Non c’è solo il mondo politico a tuonare contro la procura di Milano, dopo la richiesta di perizia psichiatrica nei confronti dell’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, imputato nel processo “Ruby Ter”, ma ad alzare la voce è anche il presidente dei penalisti italiani, Gian Domenico Caiazza. In un’intervista al “Giornale”, l’avvocato ha espresso tutto il suo disappunto sulla vicenda giudiziaria.

Caiazza: «Questa perizia è offensiva e umiliante»

«La perizia medica rientra nelle ordinarie attività di controllo del tribunale di fronte a richieste di impedimento, non è scandaloso disporla ma frequente nei processi penali. Quello che sorprende è addirittura la perizia psichiatrica. Nella nota di risposta di Berlusconi al tribunale, leggo un riferimento al fatto che la difesa abbia inserito un riferimento allo stress che potrebbe causare la partecipazione al processo su un imputato con malattie cardiologiche. Io non conosco l'ordinanza ma sarebbe molto strano che non contenesse una motivazione di una decisione del genere. Sono comunque stupito, perché l'imputato ha dedotto impedimenti di natura clinica oggettiva e il ricorso allo psichiatra, spero oltre le intenzioni dello stesso tribunale, suona offensivo ed umiliante per qualunque imputato».

«Una malattia di vecchiaia»

Per i pm di Milano si tratta «di una malattia di vecchiaia». Un concetto che Caiazza rispedisce al mittente. «C'è modo e modo di esprimere una legittima opinione diversa dall'imputato, ma ancora una volta parlare di vecchiaia in quei termini mi sembra una mancanza di riguardo, il sintomo di una particolare animosità nei suoi confronti». E infine conclude: «Non so se in una condizione analoga e con un imputato diverso da Berlusconi si sarebbe parlato di vecchiaia in termini così sprezzanti e si sarebbe arrivati a disporre una perizia psichiatrica. Mi sembra legittimo dubitarne. Questa aggressività rispetto all'età e la decisione di ricorrere ad uno psichiatra non si giustificano visto che si discute sulla possibilità di un imputato di intervenire o meno al processo».