In un’intervista rilasciata a caldo all’Adnkronos, Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, ucciso nella strage di via D’Amelio, a Palermo, nel lontano 1992, a distanza di pochi mesi, dalla scomparsa di Giovanni Falcone, esprime tutte le sue perplessità sulla presunta trattativa “Stato-mafia”, criticando duramente i pm che aprirono le indagini. «Io non li ho mai assolti gli ufficiali dei Carabinieri ma ho avuto sempre molti dubbi, dubbi che oggi sono stati confermati dalla giustizia con la sentenza di appello. E poi ho ritenuto scorretto pompare mediaticamente un processo da parte di chi è titolare, prima ancora che questo processo avesse concluso le fasi di giudizio, un comportamento scorretto che mio padre non avrebbe mai approvato». «Si è assistito a un lancio mediatico del processo trattativa – ha detto Fiammetta Borsellino – fin dal suo inizio, quando veniva pubblicizzato con i libri. Quando non era concluso neppure il primo grado. Altro punto di critica enorme, insieme con gli altri. Ripeto, purtroppo io i miei dubbi su questa operazione li avevo espressi fin dall’inizio. La grande amarezza è che queste energie investigative dedicate al processo trattativa potevano essere indirizzate verso delle piste che, secondo me, volutamente non si sono percorse. Ancora una volta – ha aggiunto – siamo di fronte al fatto che si sono seguite piste inesistenti quando da sempre abbiamo ribadito che bisognava approfondire quel clima che mio padre viveva dentro la Procura di Palermo». Secondo Fiammetta Borsellino «si doveva approfondire il filone dei dubbi e del senso di tradimento che mio padre manifestò parlando a mia madre dei colleghi, il perché non si è voluto indagare sul Procuratore Giammanco. Secondo noi queste erano le piste su cui si doveva indagare, non altre…”». Qualcuno sostiene che la trattativa accelerò la morte di Paolo Borsellino? «Per noi l’accelerazione è stata data dal dossier mafia e appalti ma non lo dice la mia famiglia – dice ancora Fiammetta – lo dice il processo Borsellino ter, che l’elemento acceleratore è stato il dossier mafia e appalti che è stato archiviato il 15 luglio, cioè pochi giorni prima della strage. Nonostante mio padre il 14 luglio avesse chiesto conto e ragione del perché a quel dossier non venisse dato ampio respiro. Un dossier dei generali Mori e De Donno. Per questo non mi ha mai convinto questa tesi. E i dubbi li ho sempre espressi. Bisogna farsele delle domande. Ho avuto sempre tante dubbi».