«Ho portato quattro prove schiaccianti che il pm di Firenze, lo stesso che ha arrestato mia madre e mio padre e poi annullato l’arresto, indagato mio cognato, mia sorella, i miei principali collaboratori e anche me in più di una circostanza, quindi a mio avviso ha una particolare sensibilità nei miei confronti, ha violato l’articolo 68 della Costituzione in quattro passaggi». Matteo Renzi sintetizza così l’ora e mezza di audizione davanti alla Giunta per le immunità al Senato, dove il 7 ottobre scorso ha sollevato una questione relativa alla violazione delle guarentigie parlamentari in merito all’inchiesta sulla fondazione Open.

Un’audizione durante la quale è stato «un fiume in piena», dice chi era presente, e ha insistito sull’inserimento dei dati relativi al proprio conto corrente nel fascicolo delle indagini, nella convinzione che «sia stato fatto una sorta di sequestro dell’estratto conto». Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi ha tentato di non personalizzare, per quanto possibile, la vicenda, cercando di evidenziare il rischio che riguarderebbe il comune cittadino: «Ho posto all’attenzione dei colleghi della giunta on la richiesta di non fare il processo a me - ha evidenziato -, ma che si prenda atto di una violazione della Carta costituzionale. Io non ho violato le leggi, il pm fiorentino ha violato la Costituzione. Non è una battaglia per me, sono tranquillissimo per quello che mi riguarda e a me non cambia niente. Se c'è o non c'è un whatsApp al processo - ha aggiunto - alla fine non cambia niente. Segnalo che se un magistrato viola la Costituzione è un problema per il cittadino, perché finché prendono il conto corrente a Renzi va bene, ma se lo fai a un cittadino senza rispettare i diritti, questo è il problema».

In aula il leader di Iv ha portato come elemento a dimostrazione dell’illegittimità dell’azione della magistratura fiorentina il fatto che siano state inserite nel fascicolo anche delle mail e dei messaggi Whatsapp scambiati con gli imprenditori Vincenzo Manes e Marco Carrai relativi non a fatti penalmente rilevanti, ma di vita quotidiana. Dati, ha evidenziato, che la magistratura avrebbe potuto tranquillamente ottenere, ma solo a seguito di preventiva richiesta alla Camera di appartenenza. «La mia battaglia è per capire se c'è un pm che ha violato la Costituzione», ha evidenziato.

Le prove portate da Renzi in Senato

Le quattro prove portate da Renzi sono l'acquisizione di corrispondenza del giugno 2018 con il dottor Manes, lo scambio di WhatsApp con il dottor Carrai, una serie di mail dell'agosto 2019: queste tre sono palesi e evidenti per tutti. «La quarta - ha detto ancora -, che trovo molto convincente ma sarà discussa dalla giunta se lo riterrà, è quella relativa all'estratto conto con l'acquisizione da parte del pm in data 11 gennaio 2021». L’idea di Renzi è che ci sia un conflitto di attribuzioni, così come evidenziato anche dalla relatrice Fiammetta Modena, di Forza Italia, che nella sua relazione ha proposto di portare la questione davanti alla Corte costituzionale.

Al termine dell’audizione, Renzi si è detto convinto di aver trovato «un significativo ascolto» da parte dei colleghi membri della Giunta, «non per me, ma per il fatto che è giusto che i pm rispettino la Costituzione. Ho visto un grande interesse e anche stupore: quattro violazioni della Costituzione sono una cosa grave», poi «la relazione, quando sarà votata, vedremo chi la voterà» , ha evidenziato.

Durante l’audizione, l’ex presidente del Senato Piero Grasso ha ribadito di non ritenere «sensato» il procedimento, data l’assenza di una richiesta da parte dell’autorità giudiziaria. Ma il leader di Italia viva può contare, con il centrodestra, sul voto di 12 componenti su 23, numeri che rendono il voto quasi scontato. Renzi è tornato anche sulla reazione dell’Associazione nazionale magistrati, dichiarando di non sentirsi un perseguitato. «Non grido al complotto ha dichiarato -. Dal mio punto di vista non c’è nessuna guerra con la magistratura e faccio mie le parole di oggi (ieri, ndr) del presidente Mattarella. Io ho grandissima stima dei magistrati, ad esempio di quelli della Cassazione che hanno detto che quel sequestro è illegittimo».

Le parole di Renzi alla Leopolda

Ieri mattina, nella sua e-news, l’ex presidente del Consiglio aveva replicato alle dichiarazioni del sindacato delle toghe, a seguito delle parole pronunciate dal palco della Leopolda di Firenze, dove aveva accusato le toghe di voler processare la politica. «Mi colpisce la posizione dell’Associazione nazionale magistrati, che mi ha attaccato per ciò che è avvenuto nello scorso weekend - ha affermato -. Dalla stazione fiorentina non è arrivato nessun attacco al ruolo costituzionalmente decisivo della magistratura, anzi. Abbiamo auspicato che la magistratura faccia ciò che prevede la Costituzione. Io dico: ascoltate gli interventi e poi criticate, non criticate per partito preso. Quanto al mio intervento su Open: io non attacco nessuno. Porto dei fatti. Altri stabiliranno se ciò che dico corrisponde al vero o no. Io non ho violato la legge, spero che il Pm possa dire lo stesso».

Al termine dell’audizione, il presidente della Giunta per le elezioni e immunità parlamentari, Maurizio Gasparri ha chiarito i prossimi passi in merito alla vicenda Open. «Nei prossimi giorni entreremo nel merito delle questioni per poter decidere, entro l'anno, se promuovere il conflitto di attribuzione che poi dopo un'eventuale decisione della Giunta, deve passare per l'aula - ha affermato -. Non siamo entrati nel merito, ma c'è materiale ulteriore per il dibattito. Ma non c'è dubbio che la questione sussista e debba essere valutata. Questo la Giunta l'aveva già deciso, quando ha ricevuto la lettera della presidente Casellati che ci investiva del caso e poi con la proposta che la relatrice ha fatto alla Giunta».