«La riforma Cartabia, che voteremo con convinzione, è unottimo primo passo, che ci toglie dalla riforma Bonafede che doveva abolire la prescrizione e ha prodotto la prescrizione della riforma, e ci porta verso sfide nuove. Ma questa situazione viene a collocarsi nel momento più tragico della storia del potere giudiziario della vita Repubblicana». A dirlo è Matteo Renzi intervenendo al Senato durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia posta dal governo al ddl sulla riforma del processo penale. «Tanti di noi hanno rinunciato al gusto della verità per la paura - ha aggiunto - Perché per anni abbiamo consentito di lasciare non a dei singoli magistrati ma alla subalternità della politica, il fatto che fossero i pm a decidere chi poteva far carriera politica e chi no, perché abbiamo detto che un avviso di garanzia costituiva una sentenza di condanna», sottolinea il leader di Italia Viva dando atto a Luigi Di Maio per le sue parole «sulluso barbaro e incivile» delle vicende giudiziarie «da parte dei 5 Stelle nel 2016: scuse timide e tardive ma pur sempre scuse che cancellano dal dibattito politico il fatto che la guida del sistema della politica inerente la magistratura fatta negli anni del ministero Bonafede sia stata profondamente giustizialista». Ora «il potere giudiziario è in crisi. Per colpa della politica? No. Per anni la politica ha litigato sulla giustizia» e «la sinistra ha la responsabilità di aver strumentalizzato» le vicende giudiziarie e «la destra di aver risposto con le leggi ad personam» mentre la magistratura restava unita ora invece «cè una disgregazione. Due dei personaggi del pool di Mani Pulite sono alle carte bollate tra loro», sottolinea l'ex premier. «Il problema non è la separazione delle carriere. È lo strapotere vergognoso delle correnti della magistratura. Devi fare carriera se sei bravo non se sei iscritto ad una corrente», ha aggiunto.