Per seguire i detenuti in misura alternativa, si prevede che l’organico sia dotato di 3.478 unità, ma in questo momento sono in servizio 1.527 persone. Una evidente sproporzione. Sono questi i dati snocciolati dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia in riposta all’interrogazione parlamentare presentata dai deputati del Pd Walter Verini e Alfredo Bazoli. La guardasigilli, anche in virtù della riforma che amplierà lo spettro dei “candidati” alla pena alternativa, ha assunto l’impegno di ampliare il personale.

«Nella legge delega in materia penale – ha spiegato la ministra in risposta all’interrogazione - c’è un forte incremento dell’applicazione delle pene sostitutive e quindi dovranno mettersi in campo misure idonee a garantire l'adeguatezza, in termini di strutture, di risorse e di personale, degli uffici dell’esecuzione penale esterna». La guardasigilli ha proseguito rivelando i dati: «Ad oggi - quindi, senza tenere conto della prospettiva dello sviluppo che si avrà con l’attuazione della legge delega - i dati, al 31 agosto 2021, dicono che sono in corso 68.916 misure e sanzioni di comunità di diverse tipologie ( misure alternative alla detenzione, messe alla prova, sanzioni di comunità e misure di sicurezza); sono quasi 69.000. Se si raffronta con il numero dei detenuti si capisce la significatività di questo impegno».

A fronte di questo enorme numero di misure in corso, l'organico prevede che il comparto delle funzioni centrali sia dotato di 3.478 unità, di cui 1.701 funzionari della professionalità del servizio sociale. «In questo momento, sono in servizio 1.527 persone. La sproporzione è evidente», ha chiosato la ministra. Per questo, ha messo in luce l’evidenza che occorrerà ampliare in modo significativo le piante organiche, «ma soprattutto – ha concluso Marta Cartabia - coprirle tempestivamente sia per le esigenze attuali, sia per quelle che vediamo all'orizzonte, anche auspicabilmente in virtù dell'attuazione della delega penale».

Un problema che a settembre, Il Dubbio ha messo in luce dando notizia della denuncia da parte di 250 funzionari del servizio sociale che si occupano della presa a carico degli imputati raggiunti da misure alternative alla detenzione. Il Dubbio ha potuto verificare che con una valanga di lettere, hanno sommerso i sindacati e l’ordine professionale per chiedere aiuto. Gli operatori sono preoccupati, credono fermamente alla missione del loro lavoro, ma si sentono abbandonati a sé stessi.

Il rapporto tra funzionari dell’Uepe ( Ufficio esecuzione penale esterno) e gli imputati o condannati, è uno a 180. Dal punto di vista pratico è già insostenibile seguire tutti e la giusta riforma Cartabia che amplierà la platea degli aventi diritto della messa alla prova, se non accompagnata da un sostanzioso incremento delle risorse umane, rischia di rendere vana la buona intenzione. Ma ora, grazie all’interrogazione parlamentare del PD, sappiamo che la ministra della giustizia si è assunta un importante impegno.