Cos’è il genio? Se questa folle elezione presidenziale si potesse riassumere in poche righe, certamente l’inchiostro finirebbe tutto nel racconto dell’incontro in Transatlantico tra Vittorio Sgarbi e Vincenzo De Luca. È appena finita la seconda chiama per i deputati, e la presidenza della camera annuncia uno stop di mezz’ora. Sgarbi intrattiene i giornalisti con racconti al limite dell’assurdo sull’ormai celebre operazione scoiattolo. «La ricerca dei voti si concludeva con un invito a pranzo da parte del Cavaliere - racconta sornione - immaginatevi la faccia di Berlusconi quando ha scoperto che gli unici ad aver accettato l’invito erano due grandi elettori omosessuali. Di cosa gli parlava? Ha ripiegato sulla storia del cane Dudù». Il capannello  s’allarga, noi giornalisti fatichiamo a distinguere cosa ci sia di vero in quelle parole. «Ieri sera ho organizzato una cena qui a Roma - continua il critico d’arte - c’erano quattro renziani, una decina di leghisti, un po’ di grillini e forzisti e anche dei sindaci». E poi? «Poi altri che non posso dirvi: una serata fantastica, erano tutti d’accordo per eleggere Casini». Due renziani asseriscono sinceri. Poco più in là, i governatori leghisti Zaia e Fontana stanno discutendo del nuovo percorso di una destra europea. Roba seria. Forse troppo, perché arriva De Luca e la scena cambia. «Te pozzin accidere, come stai?», urla De Luca a Sgarbi, che si gira e risponde «fratello mio, ti stavo cercando». Ci sono almeno trenta giornalisti intorno, l’elezione presidenziale passa immediatamente in secondo piano. «Noi campani siamo venuti in pellegrinaggio», spiega De Luca. Per poi raccontare di quella volta che stava inaugurando delle luminarie assieme a Sgarbi e fu costretto a interrompere l’evento perché il critico si fermava a ogni negozio, folgorato dalla bellezza delle commesse. «Cinghialone maiale, ti ricordi?». E Sgarbi: «Non potrei dimenticarlo». Zaia e Fontana assistono attoniti. Fino a che si sente la voce di un commesso: «Invito i delegati regionali a prendere posto in Aula». Lo spettacolo è finito, ma è valso il prezzo del biglietto.