Le nuove disposizioni sul processo penale «metteranno a dura prova gli uffici giudiziari in maggiore difficoltà organizzativa». A sottolinearlo è il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, in apertura stamattina del Comitato direttivo centrale. Per questo auspica che entri presto in azione il monitoraggio previsto «perché gli uffici giudiziari non possono essere lasciati soli nell’affrontare una riforma, per dire eufemisticamente, complicata». Nel dettaglio, leggiamo nella relazione di Santalucia, «la riforma del processo penale è già legge, l’orologio dell’improcedibilità è già in azione, ed è tarato nell’applicazione di una parte della disciplina transitoria – per i processi i cui atti siano già pervenuti, al momento di entrata in vigore della legge, presso il giudice dell’impugnazione – sui tempi più brevi – di un anno per il giudizio di cassazione e di due anni per il giudizio di appello a far data dal 19 ottobre scorso –, che metteranno a dura prova gli uffici giudiziari in maggiore difficoltà organizzativa. Non abbiamo notizie della costituzione del Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale, previsto dalla legge di riforma, e credo si possa tutti convenire nell’auspicarne la rapida costituzione, perché gli uffici giudiziari non possono essere lasciati soli nell’affrontare una riforma, per dire eufemisticamente, complicata». Il Comitato a cui fa riferimento Santalucia è disciplinato dal comma 16 dell'articolo 2 della nuova riforma del processo penale di mediazione Cartabia, entrata in vigore lo scorso 19 ottobre: «Con decreto del Ministro della giustizia è costituito, presso il Ministero della giustizia, il Comitato tecnicoscientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale, sulla ragionevole durata del procedimento e sulla statistica giudiziaria, quale organismo di consulenza e di supporto nella valutazione periodica del raggiungimento degli obiettivi di accelerazione e semplificazione del procedimento penale, nel rispetto dei canoni del giusto processo, nonché di effettiva funzionalità degli istituti finalizzati a garantire un alleggerimento del carico giudiziario». Il Comitato è presieduto dal Ministro della giustizia o da un suo delegato e i suoi componenti durano in carica tre anni. E «nel perseguire tali obiettivi - prosegue Santalucia - si avvale della Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi del Ministero della giustizia, dell’Istituto italiano di statistica nonché dei soggetti appartenenti al Sistema statistico nazionale e delle altre banche dati disponibili in materia. Il Comitato promuove la riorganizzazione e l’aggiornamento del sistema di rilevazione dei dati concernenti la giustizia penale e assicura la trasparenza delle statistiche attraverso pubblicazioni periodiche e i siti internet istituzionali».  A proposito delle riforme in atto e sulla necessitò di monitorarne gli effettii, due giorni fa con un tweet era stato proprio il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, dopo il suo incontro a Roma con la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, a dichiarare:  «Le riforme della Giustizia in Italia sono ambiziose e mostrano impegni chiari. Sarà  fondamentale un ampio monitoraggio per valutarne l'efficacia sul campo». Il presidente Santalucia si è mostrato critico anche verso il recentissimo recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza: «entro una cornice di apprezzabile rafforzamento di alcuni presidi di garanzia, sono state compiute scelte discutibili.  Si è irragionevolmente irrigidita la comunicazione con la Stampa dei Procuratori della Repubblica, che potranno servirsi esclusivamente di “comunicati ufficiali” e, nei casi di particolare rilevanza pubblica, di “conferenze stampa”.  Regole che non renderanno un buon servizio, questo è il timore, all’esigenza di una corretta informazione su quanto accade nel processo durante la fase delicatissima delle indagini.  L’Associazione dovrà essere pronta a rilevare le distorsioni applicative che oggi da più parti si prefigurano e non lasciare che siano soltanto i Procuratori della Repubblica a tenere alta l’attenzione su questi temi assai sensibili per l’effettività dell’assetto democratico della giustizia penale, di cui un tassello importante è proprio il rapporto con la Stampa». Per quanto riguarda la riforma del processo civile ad intervenire criticamente è stato il Segretario dell'Anm Salvatore Casciaro: «Non sarebbe realistico pensare  che rivitalizzando la struttura dell’Ufficio del processo si possa conseguire l’obiettivo storico della riduzione del 40% dei tempi dei processi civili.  Tale sforzo organizzativo (apprezzabile, certo) andrebbe perlomeno affiancato con un serio progetto di revisione delle piante organiche e delle circoscrizioni giudiziarie, e ciò per ripensare globalmente in termini di maggiore funzionalità ed equità alla dislocazione delle risorse umane e materiali del settore giustizia». L'Associazione nazionale magistrati torna dunque a esprimere i suoi dubbi sulla possibilità di centrare con la riforma dei giudizi civili il taglio del 40% della durata dei processi. La riforma non convince  innanzitutto perché  ci sono modifiche che «potrebbero rallentare l'iter dei processi».E poi «ci si concentra sulla fase introduttiva del giudizio, i cui termini a comparire saranno oltremodo dilatati, e non sul vero problema per la celerità dei giudizi costituito dal momento decisionale». Tutto questo senza considerare che gli operatori del settore sono concordi nel ritenere che la ricetta per accelerare i tempi dei processi civili sia racchiusa soprattutto «nel potenziamento delle risorse, rendendole adeguate al bisogno del pubblico servizio, coprendo in special modo gli organici dei magistrati e del personale amministrativo fino a renderli idonei a fronteggiare l'ingente mole del contenzioso».