Secondo i dati del Dipartimento della pubblica sicurezza elaborati dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale solo il 49,7% dei migranti trattenuti nei centri di rimpatrio nel 2021 è stato effettivamente rimpatriato. Un dato che conferma la tendenza degli anni precedenti ( 48,7% nel 2019 e 50,88% nel 2020) e che pone seri interrogativi circa la legittimità di un trattenimento finalizzato a un obiettivo che nella metà dei casi non viene raggiunto. Una privazione della libertà dunque “ingiustificata e fine a se stessa”, come sottolineato dal Garante nazionale nelle Relazioni al Parlamento degli ultimi anni. Le persone rimpatriate sono in prevalenza maschi ( 97,7%).

I motivi di non rimpatrio sono diversi: residuali sono l’allontanamento arbitrario ( 1,14%) e l’arresto all’interno del Cpr ( 1,11%); il 16,62% delle persone transitate nei Cpr è stato dimesso perché non identificato allo scadere del termine, nel 15,64% dei casi il fermo non è stato convalidato dall’autorità giudiziaria. 84 persone ( 1,87% del totale) erano richiedenti di protezione internazionale, 624 ( il 13,9%) sono stati liberati per “altri motivi”. Il dato varia da Cpr a Cpr. Si va dall’ 88% di rimpatri effettuati dal centro di Caltanissetta Pian del Lago o dal 77,7% da quello di Trapani al 18,9% di rimpatri effettuati dal Cpr di Macomer e al 18,1% da quello di Torino. Per quanto riguarda le provenienze delle persone transitate dai centri per il rimpatrio, oltre la metà ( 54,9%) proviene dalla Tunisia, 10,5% dall’Egitto, 7,3% dal Marocco, 4,3% dall’Albania, 3,7% dalla Nigeria. Sui 2231 rimpatri di quest’anno la maggioranza ( 71,8%) sono stati effettuati verso la Tunisia con 1602 persone. 259 verso l’Egitto, 142 verso l’Albania, 53 verso la Romania, 30 verso la Georgia.

Il Garante nazionale svolge regolarmente visite nei Cpr e monitora a campione con cadenza almeno mensile le operazioni di rimpatrio forzato di cittadini stranieri ( dall’inizio di questo anno ha realizzato 5 visite nei Cpr e partecipato a 17 operazioni di rimpatrio forzato). L’Autorità di garanzia ha quindi un quadro complessivo e aggiornato delle problematiche relative alla tutela dei diritti delle persone trattenute. L’ultimo rapporto sui Cpr risale a settembre scorso. È relativo ad una visita effettuata al centro di Torino dalla delegazione del Garante nazionale composta dal Presidente Mauro Palma, Emilia Rossi, membro del Collegio del Garante, e da Elena Adamoli, componente dell’Ufficio. La tragica vicenda relativa al suicidio del cittadino guineano Balde Musa avvenuta il 23 maggio scorso ha determinato l’urgenza di realizzare tale visita di follow up per verificare l’implementazione delle raccomandazioni espresse in precedenza dal Garante.