La relazione del presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2022 Sig. Presidente della Corte, Autorità tutte presenti, civili, militari e religiose ancora quest’anno ho il privilegio di rappresentare, nel breve tempo a disposizione dovuto al perdurare dell’emergenza epidemiologica, la posizione dell’Avvocatura romana e di quella distrettuale, portando dunque i saluti di tutti i Presidenti degli Ordini territoriali oggi collegati da remoto e, dunque, ugualmente presenti, sia pure virtualmente, nonché del coordinatore dell’Unione e di quello dell’Organismo congressuale forense (la nostra organizzazione politica nazionale). Ancora oggi, a distanza di due anni dall’inizio della pandemia, avvertiamo il disagio di interventi legislativi ed amministrativi i quali talvolta, anziché semplificare e razionalizzare, hanno accentuato le criticità ed i disagi, esasperando gli animi già messi duramente alla prova dalla crisi sanitaria ed economica.  Al riguardo, mi limito a ricordare la scelta irrazionale di prolungare l’emergenza sanitaria per il solo comparto della giustizia civile e penale al 31 dicembre 2022, laddove per tutti gli altri settori il termine è fissato alla fine di marzo, lasciando evidentemente presagire che il virus - in virtù di ignoti studi medici- attecchisca più a lungo sugli operatori del diritto civile e penale, nonché l’eterna delega conferita ai capi degli uffici giudiziari di emettere provvedimenti organizzativi con l’unico conforto di “sentire” preventivamente l’autorità sanitaria ed i Consigli degli Ordini, determinandosi così inevitabilmente una babele di linee guida, disposizioni e circolari spesso diverse in ogni sede giudiziaria e, nelle sedi più complesse ed articolate come quella romana, diverse addirittura all’interno della stessa sede a seconda delle sezioni. Infine, come non ricordare l’ultima previsione che ha esteso le misure restrittive relative all’obbligatoria esibizione del certificato verde anche ai difensori per l’accesso agli uffici giudiziari, le stesse che ad ottobre erano diventate cogenti per i magistrati ed il personale amministrativo, ma che sono state estese agli avvocati col decreto legge di venerdì 7 gennaio e delle quali si è pretesa l’osservanza dal lunedì successivo, senza neppure consentire agli interessati il tempo necessario per adeguarsi e lasciando fuori dal perimetro operativo le parti ed i testimoni i quali – sempre in virtù di ignoti studi medici – sono stati ritenuti evidentemente indenni, per la loro qualità nel processo, dal rischio di contagiarsi e di contagiare gli altri. A fronte di scelte talvolta finanche illogiche ed irrazionali, non preventivamente concordate con il sistema ordinistico - che continua ad essere puntualmente ignorato nelle preventive consultazioni - e che pongono a rischio l’effettività della tutela dei diritti e delle libertà, rendendo sempre più complicata, se non addirittura impossibile, la vita professionale degli Avvocati che ne sono garanti e custodi, prosegue senza sosta il nostro impegno, che non esito a definire eroico, per garantire la prosecuzione della giurisdizione, tenendo fede al nostro ruolo sociale e costituzionale. Gli interventi necessari per il miglioramento del sistema sono evidenti e sotto gli occhi di tutti e ieri sono stati, come ogni anno, puntualmente evidenziati anche nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Suprema Corte. Occorre con urgenza porre mano a quella che il Presidente della Repubblica ha più volta definito “l’ineludibile” riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM, così come ieri ha giustamente ricordato lo stesso Ministro della Giustizia. È urgente provvedere a ripianare le piante organiche della magistratura (dove mancano oltre mille unità) e del personale amministrativo anche mediante forme di reclutamento straordinario, perché non bastano le assunzioni previste con la realizzazione dell’ufficio del processo per la sola auspicata riduzione dell’arretrato entro il 2026 come imposto dal PNRR e che pure potranno nell’immediato essere d’ausilio, laddove impiegate al meglio e non per