Un pezzo di intellettualità italiana, meglio, ciò che rimane della perduta stagione nella quale lintellettuale collettivo partecipava e condizionava la politica italiana, ecco una parte di quel che ne resta si è schierato fieramente contro il green pass. Il più mediatico di loro, il medievista Alessandro Barbero, parla di ipocrisia di stato e, citando Dante, afferma che il poeta avrebbe senzaltro messo i nostri politici nel girone degli ipocriti. Secondo Barbero sarebbe stato meglio che il governo avesse imposto il vaccino obbligatorio. La qual cosa, detta da chi sostiene che il green pass sia una inaccettabile limitazione alle libertà e ai diritti individuali, ha uneco assai stonata. È chiaro infatti che lobbligo vaccinale è un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio che invade e oltraggia i diritti di ciascuno di noi spostando in avanti il limite nel quale lo stato può agire in modo coatto sul corpo dei cittadini. Ecco, come questa pratica violenta possa essere paragonata - o addirittura preferita - allobbligo di green pass è un vero mistero. Con ciò non vogliamo certo dire che il green pass non abbia elementi liberticidi: le limitazioni alla libertà di movimento e di accesso in luoghi pubblici ne sono una prova. Per non parlare del rischio di perdere il posto di lavoro. Ciò non toglie che criticare il green pass chiedendo che venga sostituito dal vaccino obbligatorio è (e scusate liperbole) come chiedere la pena di morte per salvare i detenuti dal 41bis. Daltra parte, chi decide di non vaccinarsi sa benissimo di mettere a rischio la salute pubblica, e sa pure che lo Stato ha il diritto e il dovere di difendere la maggioranza dalla loro scelta. Solo su una cosa epidemiologi e virologi - categoria più litigiosa e divisa dei politici - sono tutti daccordo: la pandemia sarà sconfitta solo quando sarà raggiunto un dato numero di vaccinati. Fino ad allora ogni cittadino non vaccinato continuerà ad alimentare e a far mutare il virus, limitando - stavolta sì - le libertà di noi tutti a tempo indeterminato. E a chi protesta contro il green pass e vuole disobbedire, consigliamo la rilettura di Howard Zinn - paragone generosissimo, visto che Zinn disobbediva alle leggi segregazioniste e non a una puntura sul braccio - e di mettere in conto che la propria scelta non può non avere conseguenze. Per se stesso e per noi tutti.