L’addio di Michele Prestipino alla procura di Roma è ormai più che certo. Torna infatti oggi in V Commissione al Csm la scelta del numero uno di Piazzale Clodio, che potrebbe arrivare sul tavolo del plenum già mercoledì prossimo e dunque prima della decisione della Cassazione sui ricorsi presentati dall’attuale procuratore contro l’annullamento della sua nomina da parte del Consiglio di Stato, per i quali l’udienza è fissata il 23 novembre. Ad essere favorito sembra essere l’attuale procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi. Ma la proposta che dovrebbe uscire dalla Commissione non sarà unanime: i componenti del Csm potrebbero ritrovarsi dunque a dover scegliere tra i due grandi esclusi a marzo 2020, Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, fatto fuori dopo che il suo nome era spuntato dalle intercettazioni all’Hotel Champagne e, appunto, Lo Voi, entrambi della corrente Magistratura Indipendente. Sono infatti loro ad avere il curriculum più idoneo, stando anche a quanto evidenziato dai giudici amministrativi, per occupare quel posto. Ma entrambi, un anno fa, erano stati esclusi e la scelta era ricaduta su Prestipino sulla base di un principio di continuità territoriale - essendo stato procuratore aggiunto al fianco di Giuseppe Pignatone - non contemplato dalla legge e dal Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria e, soprattutto concettualmente “sviato”, secondo il Consiglio di Stato. La decisione, dunque, potrebbe sembrare obbligata. Ma in questi mesi il Csm si è spaccato più volte, scegliendo anche di spalleggiare Prestipino nel suo ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione per stabilire i limiti del potere decisionale del Consiglio nelle nomine. Un limite, secondo parte del plenum, minacciato dalle pronunce dei magistrati amministrativi, che si sono però soltanto preoccupati di assicurare «la puntuale ed effettiva verifica del corretto e completo apprezzamento dei presupposti di fatto costituenti il quadro conoscitivo posto a base della valutazione, la coerenza tra gli elementi valutati e le conclusioni cui è pervenuta la deliberazione, la logicità della valutazione, l’effettività della comparazione tra i candidati, e dunque, in definitiva, la sufficienza della motivazione». La pratica Prestipino è rimasta bloccata fino alla designazione delle nuove Commissioni, avvenuta ad ottobre. E ora a riprendere in mano la partita sono stati Antonio D’Amato (Magistratura Indipendente), nuovo presidente della “Direttivi”, e il laico M5S Fulvio Gigliotti, relatore. L’opzione Lo Voi rappresenta, comunque, una forma di continuità con l’era Pignatone e, forse, anche il giusto compromesso per evitare l’imbarazzo di riproporre un candidato già bocciato dal Consiglio di Stato e mantenere gli equilibri voluti dalle correnti. Una continuità che risiede non solo nella comune provenienza geografica dei due magistrati - entrambi sono siciliani -, ma anche perché a legarli c’è un’amicizia antica e una visione comune sul metodo di gestione dell’ufficio del pubblico ministero. E una volta liberata la scrivania della procura di Palermo, Prestipino potrebbe completare la partita andando ad occupare l’ultima casella, cara proprio a Pignatone. I risultati di tali scelte avrebbero riflessi anche su altre importanti poltrone. Qualora la nomina di Lo Voi a Roma andasse in porto, infatti, la corsa alla procura nazionale Antimafia si ridurrebbe intorno a due candidati forti: Giovanni Melillo, attuale procuratore di Napoli, e Nicola Gratteri, capo dell’ufficio giudiziario di Catanzaro. Ad avere più titoli, sulla carta, sarebbe Melillo, che però non ha ancora sciolto le riserve. Viola, invece, potrebbe finire a Milano, procura per la quale ha presentato domanda nei mesi scorsi, in vista del pensionamento di Francesco Greco, avvenuto ieri. I candidati, al momento, sono nove e Viola risulta essere quello più anziano professionalmente. Oltre a lui a presentare domanda sono stati Maurizio Romanelli, procuratore aggiunto a Milano, l'ex presidente dell'Anm, due volte consigliere del Csm e procuratore di La Spezia, Antonio Patrono, Giuseppe Amato, procuratore di Bologna, Raffaele Tito, procuratore di Pordenone, Nicola Piacente, procuratore di Como, Roberto Pellicano, procuratore di Cremona, Luigi Orsi, sostituto alla procura generale della Cassazione e Cesare Parodi, procuratore aggiunto a Torino. Una poltrona calda, quella di Milano, data la guerra intestina in corso trasferita anche in indagini giudiziarie. L’arrivo di un Papa straniero, dunque, potrebbe essere il modo migliore per ripartire da zero.