«Avevo le mani insanguinate perché ho cercato di salvarla, non di ucciderla». A parlare è Rudy Guede, lunico condannato per lomicidio di Meredith Kercher avvenuto a Perugia nella notte tra il 1 e il 2 novembre 2007, in unintervista rilasciata al giornale inglese The Sun. Guede, condannato con sentenza definitiva nel dicembre 2020 per concorso in omicidio e violenza sessuale, ha finito di scontare la propria pena martedì 23 novembre, dopo aver usufruito di uno sconto di pena di 45 giorni per buona condotta. Tornato in libertà dopo 13 anni di carcere, Guede continua a proclamarsi innocente: «Io so la verità», ha detto, e anche Amanda Knox, la conosce, ha aggiunto. «La prima cosa che voglio dire - ha detto Guede - è rivolta alla famiglia Kercher, di come sia dispiaciuto per la loro perdita. Ho scritto loro una lettera per spiegare quanto sia dispiaciuto, ma è troppo tardi per chiedere scusa di non aver fatto abbastanza per salvare Meredith. Il tribunale ha accettato il fatto che io abbia cercato di salvarla mettendo degli asciugamani sulle sue ferite». Sulla dinamica dellomicidio, Guede afferma: «Il tribunale mi ha condannato per complicità in omicidio solo perché il mio dna era lì, ma i documenti (processuali) dicono che cerano altri e che non ho inflitto io le ferite mortali». Alla domanda se Guede si riferisse ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, entrambe assolti con sentenza definitiva nel marzo 2015, Guede ha risposto: «Non voglio dire altro se non che lei dovrebbe leggere i documenti». «Come ho detto - ha aggiunto Guede - i documenti dicono che cerano altri lì e che non ho inflitto le coltellate. Conosco la verità e anche lei la conosce».