Il primato di HOUSE OF GUCCI? Quello di scontentare tutti. Certamente la famiglia Gucci che ha messo subito mano agli avvocati, dopo aver visto come sono stati trattati i suoi avi; gli italiani, stufi degli stereotipi con cui ci vedono gli americani (una buffa popolazione che vive tra mandolino spaghetti e mafia); i critici Usa che hanno accolto il film tiepidamente e, infine, lo stesso box office che ha ottenuto un buon risultato, ma forse al di sotto delle aspettative di chi aveva messo in campo un "volano fashion" come Lady Gaga. Una pop star che non si è certo risparmiata e per mesi si è fatta sponsor e promoter del film in tutto il mondo con premiere, interviste, trailer e clip. Nelle due ore e quaranta del film, in sala da oggi con la Eagle, tutto ruota attorno al fatto di sangue del 27 marzo 1995: l'omicidio di Maurizio Gucci. A interpretare il noto imprenditore italiano, Adam Driver, mentre, un'inedita Lady Gaga dai capelli scuri, veste i panni di Patrizia Reggiani, l'ex moglie di Gucci accusata di aver organizzato l'omicidio dopo essere stata lasciata per una donna più giovane. Fu lei insomma, come si vede anche nel film di Scott, ad ordinare a un killer di uccidere il marito, freddato da quattro colpi di pistola nell'atrio del suo palazzo. Condannata a 29 anni di carcere, ridotti poi a 26 in appello, la Reggiani, conosciuta ai più anche con il suo appellativo di "Vedova Nera", dal 2017 è tornata in libertà per buona condotta. Oltre a questa coppia al centro di tutto, troviamo nel film di Scott Al Pacino che interpreta Aldo Gucci (zio di Maurizio Gucci); un Jared Leto, totalmente trasformato e molto "pagliaccio", nei panni di Paolo Gucci (cugino di Maurizio); Jeremy Irons è invece l'algido Rodolfo Gucci (padre di Maurizio) e Camille Cotti, infine, è Paola Franchi (la raffinata donna per cui Gucci lascia a un certo punto la Reggiani). Come ne esce la famiglia Gucci? Non troppo bene. Hanno un po' tutti un accento anglo-italiano molto pronunciato (inglese broccolino), poco credibile in una famiglia che viveva nel jet-set internazionale, una famiglia poi, come quelle dei mafiosi, sempre a tavola a mangiare e a discutere e con una caratterizzazione forte propria ai personaggi del melodramma, da sempre all'estero sinonimo di italianità. (PARLA PINA AURIEMMA) Così, non a caso, il film è davvero pieno zeppo di musica lirica e questo anche durante il focoso amplesso su una scrivania tra i due protagonisti, Lady Gaga e Adam Driver, ritmato dal crescendo di "Libiamo né lieti calici" de La Traviata di Giuseppe Verdi. Di fatto, dopo la visione del film, i membri della famiglia Gucci, da parte del ramo di Aldo, il 30 novembre con una lettera si sono riservati «ogni iniziativa a tutela del nome, dell'immagine e della dignità loro e dei loro cari». Nel documento si accusa «una narrazione tutt'altro che accurata»; una visione dei «membri della famiglia Gucci come teppisti, ignoranti e insensibili al mondo che li circondava e soprattutto »i toni indulgenti nei confronti di una donna che, definitivamente condannata per essere stata la mandante dell'omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta non solo nel film, ma anche nelle dichiarazioni dei membri del cast, come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista». E forse l'accusa più centrata dei Gucci è proprio quella legata all'appeal di Lady Gaga che, grazie anche a un'interpretazione da Oscar (ci sono molti rumors in questo senso), non può che rendere simpatica la Reggiani. Anche Paola Franchi, infine, l'ultima compagna di Maurizio Gucci, rompe il silenzio in un'intervista esclusiva al settimanale F. e parla in questo senso. Anche per lei in HOUSE OF GUCCI c'è troppa empatia con il personaggio della Reggiani: »Capisco che al cinema la cattiva sia il personaggio più affascinante - dice - ma trovo assurdo prendere una donna che ha ucciso il padre delle proprie figlie e farla diventare, se non un'eroina, una con cui empatizzare». (ANSA).