supplire a compiti e mansioni diversi rispetto a quelli previsti. È necessario investire in infrastrutture tecnologiche e nella telematica, superando il sistema anacronistico di deposito con ben quattro pec previsto per il processo civile telematico, portando finalmente a compimento il fascicolo penale telematico ed avviando il processo telematico per la giustizia c.d. di prossimità presso gli uffici del giudice di pace. È indispensabile che il Ministro si assuma la responsabilità politica di dettare disposizioni organizzative chiare ed uniformi sul territorio nazionale che consentano finalmente la  riapertura in sicurezza di tutti i varchi di accesso agli uffici giudiziari, la libera circolazione  e la riapertura delle cancellerie, lasciando all’Avvocato, sulla base dell’urgenza e delle esigenze difensive, la decisione circa la possibilità di fruire o meno di sistemi di prenotazione telematici, telefonici o via mail che devono restare (ed anzi essere implementati), ma che non possono continuare ad essere imposti come unico sistema di interazione. È certo poi che, dal momento che è stato imposto, dalla sera alla mattina, dopo ben due anni di riflessione, l’obbligo del c.d. green pass per l’accesso agli uffici, non possano sussistere alibi ulteriori per restrizioni e contingentamenti; restano davvero inutilmente vessatorie le previsioni che impongono di interagire soltanto a distanza o in limitati periodi di tempo della giornata. Non è più tollerabile neppure tollerabile la presenza di pochi magistrati, pigri e disorganizzati, i quali non sono evidentemente in grado di organizzarsi il lavoro, suddividendo il proprio ruolo per fasce orarie, donde gli Avvocati, i quali per accedere in cancelleria devono prenotarsi prima per non assembrarsi, poi possono invece tranquillamente farlo, fuori dalle aule di giustizia, in attesa per ore che venga chiamato uno dei tanti giudizi fissati alla stessa ora: questi comportamenti danneggiano anche la credibilità della magistratura ed i tanti magistrati scrupolosi che riescono ad organizzare puntualmente le loro attività. Il Consiglio si è più volte concretamente battuto - e continuerà a farlo anche mediate segnalazioni al Consiglio giudiziario - sull’importanza della pubblicazione dei ruoli e della programmazione delle udienze per fascia oraria, impegnandosi – direttamente e mediante proprie risorse – nella pubblicazione tempestiva di tutti i ruoli trasmessi dagli uffici giudiziari e tale programmazione rappresenta un segno di civiltà giudiziaria che abbiamo conquistato per le esigenze della pandemia, ma oramai irrinunciabile anche per il futuro. Occorre poi intervenire con urgenza con la riforma del sistema carcerario e mi sia consentito su questo delicato argomento fare riferimento all’ampia relazione ed alle considerazioni svolte dalla Camera penale di Roma nel documento che è stato consegnato alla presidenza, così come per il settore civile – per quanto qui non espressamente indicato – faccio volentieri riferimento alla relazione della Camera civile romana. A fronte delle criticità evidenziate non mancano le buone prassi che sono il frutto della incessante e fruttuosa interlocuzione istituzionale, basti pensare alla ottenuta disponibilità dei locali della caserma Manara già per la fine di quest’anno, alla prosecuzione di utili protocolli d’intesa come quello sulle copie esecutive telematiche o quello, preso come modello di riferimento anche altrove, che ci ha consentito di impedire che in Corte di Appello si svolgessero camere di consiglio virtuali, da remoto. Ieri il Ministro ha riferito dell’avvio di un processo virtuoso di riforme che richiederà sinergia tra tutti gli operatori del sistema giustizia ed ha correttamente riaffermato che la collaborazione istituzionale, oltre che un principio costituzionale e una regola di buona amministrazione, è un’esigenza imperativa nell’ambito dell’amministrazione della giustizia. Ebbene noi siamo d’accordo e dimostriamo ogni giorno concretamente di essere parte essenziale della giurisdizione: a Roma lo dimostriamo oramai da anni anche attraverso l’attività di