La procura di Roma ha chiuso le indagini su Marcella Contrafatto, l’ex segretaria di Piercamillo Davigo, accusata di calunnia nell’ambito dell’inchiesta sulla diffusione di verbali secretati degli interrogatori resi da Piero Amara ai magistrati milanesi. Una novità comunicata ieri nel corso del plenum che si sarebbe dovuto pronunciare sulle sorti dell’impiegata del Csm, ora sospesa e a rischio licenziamento.

Rinvio per Marcella Contrafatto

Il plenum si è aggiornato al 22 settembre, dopo la richiesta dell’avvocato Riccardo Bolognesi di un rinvio o una prudenziale revoca del provvedimento, per evitare che il giudizio disciplinari arrivi prima di una valutazione degli atti in sede penale. Una garanzia sia per Contrafatto, sia per il Csm, in modo da poter analizzare valutare la vicenda in maniera più approfondita. Il plenum ha dunque optato per un rinvio, in modo da poter esaminare la documentazione e consentire di farlo alla stessa difesa.

L’istanza di revoca, dunque, rimane ancora in ballo. Durante l’intervento al plenum, Bolognesi, citando il professore Vito Tenore, Docente di diritto del lavoro pubblico, ha evidenziato che autorevole dottrina ritiene quanto mai opportuno, quando si deve applicare una sanzione come quella prospettata, non anticipare decisioni rispetto a chi è deputato a fare accertamenti in sede penale, anche a tutela della stessa Pubblica amministrazione.

La ricostruzione dei fatti

Nell’istanza depositata ieri la difesa ha chiesto la revoca del provvedimento del 1 luglio 2021, con il quale il segretario generale del Csm ha revocato il provvedimento di sospensione e ha riaperto il procedimento disciplinare, definito dagli avvocati «illegittimo». E ciò in quanto unica garanzia possibile, anche a favore dello stesso Csm, «per evitare la violazione di altri termini procedimentali, ove mai la fase di avvio e la repentina convocazione senza termini per giustificazioni scritte potesse considerarsi legittima». Ma non solo: sarebbero emersi nuovi significativi elementi, stando ad alcuni articoli pubblicati sul Fatto Quotidiano, stando ai quali il giornalista Antonio Massari avrebbe ricevuto, insieme al plico contenente i verbali, anche una lettera anonima nella quale veniva affermato che dell’indagine sulla presunta loggia Ungheria erano informati anche il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, e il consigliere giuridico del presidente della Repubblica, Stefano Erbani.

Le verifiche su Marcella Contrafatto

La difesa ha chiesto dunque di poter nuovamente accedere agli atti e ai documenti del procedimento disciplinare, per verificare se nel fascicolo disciplinare di Contrafatto siano state acquisite, dalla Procura, copie del contenuto di altri precedenti “recapiti” di plichi – che non hanno formato oggetto di contestazione disciplinare – a Massari, tema che avrebbero invece formato oggetto di sommarie informazioni testimoniali davanti alla procura di Roma il 30 ottobre 2020. La lettera anonima sarebbe stata consegnata da Massari in procura: la stessa, dunque, dovrebbe trovarsi nel fascicolo disciplinare di Contrafatto e negli uffici giudiziari della Capitale. Ma di tale documento, spiega la difesa, non c’è traccia nella documentazione trasmessa dal Csm, né tantomeno nell’avviso di conclusione delle indagini.