La magistratura si è - al momento - liberata di Luca Palamara ma non delle sue chat. Anche la decisione sulla nomina del nuovo procuratore di Bari, incarico andato ieri all’attuale aggiunto della Procura del capoluogo pugliese Roberto Rossi, è stata infatti condizionata dalle “temibili” chat che l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati intratteneva con centinaia di colleghi.

Le chat di Palamara, come le fiumare calabresi, fanno ciclicamente irruzione con tutta la loro forza nel dibattito al Consiglio superiore della magistratura. Quando uno pensa che il pericolo è ormai alle spalle, ecco invece tornare d’attualità le decine di migliaia di messaggini contenuti nel cellulare di Palamara e diventati di pubblico dominio grazie all’indagine della Procura di Perugia. L’ultimo caso in ordine di tempo ha riguardato il procuratore di Terni Alberto Liguori.

Il magistrato aveva fatto domanda per prendere il posto di Giuseppe Volpe, andato in pensione lo scorso anno, ma era stato bocciato dalla Commissione per gli incarichi direttivi che aveva puntato su Rossi e, in seconda battuta, sull'aggiunto della Capitale Rodolfo Maria Sabelli. Sembrava finita così ed invece ieri, prima del voto finale in Plenum, il togato progressista Giuseppe Cascini ha tirato fuori un emendamento da aggiungere al parere della Commissione con cui era stato bocciato Liguori.

Per Cascini la delibera andava integrata ricordando che Liguori, chattando con Palamara, aveva ' perorato la nomina di un candidato in danno di un altro'. Per tale vicenda nelle scorse settimane Liguori era anche finito sotto il tiro della Commissione che si occupa delle incompatibilità dove era stato sentito e poi archiviato. Come capita quasi sempre, l'archiviazione non è una ' vera' archiviazione: c'è sempre uno coda velenosa.

La “rilevanza deontologica” del comportamento di Liguori, scrive Palazzo dei Marescialli, assume rilievo negativo sul giudizio complessivo e rafforza la sua bocciatura come procuratore di Bari, anche rispetto ai concorrenti che non erano mai incappati nel gorgo disciplinare o delle incompatibilità. L’emendamento di Cascini, dopo una accesa discussione, è stato poi ritirato ed il Plenum ha dunque ratificato la nomina di Rossi.