continua supplenza offerta dalle istituzioni forensi e mettendo a disposizione importanti risorse economiche per fare fronte alle emergenze: un sostegno concreto che è diventato, soprattutto in questo periodo emergenziale, sempre più indispensabile e apprezzato. Il servizio offerto in supporto ai vari uffici dei giudiziari romani conta ancora quest’anno l’impiego di ben 13 unità che determinano una spesa annua di circa 600 mila Euro e che sono così dislocate: 2 unità presso gli Uffici del Giudice di pace, 4 unità in Tribunale per la liquidazione delle parcelle, 7 unità al Tribunale civile (2 delle quali all’ufficio informazioni e 2 alle esecuzioni immobiliari). Grazie poi al nostro straordinario impegno è stato possibile portare a buon fine anche il procedimento, mutato per così dire “in corsa”, per l’abilitazione per l’esercizio professionale del quale è in corso la seconda prova orale, sia quanto al numero di colleghi generosamente impegnati nelle commissioni e sia per l’impegno economico, avendo dovuto accollarci ulteriori costi di personale e finanche quelli per il noleggio dei video indispensabili per assicurare i collegamenti da remoto tra le commissioni ed i candidati. Tutte queste attività ulteriori poi si sommano a quelle ordinarie ed istituzionali che spaziano dalla tenuta di albi ed elenchi a Roma per oltre 30 mila iscritti (26.400 Avvocati) ai quali viene garantita una costante formazione gratuita e di qualità, all’esercizio della disciplina a livello distrettuale garantita dal Consiglio Distrettuale e, tanto per fare comprendere ancora meglio i numeri dei quali parliamo, per la sola ammissione al patrocinio a spese dello Stato, è stata necessaria l’istruttoria e lo scrutinio nello scorso anno di ben 9.323 istanze (5.228 di cittadini italiani e 4.095 di stranieri). Considerazioni analoghe possono essere svolte per gli altri Ordini del Distretto dove le difficoltà talvolta sono addirittura accentuate dalla penuria delle risorse a disposizione a fronte della quantità dei compiti da assolvere e dei servizi da offrire ai colleghi. Gli avvocati, dunque, nonostante la perdurante esasperazione dovuta alla crisi economica ed a un sistema fiscale oppressivo, pagano anche di tasca propria per riuscire a lavorare e così consentire il funzionamento del sistema della Giustizia e per fare sì che la giurisdizione torni ad essere vista dalla collettività non più come un problema ed un freno allo sviluppo, ma come una risorsa in grado di affermare la presenza del presidio statale sul territorio, di sostenere il sistema produttivo e di costituire adeguato presidio di legalità nel sistema di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. Noi ribadiamo perciò anche quest’anno la disponibilità a dimostrare nei fatti la volontà di proseguire nel “patto per la giurisdizione” in virtù del quale tutte le componenti, legittimandosi e coinvolgendosi reciprocamente, si sostengono per fare recuperare alla giurisdizione quella credibilità e quel sostegno collettivo che le spettano quale luogo di elezione della tutela dei diritti, senza i quali sono a rischio gli elementi fondanti della nostra civile convivenza. È davvero un peccato che il nostro “modello distrettuale romano” del quale siamo orgogliosi non possa essere un esempio virtuoso da codificare e da seguire anche altrove: gli incontri mensili tra il nostro Ordine ed i capi degli uffici giudiziari, proseguiti e addirittura intensificati durante la perdurante fase pandemica, hanno consentito di meglio affrontare le tante difficoltà mediante lo scambio di informazioni, proposte e consigli, nonché di superare con lo strumento del dialogo e del confronto innumerevoli situazioni di criticità. È con tale auspicio che, nel dedicare un ultimo pensiero di gratitudine al Presidente della Repubblica, l’Avvocato Sergio Mattarella, ed ai colleghi, ai magistrati ed al personale amministrativo che ci hanno lasciato nel corso dell’anno appena trascorso, porgo al Presidente della Corte, al Procuratore Generale ed a tutti i presenti l’augurio di buona salute e di buon lavoro per l’anno giudiziario che oggi si apre.