Sono 772 le persone morte sul lavoro in Italia nei primi 8 mesi di questanno: una media di oltre tre vite spezzate ogni giorno, «una ferita sociale lacerante, che non trova soluzione, ma purtroppo è sempre in aumento», evidenzia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel messaggio inviato allAssociazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) nella giornata dedicata alle vittime. «Uno stato democratico deve consentire a ognuno di svolgere la propria attività lavorativa - afferma il capo dello Stato - tutelandone la salute è assicurandone lo svolgimento nella più totale sicurezza. Le tragedie a cui stiamo assistendo senza tregua sono intollerabili e devono trovare una fine, rafforzando la cultura della legalità e della prevenzione». Dei 772 infortuni mortali denunciati tra gennaio e agosto, 106 arrivano dalla Lombardia. Nei primi 8 mesi del 2020, le morti bianche erano state 823 (190 in Lombardia). Il calo è solo apparente, spiega lAssociazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, perché legato al crollo dei casi Covid, che hanno rappresentato un terzo del totale delle morti sul lavoro. Crescono invece, rispetto allo scorso anno, le denunce di infortuni (passati da 322.132 nel 2020 a 349.449 nel 2021) e malattie professionali (passate da 27.761 a 36.496). La 71esima edizione della Giornata Anmil, sotto lAlto Patronato del presidente della Repubblica, si è svolta questanno al Teatro Civico di La Spezia con la partecipazione, tra gli altri, del ministro del Lavoro Andrea Orlando, del presidente Commissione di Inchiesta del Senato sulle condizioni di lavoro in Italia Gianclaudio Bressa, del presidente nazionale Anmil Zoello Forni del presidente dellInail Franco Bettoni. «La crisi economica e la ripartenza delle attività produttive rappresentano un terreno insidioso per la sicurezza dei lavoratori - afferma il presidente nazionale Anmil, Zoello Forni - e lo dimostra la nuova impennata di incidenti a cui stiamo assistendo. Il bilancio infortunistico di questo 2021 è addirittura peggiore rispetto agli anni pre-pandemia». Unica via duscita resta una prevenzione attenta: «Dobbiamo vincere la tendenza ad aggirare le regole al fine di semplificare le procedure di lavoro o trarne maggiore profitto - conclude Forni -: comportamenti da condannare con efficaci azioni repressive, ma prima ancora da prevenire con la cultura e linformazione».