Archiviare le accuse di lesioni colpose. Lo chiede la procura di Cremona nei confronti della  sindaca di Crema Stefania Bonaldi, indagata dopo che a un bambino era rimasta schiacciata la mano in una porta dell’asilo comunale. «Dormivo sonni molto sereni. Ero fiduciosa che il risultato finale sarebbe stato questo. Ero serena sia per gli accadimenti, che per il mio ruolo e la mia responsabilità. Prendo atto positivamente di questo sviluppo e nello stesso tempo confesso comunque di essere contenta che questa situazione sia diventata anche un po' emblematica del tipo di responsabilità che possono essere imputate ai sindaci perché è stata aperta una riflessione a livello nazionale», commenta Bonaldi. Il suo caso giudiziario era diventato infatti un vero e proprio caso politico, dopo che le indagini a suo carico avevano sollevato la rivolta dei primi cittadini contro la pioggia di avvisi di garanzia da parte delle procure. «L’abbiamo detto più volte - aggiunge Bonaldi - nel momento cui si rischia di essere chiamati a rispondere di tutto quanto accade nella città in modo indiscriminato, quasi come fosse una responsabilità oggettiva, è chiaro che questa diventa un deterrente ad agire e condanna quindi le amministrazioni all’immobilismo. Certamente è un buon segnale, mi auguro che vada avanti anche il percorso legislativo per disciplinare adeguatamente il tema della responsabilità dei sindaci». Bonaldi ricorda che c’è «un disegno di legge che vede le forze politiche coinvolte in modo trasversale. Noi sindaci siamo fiduciosi che qualcosa accada, anche se staremo a vigilare, perché questo fronte c’è molto da fare. Basti pensare che le assicurazioni in casi di danni ce le dobbiamo pagare noi, io sono 9 anni che lo faccio».

Il caso

La sindaca di Crema aveva ricevuto un avviso di garanzia per un incidente accaduto nell’asilo comunale della città dove, lo scorso ottobre, un bimbo si era ferito la mano nel cardine di una porta tagliafuoco, procurandosi lesioni da schiacciamento al terzo e al quarto dito della mano sinistra. Il bimbo ha riportato lesioni non permanenti ma comunque tali da richiedere cure per tre mesi.  Alla sindaca, in concorso con altri, si contestava di aver omesso l’installazione di dispositivi idonei ad evitare la chiusura automatica. «Non vi nascondo che questo episodio – aveva detto Bonaldi ai consiglieri comunali -, fin dal suo accadere è stato per me fonte di grande avvilimento, lenito solo dal felice esito sanitario; tuttavia oggi è anche tempo di porre l’attenzione su un sistema che, a livello nazionale, necessita di interventi e correttivi, invocati anche da autorevoli opinionisti e studiosi in modo trasversale, che aumentino le tutele giuridiche a favore dei sindaci».