«Mi aspetto che il Csm disattenda il parere del consigliere Nino Di Matteo. Anzi, mi auguro che scriva un parere nel quale il nulla osta ai due magistrati sia dato in maniera convinta e senza alcuna incertezza». A dichiaralo è l'onorevole Carmelo Miceli (Pd), componete della Commissione giustizia della Camera e della Commissione antimafia, attuale difensore della famiglia dell'ex capo della comunicazione della banca Monte dei Paschi di Siena, Davide Rossi, morto la sera del 6 marzo 2013 lanciandosi nel vuoto dal suo ufficio di Rocca Salimbeni.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Rossi, presieduta dall'onorevole Pierantonio Zanettin ( FI), nelle scorse settimane aveva chiesto al Csm di potersi avvalere della collaborazione di due magistrati, la pm trentina Patrizia Foiera e il giudice di Cassazione Michele Romano. La Commissione sta procedendo a nuovi interrogatori e ad acquisizioni di documenti, ed ha anche dato l'incarico al Reparto investigazioni scientifiche dell'Arma (Ris) di effettuare una super perizia sulla caduta di Rossi dalla finestra dell'ufficio.

Il pm antimafia Di Matteo, a sorpresa, aveva dato parere negativo alla richiesta di Zanettin, affermando che i due magistrati avrebbero svolto un incarico in “piena ed evidente sovrapponibilità” agli accertamenti della magistratura. Un incarico “inopportuno” alla luce di ' preservare sotto il profilo dell’immagine i valori dell’indipendenza e dell’imparzialità della funzione giudiziaria”. Un diniego, come detto, inaspettato dal momento che il Csm è solito autorizzare tutto l'autorizzabile per quanto concerne la partecipazione di magistrati a Commissioni parlamentari d'inchiesta, come ricordato dal togato di Palazzo dei Marescialli Antonio D'Amato che ha parlato di autorizzazioni a "fiumi".

Onorevole Miceli, il Csm non vuole autorizzare la partecipazione di due magistrati (a titolo gratuito e senza collocazione in posizione di fuori ruolo, ndr) alla Commissione d'inchiesta.

Ho mandato al riguardo una lettera urgente al vice presidente del Csm David Ermini. Mi pare semplicemente paradossale quanto sta accadendo. Il modo in cui sono state condotte le indagini è la ragione stessa per la quale è stata istituita la Commissione d'inchiesta. Sembra invece che si stia operando per lasciare per sempre il dubbio su come sia effettivamente morto Rossi.

Lei, ovviamente, non crede alla storia del suicidio con cui è stata archiviata la morte di Rossi?

Noi vorremmo fare delle indagini difensive per richiedere l'apertura del fascicolo ma ci viene impedito.

Soprattutto alla luce dell'audizione dell'ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, il colonnello Pasquale Aglieco....

Certo. Il colonnello ha dichiarato in Commissione l’altra sera che i pm di Siena, ad iniziare da Antonino Nastasi, dopo essere entrati nel luogo dove si è consumato il delitto, avevano rovistato il contenuto del cestino sulla sua scrivania, avevano spostato oggetti, avevano risposto al telefono di Rossi che era appena morto e, addirittura, avevano chiuso la finestra da dove si sarebbe lanciato. E tutto ciò prima dell’arrivo della Scientifica per i rilievi del caso.

Un modo di fare un sopralluogo alquanto originale…

E un oggettivo inquinamento della scena del crimine. Se è volontario deve essere sottoposto a procedimento penale, se non è volontario è ugualmente gravissimo.

Qual è lo stato d'animo della famiglia?

La famiglia è stanca di sentirsi dire che è un suidicio…

E lei cosa si aspetta?

Che la Procura competente svolga accertamenti su come sono state fatte le indagini E vogliamo gli effetti personali di Rossi posti sotto sequestro da allora per fare le indagini difensive.

Fisicamente dove dovrebbero essere?

A Genova.

Per curiosità, che motivazione scrivono i magistrati per non dissequestrare gli effetti personali di Rossi a distanza di otto anni?

Quando il gip di Genova ha archiviato il fascicolo per abuso d’ufficio che era stato aperto per verificare le modalità con cui erano state condotte le indagini dai pm di Siena, ha ordinato al pm della sede la trasmissione degli atti nella città toscana. Il pm ha trasmesso solo gli atti ma non gli effetti personali, come il pc, l’hard disk ed altro. Io, allora, ho chiesto anche questi oggetti. Il pm a quel punto, però, scrive che è “incompetente'. Un provvedimento abnorme.

Ha fiducia che si possa far luce su quanto accaduto?

Guardi, le dico solo che io non mollo. Fino a quando avrò l’onore di indossare la toga non consentirò a nessuno di mortificare il dititto alla verità dei miei assistiti. Spero che la Commissione d’inchiesta possa fare luce su quanto accaduto quella sera.