«I gravissimi fatti di Roma impongono una riflessione sulle nuove norme in discussione in commissione Giustizia sul cosiddetto rafforzamento della presunzione dinnocenza»: lo ha affermato il capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia alla Camera, Eugenio Saitta, in riferimento agli scontri di sabato scorso nella Capitale, provocati da Forza Nuova e altre forze di estrema destra e anti-sistema. Il parlamentare interviene a poche ore dal voto (sarebbe anticipato ad oggi rispetto alla data prevista di domani) sul parere allo schema di legislativo recante disposizioni per il compiuto recepimento della direttiva europea proprio sulla presunzione di non colpevolezza. «Come è noto - ha proseguito lonorevole Saitta - si tratta della attuazione di una direttiva europea di cui il nostro Paese non aveva bisogno, a nostro avviso, perché è già previsto il rispetto delle regole di tutela per gli indagati o gli imputati». Interpellato dal Dubbio, il deputato aggiunge: «La nostra è una preoccupazione che abbiamo già espresso durante i lavori in commissione: la norma europea così come la si vuole applicare impone restrizioni eccessive: di fronte, ad esempio, ai fermi di ieri (lunedì, ndr) e alle violenze di piazza proseguite dentro un pronto soccorso della Capitale, non sarebbe giusto imporre il silenzio della procura competente. Lopinione pubblica ha diritto di seguire fatti così rilevanti anche se non è stato maturato un giudizio definitivo. Soprattutto se siamo in presenza di misure di custodia cautelare. Ferma restando la presunzione di innocenza delle persone arrestate, crediamo sia doveroso da parte dellautorità giudiziaria spiegare perché alcune persone sono state private della libertà personale».Il caso preso in esame dallonorevole Saitta in realtà, secondo la norma di recepimento della direttiva così come uscita da via Arenula, potrebbe ricadere tra quei fatti di rilevante interesse pubblico per i quali la Procura sarebbe autorizzata a tenere una conferenza stampa. Tuttavia, osserva ancora Saitta, «questo caso serve ad aprire una riflessione. Una norma troppo restrittiva andrebbe a ledere il diritto dei cittadini ad essere informati e quello della magistratura a spiegare il motivo di particolari provvedimenti. Su questo ho condiviso quanto espresso nel corso dellaudizione dal dottor Nello Rossi».Proprio Nello Rossi, ex magistrato e direttore della rivista di Md Questione Giustizia, in una intervista al nostro giornale qualche mese fa disse che «gli arresti segreti ed immotivati si fanno solo nelle dittature» e in audizione aveva specificato quanto ribadisce ora a noi ossia che «ogni volta che ci sono misure cautelari credo ci possa essere un rilevante interesse pubblico a spiegare la ragione di tali provvedimenti. Questi ultimi vanno però motivati senza usare aggettivi o epiteti che già diano per colpevoli gli indagati, e va chiarito che gli argomenti alla base delladozione della misura cautelare valgono in quel momento ma potranno essere successivamente rivisti alla luce dellentrata in campo delle difese e della celebrazione del processo». Di parere contrario il relatore del provvedimento, il responsabile Giustizia di Azione, lonorevole Enrico Costa, che ci dice: «Per spiegare le ragioni di un provvedimento di misure cautelari basta un comunicato stampa, non cè necessità della conferenza stampa. Il testo del governo sdogana le conferenze stampa delle Procure. Ma quello del decreto legislativo 20 febbraio 2006 che si vuole andare a modificare non prevede le conferenze stampa, anzi parla di comunicazione impersonale da parte delle Procure. Al contrario una conferenza ai media si trasforma in un contatto diretto e personale». In commissione non cè una uniformità di vedute nella maggioranza, e comunque nessuno si è espresso nellultima seduta sul parere di Costa, tranne Colletti di Lalternativa cè, che ha preannunciato il proprio voto contrario. Quindi bisognerà attendere il voto di oggi, al massimo domani.