Sono circa 170 l’anno i magistrati, in media, oggetto di una incolpazione disciplinare. E sono quasi sempre tutti uomini.Pur essendo le magistrate in servizio il 55 per cento delle toghe,  3/4 degli illeciti sono stati contestati agli uomini. A finire maggiormente sotto la scure del disciplinare, in particolare, sono i pm (22 incolpazioni ogni 1.000 pm, rispetto a 15 ogni 1.000 giudici). Il grosso delle violazioni disciplinari viene commesso nei distretti del Sud Italia (60,6 per cento), rispetto al Centro (15,5 per cento) e al Nord (23,9 per cento). Nel corso del 2020, il numero totale delle notizie “circostanziate” di interesse disciplinare iscritte quali procedimenti "pre disciplinari" da parte della Procura generale della Cassazione è stato di 1.775, cifra che reca un contenuto decremento (-6,5 per cento.) rispetto al 2019, quando le iscrizioni erano state 1.898. Di queste 1.775 pratiche, però, ben 672 sono state subito archiviate. Solo per il 4,2 per cento è stata poi disposta l’azione disciplinare davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura.  Il totale delle azioni, comunque, è ripartito tra il 47,7 per cento di iniziative del ministro della Giustizia, che ha a disposizione l'Ispettorato, e il 52,3 per cento della Procura generale.

Le sentenze: le condanne sono il 21,9 per cento

E veniamo alla qualità delle sentenze. Quelle assolutorie sono state il 33 per cento, 44,7 per cento i provvedimenti di non doversi procedere, 21,9 le condanne. In più della metà dei casi la condanna è stata la censura, la sanzione più lieve. Si contano sulle dita di un mano i magistrati rimossi ogni anno dall’ordine giudiziario. Uno di questi, nel 2020, è stato Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Per quanto riguarda l'appello,  l'indice di conformità tra la richieste conclusive della Sezione disciplinare del Csm e le decisioni delle Sezioni Unite civili della Corte di cassazione nei ricorsi in materia disciplinare è pari al 72,4 cento. Le “difformità” vengono segnalate anche per conclusioni solo parzialmente differenziate (per un singolo capo, o per singoli motivi di impugnazione). Cosicché la difformità effettiva si riduce alla percentuale del 10,3% del totale. Una percentuale molto alta. Va ricordato, prima di concludere, che  ogni anno aumenta il numero delle segnalazioni, soprattutto da parte di cittadini "insoddisfatti" dei comportamenti processuali tenuti dai magistrati. Le regole attuali lasciano pochi spazi di manovra, essendo rivolte  esclusivamente ad accertare se la toga abbia tenuto condotte che integrano gli elementi costitutivi di uno degli illeciti tipizzati ed a sanzionarle. La legge in vigore stabilisce che nessun magistrato può essere punito per come ha valutato le prove o interpretato la legge.