La cella dove il detenuto passava tutta la giornata era in condizioni di degrado materiale e igienico, la “Sezione Blu” dove l’uomo era recluso era priva di assistenza sanitaria adeguata alle gravi condizioni di infermità fisica e psichica. Assistenza demandata all’azione degli agenti di polizia penitenziaria che, per quanto svolta con impegno e attenzione, non era adeguata alle necessità mediche necessarie.

Sono alcune fra le tante criticità che il Garante nazionale delle persone private della libertà aveva segnalato in merito alle condizioni del detenuto segnato da gravi criticità di tipo psicofisico. Parliamo del 41enne Fedele Bizzoca, recluso nel carcere di Trani, che il 3 settembre è stato ritrovato privo di vita nella sua cella. Una morte annunciata. Il Garante Nazione ha da poco rese pubbliche le sue raccomandazioni scaturite dopo la visita. Come già reso noto dal Garante, l’impegno profuso nella ricerca della disponibilità di una struttura adeguata per Bizzoca, è stato vanificato dall’irreperibilità delle risorse economiche necessarie a integrare la retta della struttura in cui egli avrebbe potuto essere ospitato, secondo quanto risulta dalla corrispondenza trasmessa il 21 luglio 2021 dalla Direzione della Casa circondariale alla Direzione sanitaria della competente Azienda sanitaria locale.

Il Garante ha sottolineato che questa circostanza investe, anche sul piano sistematico, l’azione dei servizi socio- sanitari nelle situazioni di particolare fragilità sociale, come era quella dell’uomo, azione che il Garante stesso ha valutato come fortemente carente. Oltre a questo profilo, la vicenda del recluso è stata segnata da gravi criticità specificamente attinenti le condizioni di vita detentiva, riscontrate dalla delegazione del Garante. Vediamole.

Nella raccomandazione, si fa riferimento, in particolare, non tanto e non solo allo stato di assoluta indecenza e di degrado materiale e igienico della cella, non definibile nemmeno come “stanza di pernottamento” per le condizioni riscontrate e per il fatto che la persona detenuta ci trascorreva l’intero arco della giornata: il riferimento più rilevante attiene al fatto che questa persona, affetta da una grave infermità psichica e fisica, risultava collocata in una sezione a esclusiva gestione penitenziaria e, pertanto, priva dell’assistenza sanitaria adeguata alle sue complesse esigenze terapeutiche e di accudimento.

Gli agenti, si sono trovati a svolgere una funzione che non è loro propria, supplendo alla mancanza di una assistenza integrata che l’Istituto stesso non è in grado di fornire, mancando anche di una “Articolazione per la tutela della salute mentale”. La Sezione in cui è stato incontrato dalla delegazione in visita era la nota “Sezione Blu”, la cui chiusura era stata definita a ottobre- novembre 2020 e proclamata con importante clamore mediatico: la delegazione del Garante nazionale in visita ha dovuto constatare non soltanto la riattivazione dell’intero piano terra della Sezione, ma anche la sua destinazione impropria.

Il Garante ha osservato ancora che il piano terra della “Sezione Blu” è stato riattivato come “Reparto di monitoraggio del Covid- 19” per coloro che fanno ingresso nella Casa circondariale e, quindi, per permanenze brevi e temporanee, comprese nei pochi giorni che intercorrono tra i tamponi diagnostici. La specifica finalità e i tempi entro i quali può essere esaurita hanno fatto ritenere, evidentemente, che quegli spazi potessero essere utilizzati pur senza aver predisposto alcun intervento di ristrutturazione che assicurasse il superamento delle criticità che avevano determinato la chiusura dell’intera Sezione. La delegazione del Garante nazionale ha dovuto constatare, invece, che essa ospita prevalentemente, in entrambi i suoi lati, destro e sinistro, persone che destano problematicità di gestione all’interno delle altre sezioni e - circostanza più rilevante sottolineata sempre dal Garante - persone sofferenti di disagio mentale che non trovano posto nella Sezione dell’infermeria.

Al momento della visita da parte della delegazione del Garante, nelle giornate tra il 19 e il 23 luglio 2021, erano almeno 4 le persone collocate nelle stanze “agibili” (con servizio igienico non a vista) della Sezione in ragione delle loro condizioni di sofferenza psichica. Per tutte, come per il detenuto che poi sarà ritrovato morto, la permanenza in quella sezione risultava protratta da settimane o mesi.

Il Garante nazione è stato netto, a proposito dell’inadeguatezza strutturale e materiale della Sezione. Se si tratta di persone sofferenti di disagio mentale e che necessitano, quindi, di una assistenza socio- terapeutica specifica, la permanenza in una Sezione a esclusiva gestione penitenziaria «risulta ulteriormente inaccettabile e rischia di integrare la violazione dei principi dettati dall’articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo». Un allarme, quello del Garante, che purtroppo si è rivelato profetico: da lì a poco ci è scappato un morto.