Il tribunale di Napoli Nord, in composizione monocratica, ha assolto con formula piena il senatore di Forza Italia, Luigi Cesaro, e il figlio Armando, con altre 27 persone dallaccusa di voto di scambio. Per la corte, «il fatto non sussiste». Insieme con i Cesaro, difesi da Michele Sanseverino e Alfonso Fiurgiuele, sono stati assolti, lex sindaco di Giugliano Angelo Liccardo, difeso dagli avvocati Roberto Guida e Roberto Saccomanno, e Flora Beneduce (Iv), consigliere per la Sanità del presidente della Campania Vincenzo De Luca, difesa da Alfredo Sorge. Il giudice Agostino Nigro ha accolto, tra laltro, le richieste di assoluzione formulate dal pm Patrizia Dongiacomo. Linchiesta che aveva portato al processo riguardava le elezioni regionali del 2015. «Sono Armando, faccio politica da quando avevo 15 anni, è la passione della mia vita e ho passato gli ultimi tre anni e mezzo a dover rinunciare a tutto questo perché sono finito sotto inchiesta. Oggi sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Non festeggio perché sono state tante le rinunce, le ingiurie, la tristezza», ha scritto con un lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook, Armando Cesaro. Nel post ripercorre la sua carriera politica: «Ho fatto tutta la gavetta e mi sono fatto le ossa combattendo contro un pregiudizio che mi ha accompagnato, ma che non credo di meritare. Ho sempre avuto un solo obiettivo: rappresentare i miei concittadini nelle istituzioni, e difenderli. Essere il riferimento della mia gente, del popolo da cui provengo e con cui sono cresciuto. Di cui conosco ogni piccolo problema.Lavorando, senza mollare mai, ho raggiunto tutti i miei traguardi. Dal sogno di un bambino che guardava Silvio Berlusconi come il proprio mito, alla vice presidenza nazionale dei giovani di Forza Italia e allelezione al consiglio regionale della Campania, con 30mila preferenze. Ho risolto problemi, presentato proposte di legge. Sempre presente, sempre attivo. Ho lavorato tanto, come mi piace e come so fare. Sono Armando. E ho passato gli ultimi tre anni e mezzo a dover rinunciare a tutto questo, perché finito sotto inchiesta». Cesaro ricorda che «per senso di responsabilità e rispetto verso la mia gente, verso il mio partito, anzi, verso il capo del mio partito, mi sono fatto da parte. E ho aspettato, silenziosamente. Sono stati mesi lunghi e difficili. Da titolare ho scelto di mettermi a bordo campo. Da dirigente ho scelto di tornare militante. Per non dare modo a nessuno di strumentalizzare la mia posizione. E mi è costato tanto.Sono Armando. E oggi sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Gli amici veri, quelli che mi conoscono davvero, hanno sempre creduto nella bontà delle mie azioni e mi sono rimasti accanto. E li ringrazio. Non festeggio, perché sono state tante, troppe le rinunce, le ingiurie, la tristezza. Un filosofo disse: "la verità è figlia del tempo". Quel tempo, oggi, è arrivato», conclude Armando Cesaro.