«Ferma contrarietà» dellAssociazione magistrati «allidea di introdurre, in sede di valutazioni periodiche di professionalità, il sistema delle cosiddette pagelle con previsione di un giudizio di graduazione nel merito (sufficiente, discreto, buono e ottimo) con riferimento alle attitudini organizzative» perchè «accentuerebbe la gerarchizzazione degli uffici giudiziari dilatando il potere dei dirigenti che verrebbe esercitato con criteri la cui discrezionalità non sarebbe agevolmente verificabile». Lo si legge in un documento approvato oggi dal direttivo dell Anm inerente le anticipazioni sulle proposte di riforma dellordinamento giudiziario a cui sta lavorando la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. L' Anm, nel suo documento, critica anche «lassenza di un espresso richiamo, nei propositi di riforma, della necessità di portare a compimento lincarico direttivo e semi-direttivo nella sua interezza e fino alla scadenza del termine», nonchè «lattribuzione, ai fini del conferimento degli incarichi, di un ruolo assolutamente residuale al criterio dellesperienza maturata nella giurisdizione». Quanto poi alla previsione di un maggior coinvolgimento dellAvvocatura nelle decisioni dei Consigli giudiziari, con il riconoscimento del diritto di voto nelle delibere sulla valutazione di professionalità e in materia di conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi, secondo l Anm ciò «potrebbe alterare il principio di "parità delleparti" nel processo e incidere sulla serenità e imparzialità della giurisdizione». Inoltre, con «laumento degli incarichi di coordinamento la cui nomina sarebbe sottratta al Consiglio Superiore della Magistratura» vi sarebbe un «possibile rischio -si legge ancora nel documento di un potenziamento del ruolo verticistico dei dirigenti degli uffici giudiziari». La giurisdizione «non è unattività economica valutabile solo secondo criteri di produttività ed efficienza, ma rappresenta una funzione sovrana dello Stato, che ha ad oggetto i diritti delle persone», conclude quindi l Anm, sottolineando che «anche tenendo conto che i magistrati italiani sono tra i più produttivi in Europa, vanno respinte riforme ispirate a criteri esclusivamente produttivistici che determinerebbero un abbassamento del livello di qualità del lavoro giudiziario, con lo svilimento e lo scadimento della funzione».