Ci scrivono le detenute della sezione femminile delle Vallette di Torino. A marzo scorso fecero un appello alle autorità, sottolineando che erano ben consce dell’inattuabilità dell’indulto e amnistia a causa delle diverse visioni politiche, ma certe che l’unica strada percorribile fosse la reintegrazione della liberazione anticipata speciale di 75 giorni estesa a tutta la popolazione detenuta, compreso il 4bis. Quest’estate hanno intrapreso lo sciopero del carrello, coinvolgendo anche altri detenuti di diverse carceri, in particolar modo quello di Oristano. Ora le detenute ci scrivono, ricordando che, nonostante il silenzio, loro ci sono sempre. Siamo le ragazze di Torino (Sez. Femminile), nonostante il silenzio intorno alle carceri, noi ci siamo sempre: detenute, ma pronte ed attive! Ci terremo a ringraziarvi moltissimo per il vostro lavoro attento e costante sulle problematiche che, da nord a sud, isole comprese, affliggono i penitenziari. Sia per chi occupa le celle, ma anche per coloro che tentano di lavorarvi all’interno. Abbiamo letto di altri morti di suicidio o per “abbandono” delle istituzioni preposte e ne siamo sconcertate. Così come ci sconcerta il disinteresse dei più a queste tematiche. Ma visto che non ci aspettiamo regali da nessuno, né li vogliamo, continuiamo ad insistere con tutte le nostre possibilità e risorse (Il Dubbio è una di queste) perché venga attivata la Libertà Anticipata e Speciale (75 giorni) a tutta la popolazione detenuta. Beneficio che si ottiene con la buona condotta. Con questa nostra lettera vorremmo chiedervi di far giungere la nostra solidarietà ai reclusi del carcere di Oristano, che per primi hanno aderito in agosto allo sciopero del carrello partito proprio da questa nostra sezione. Non vogliamo che restino inascoltate le nostre voci, ci vorrebbe un’iniziativa comune, non violenta e supportata da giornali e/o associazioni per far tornare l’attenzione sul “problema carcere” e che alle parole rispondano fatti, concreti e tempestivi. Questo è un problema che riguarda le persone, il continuo rimandare non è degno di uno stato civile!