«La legalizzazione non serve a ridurre mercato delle mafie» dicono molti politici a destra e cittadini proibizionisti. «Falso» risponde il comitato promotore del "Referendum cannabis legale", spiegando anche il perché: «Il traffico di sostanze, anche di cannabis, è il bancomat delle mafie. Dal narcotraffico le mafie ricavano grandi flussi di denaro per fare riciclaggio in attività perfettamente legali. La Relazione annuale del Parlamento sulle tossicodipendenze del 2021 riporta che il mercato delle sostanze stupefacenti (un sistema completamente appaltato alla criminalità organizzata) muove attività economiche per 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al mercato nero dei cannabinoidi (pari a 6,3 miliardi di euro). Per dare un metro di paragone l’infiltrazione criminale nell’industria turistica vale 2,2 miliardi di euro. La legalità si dimostra nuovamente l’unica arma per dare un colpo alla criminalità organizzata, per liberare risorse – uomini, mezzi, tribunali, carceri – per perseguire reati più gravi e droghe più pericolose». E però «la legalizzazione della cannabis aumenterà il consumo dei giovani». «Falso» pure questo, lo dimostra quanto avvenuto nello Stato del Colorado che è stato il primo a legalizzare negli Usa nel 2012: «Da allora il Paese ha registrato una costante diminuzione del consumo tra i giovani (oggi intorno al 20%). Così come il numero di giovani consumatori canadesi si è praticamente dimezzato l’anno dopo la legalizzazione nel 2018 (dal 19,8% al 10,4%) per poi tornare a livelli comunque inferiori ai precedenti (19,2%). In Europa la percentuale più bassa di giovani consumatori si trova in Portogallo: 14%. Si tratta di un Paese che ha decriminalizzato l’uso di ogni sostanza nel 2001, puntando a un approccio di intervento sociale invece che repressivo. In Italia, dove ci sono le leggi sulle droghe più severe d’Europa, il 28% degli studenti italiani ha fatto uso di sostanze nell’ultimo anno. Il 6% dichiara di aver iniziato prima dei 13 anni. La legalizzazione è finora l’unica misura messa in atto che ha allontanato i giovani dal consumo». Queste sono solo alcune delle fake news che si sentono ripetere in merito alla legalizzazione della cannabis e che il comitato promotore, che ha raccolto e depositato 630 mila firme in Cassazione, ha deciso di sfatare sia durante un webinar con esperti, giuristi e medici sia con una apposita pagina sul sito della campagna. «La più odiosa tra le menzogne usate in questi giorni è quella relativa al via libera alla guida strafatti» ha detto Marco Perduca, dell’Associazione Luca Coscioni e presidente del Comitato promotore. «Chi la usa mente sapendo di mentire» ha aggiunto Leonardo Fiorentini, segretario Forum Droghe:  «Il quesito infatti non incide sulla guida in stato alterato da sostanze - che rimane sanzionata - ma su una sanzione odiosa che colpisce chi è trovato in possesso di sostanze ad uso personale anche sul divano di casa! Una sanzione senza funzione rieducativa e anzi desocializzante a partire dal rischio di perdere il lavoro. I dati ufficiali ci dicono che non vi è variazione rilevante dell'incidentalità stradale negli Stati che hanno legalizzato rispetto agli altri. L'insinuazione che con la legalizzazione della cannabis avremmo un'ecatombe sulle strade è semplicemente un mito proibizionista».