Una «prospettiva da scongiurare», per «il bene della nostra amministrazione, oltre che per l’autorevolezza e la funzionalità della macchina amministrativa pubblica». Così, in una lettera aperta rivolta al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, l’associazione dei dirigenti della giustizia definisce la proposta di riforma «tesa ad accogliere presso il nostro ministero (e forse altri) i magistrati reduci da un’esperienza parlamentare o presso enti locali e, addirittura, coloro che si candidano senza fortuna». Tra le «ragioni del nostro allarme e della nostra decisa contrarietà», i dirigenti della giustizia indicano quella per cui «i magistrati non sono, in quanto tali, in grado di ricoprire ogni ruolo. Sono reclutati in base ad un impegnativo percorso volto a selezionare chi è adatto all’esercizio della giurisdizione. Non sono "figli di un Dio maggiore" che li abilita a fare tutto. I dirigenti della pubblica amministrazione attingono il loro sapere e le loro capacità professionali da un percorso completamente diverso. La possibilità di ottenere una posizione presso il ministero, candidandosi ad incarichi politici anche senza successo, determinerebbe una corsa opportunistica, specie da parte di coloro che lascerebbero volentieri una sede lontana (e magari disagiata e gravida di qualche rischio) per tornare a Roma».