisa”, con le convenzioni per il ricorso alle mediazioni funzionali, il cui numero risulta incrementato nell’anno 2021. Anche l’Ordine forense di Terni - che pure riconosce la relativa serenità funzionale della propria sede giudiziaria e la costante collaborazione tra le Istituzioni e il ceto forense, anche a fronte dell’insorta pandemia - lamenta i tempi eccessivi di erogazione dei compensi ai patrocinanti a spese dello Stato, che per il pregiato ruolo di utilità sociale svolto, meritano il riconoscimento, sia quanto agli importi, sia quanto alla tempestiva corresponsione. Intervenire su questo aspetto è indifferibile atteso che il già complesso iter previsto dalla legge per il riconoscimento del compenso risulta spesso rallentato , se non bloccato, da ostacoli burocratici che si frappongono alla legittima aspettativa degli avvocati, dopo aver garantito la tutela dei diritti dei propri assistiti. I colleghi ternani auspicano inoltre, del resto a simiglianza degli altri fori, ma con peculiarità, che si migliori in ogni modo l’organizzazione dei ruoli e la logistica delle aule di udienza, affinché esse siano efficacemente rapportate all’effettivo afflusso di persone ben prevedibile; e siano pertanto evitati assembramenti in attesa delle udienze, sia civili sia penali, tanto per le doverose prudenze sanitarie quanto per lo stesso decoro dell’ambiente giudiziario. Nel ringraziare tutti per il cortese ascolto, formulo a nome dei fori umbri l’augurio di un anno giudiziario quanto più possibile sereno e proficuo.