Da tempo i detenuti del carcere di Rebibbia hanno denunciato l’insufficienza del vitto e i costi esorbitanti del sopravvitto rispetto alle offerte di chi vive nel “mondo libero”. Denunce raccolte della garante dei detenuti di Roma, Gabriella Stramaccioni. Tutto vero. Qualche giorno fa, la Corte dei Conti del Lazio si è espressa ratificando profili di anomalia a monte della procedura di gara con l'emersione di profili di illegittimità. «Avevano ragione i detenuti, hanno torto quelle istituzioni preposte al controllo che hanno avallato queste irregolarità. Azzerare tutto e ripartire con criteri seri e bandi di gara alla luce del sole», chiosa la Garante Stramaccioni che segue questa vicenda fin da quando ha assunto la funzione da Garante. La Corte dei Conti è netta. Non solo l’appalto del vitto e sopravvitto nelle carceri romane ha profili di illegittimità procedurale, ma è illegittimo anche sul piano delle garanzie «per i detenuti negli istituti di pena, dei basilari principi umanitari desumibili dagli artt. 27 e 32 della Costituzione». C’è un passaggio della Corte dei Conti che non passa inosservata. L’aggiudicatario dell’appalto ha offerto un ribasso del 57,98 per cento sulla diaria pro capite di 5,70 euro, con impegno alla consegna delle derrate alimentari necessarie al confezionamento dei pasti giornalieri completi a un prezzo di 2,39 euro. Con poco più di due euro a testa, si voleva garantire ai detenuti colazione, pranzo e cena. La Corte dei Conti del Lazio evidenza anche un’altra grave problematicità. Quella del sopravvitto che diventa, per la ditta vincitrice, utile per compensare sui costi bassissimi offerti per il vitto. Ovviamente, a rimetterci sono i detenuti costretti a spendere il doppio rispetto alle persone libere. Ricordiamo che per sopravvitto si intendono gli alimenti da acquistare negli empori interni agli istituti. I prodotti in vendita sono gestiti dalla stessa ditta appaltatrice che fornisce anche i pasti. Cibo insufficiente per via della offerta bassissima, motivo per il quale i detenuti ricorrono al sopravvitto. Ritorniamo alla delibera della Corte dei Conte del Lazio. In sostanza evidenza un potenziale conflitto di interesse. Da una parte l’aggiudicatario dell’appalto fornisce un vitto a bassissimo costo (poco più di due euro a pasto giornaliero), ma dall’altra trova una impropria compensazione guadagnando maggiori introiti ricavabili dal sopravvitto. La Corte dei Conti lo scrive chiaro e tondo: «I dati forniti in ordine al valore economico del sopravvitto per il lotto in esame (superiore al 50 per cento del corrispondente valore del servizio di vitto indicato nel disciplinare di gara) inducono, altresì, a escluderne, anche sotto questo profilo, il carattere meramente accessorio rispetto al servizio principale e obbligatorio del vitto e a rilevare il rischio, nel meccanismo posto in essere, di improprie compensazioni, da parte delle imprese, tra minori costi del vitto e maggiori introiti ricavabili dal sopravvitto, potendo l’affidamento allo stesso soggetto dei due servizi essere foriero di un potenziale conflitto di interessi a discapito della qualità dei servizi alimentari primari offerti ai detenuti, per la qual cosa l’amministrazione è tenuta a vigilare diuturnamente con rigore estremo sulla qualità e quantità del vitto e sulla varietà e i prezzi imposti per il sopravvitto». Ed è proprio nel caso di specie che l’aggiudicatario – come già detto - ha offerto un ribasso del 57,98 per cento sulla diaria pro capite di 5,70 euro, con impegno alla consegna delle derrate alimentari necessarie al confezionamento dei pasti giornalieri completi (colazione, pranzo e cena) a un prezzo, appunto, di 2,39 euro. Per la rilevanza delle problematiche trattate, con riguardo al valore straordinariamente basso del prezzo commerciale del vitto giornaliero corrisposto ai detenuti, la Corte dei Conti ha considerato opportuno la segnalazione di tale anomalia, per le valutazioni di propria competenza, alla Ministra della giustizia, al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, all’Autorità nazionale anticorruzione, all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale presso il Consiglio regionale.