Riparte la discussione in Commissione Giustizia alla Camera sulla riforma del Csm. Un incontro interlocutorio, convocato dopo l’appello lanciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in attesa che la ministra della Giustizia Marta Cartabia depositi gli emendamenti governativi sulla proposta di legge. Sui tempi, al momento, non c’è alcuna certezza. Ma affinché sia possibile portare in Aula la proposta in tempo utile per votare il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura con una nuova legge elettorale è necessario che le proposte governative arrivino ai deputati prima di Natale. Dopodiché verrà dato un termine per la presentazione dei subemendamenti, in modo che a inizio gennaio si possa votare in Commissione.

I partiti, nel corso della riunione di ieri, non hanno nascosto la propria preoccupazione per gli stretti margini di manovra, dal momento che si tratta di una legge delega e dato anche il prossimo impegno del Parlamento con il voto per l’elezione del Capo dello Stato. «Il rischio è che siamo già fuori tempo massimo», conferma il deputato Pierantonio Zanettin, di Forza Italia. Che nel suo intervento di ieri ha ribadito la necessità di introdurre il sorteggio temperato come forma di sistema elettorale, per evitare lo strapotere delle correnti che ha portato ad una gestione poco trasparente delle nomine. Zanettin ha evidenziato quanto accaduto a Palermo, dove Articolo 101, il gruppo nato in aperta polemica con le correnti tradizionali della magistratura, ha vinto l'elezione per il rinnovo della giunta locale. Un risultato che rappresenta anche un cambiamento culturale, dal momento che le toghe “dissidenti” propongono il sorteggio e la rotazione degli incarichi direttivi come antidoto al “sistema” descritto da Luca Palamara.

«Credo che il governo debba tenere conto di queste manifestazioni di interesse che provengono anche dal mondo della magistratura ha sottolineato Zanettin -. Solo la parte più conservatrice delle toghe reagisce con sdegno». La proposta viene condivisa anche dalla Lega, come confermato ieri in aula da Ingrid Bisa, mentre il M5S, per il quale è intervenuto l’ex sottosegretario Vittorio Ferraresi, sostiene la bontà della riforma scritta dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che prevedeva l’introduzione di sistema maggioritario a doppio turno.

Alla discussione di ieri ha assistito il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che però non si è sbilanciato sulle proposte ribadite ieri in Commissione. Quel che è certo, al momento, è che finora la ministra ha sempre manifestato parere contrario all’ipotesi sorteggio, ma la speranza dei forzisti è che i risultati di Palermo possano indurre «ad un atteggiamento di maggiore apertura». Ma il tema non è solo quello del sistema elettorale: la riforma dovrà riguardare anche i fuori ruolo, la separazione delle carriere, le valutazioni di professionalità, il ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari e le porte girevoli con la politica, temi finora assenti dal dibattito con la ministra.

Sul tema delle porte girevoli Zanettin ha ricordato una risoluzione del Csm del 2015, con la quale viene auspicato che una volta terminata l’esperienza in politica le toghe non possano tornare a svolgere attività giudiziaria. E Forza Italia ha presentato un emendamento che prevede il transito obbligatorio di questi magistrati nell’avvocatura dello Stato, «idea che non sarebbe penalizzante dal punto di vista della carriera e consentirebbe di evitare il ritorno alla funzione giurisdizionale».

Una prima risposta potrebbe arrivare stamattina, quando il governò risponderà all’interpellanza urgente presentata dal deputato di Azione Enrico Costa, con la quale chiede di rinforzare l’attività giurisdizionale riducendo il numero dei fuori ruolo. Ma il problema riguarda anche il «condizionamento che l'ordine giudiziario esercita fattivamente sul potere legislativo ed esecutivo», che è «strategicamente organizzato, mediante il distacco di centinaia di magistrati presso i dicasteri governativi», dei quali circa un centinaio a via Arenula, «quasi a rappresentare plasticamente una concezione proprietaria della giustizia stessa». Un fenomeno senza eguali, «che assicura alla magistratura un livello di ingerenza assolutamente decisivo nella politica giudiziaria del Paese, così vanificando il fondamentale principio della separazione tra i poteri dello Stato».

Secondo Costa è dunque necessaria «una proposta di legge che assicuri il supporto di competenze esterne ai ministeri, ricorrendo a soggetti che non esercitino altri poteri statuali, quali, ad esempio, il personale amministrativo, i dirigenti pubblici, i docenti universitari, gli avvocati».

La riforma del Csm rappresenta dunque l’occasione per affrontare il tema, ma prima è necessario conoscere «da quanto tempo, in media, i magistrati fuori ruolo si trovino in tale posizione», «quale sia la loro retribuzione media», nonché se e quali iniziative il governo «intenda adottare a livello normativo per modificare le disposizioni che disciplinano gli incarichi in posizione di fuori ruolo dei magistrati ordinari». La Commissione Giustizia, ieri, ha anche spostato dal 7 al 10 dicembre i termini per la presentazione degli emendamenti sulla riforma dell’ergastolo ostativo.