Rompe il silenzio Giancarlo Pittelli, l’ex parlamentare imputato cardine del maxi processo "Rinascita Scott" contro la ’ndrangheta. Pittelli è intervenuto in udienza nell’aula bunker di Lamezia Terme in videocollegamento dal carcere di Melfi, dove si trova detenuto. Il primo aspetto ha riguardato la lettera inviata al ministro Mara Carfagna che gli è costata il carcere per avere violato le restrizioni degli arresti domiciliari: »Ho scritto la lettera ad una vecchia amica ed è stata vista con una improbabile e grave violazione che è stata sanzionata con durezza e severità. I contenuti di quella lettera, nella parte in cui fanno riferimento alla disattenzione della giurisdizione a favore della pubblica accusa - ha aggiunto Pittelli - non hanno nulla a che fare con il collegio. Ma si riferivano alla fase della misura cautelare lunghissima che io ho subito. Non ho mai tentato di intervenire nel processo e per il processo - ha proseguito - e vi spiegherò, quando i miei avvocati mi autorizzeranno a rendere dichiarazioni spontanee nel merito della vicenda, le ragioni per le quali lamentavo e lamento ancora un trattamento particolare e immotivato«. Pittelli, che è anche un noto penalista, ha poi detto: «Da dicembre 2019 esisto solo negli atti del processo e nei servizi televisivi e giornalistici che hanno inteso rappresentarmi in maniera completamente distorta. Sono stato sottoposto ad una campagna mediatica che in 43 anni di professione non ho mai visto. Esisto da dicembre 2019 solo negli atti e nel clamore mediatico creato anche e non solo per questioni di audience e di notorietà. La mia voce non è stata ascoltata da alcuno. L’avvocato Staiano (suo difensore, ndr) - ha concluso Pittelli - sostiene che avessero accordi sul fatto che io non venissi interrogato, io non ne conosco la ragione e pensavo diversamente«.