Cinque accuse, tra le quali una molto singolare: quella di aver determinato la reazione dell’Unione delle Camere penali. È quanto sostiene il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che ha promosso l’azione disciplinare nei confronti di Donatella Banci Buonamici, la gip di Verbania che lo scorso maggio ha scarcerato i tre indagati della tragedia della funivia, finendo, all’improvviso, nell’occhio del ciclone. Una decisione che le era valsa anche minacce e insulti sul web, contro le quali si era mosso il presidente del Tribunale, Luigi Maria Montefusco, che le aveva accordato pubblicamente fiducia e stima, salvo poi revocarle il fascicolo, provvedimento censurato dallo stesso Csm come illegittimo.

L’intervento dei penalisti italiani si registra proprio in quel momento, a difesa della gip e del principio del giudice naturale precostituito per legge, con una presa di posizione che ha spinto il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, a minacciare querele. I penalisti, infatti, avevano sollevato il dubbio che nella sostituzione della giudice un ruolo fosse stato giocato anche dalla procura generale, che tre giorni prima della revoca aveva scritto al presidente del Tribunale per informarsi sulla situazione. Pressioni sempre negate da Saluzzo, che intervenendo nel Consiglio giudiziario convocato sulla vicenda ha però riconosciuto «di aver espresso “sconcerto” per (...) le tensioni processuali tra pm e gip auspicando che gli attriti venissero ricondotti nell’alveo della fisiologia dei rapporti». Non è dato, dunque, sapere in che termini aver suscitato la reazione delle Camere penali rappresenti un danno d’immagine per la magistratura. Né, in ogni caso, come tale reazione sia imputabile a Banci Buonamici.

La giudice, difesa dall’avvocato Davide Steccanella, che ha già depositato a Palazzo dei Marescialli una memoria di 35 pagine, secondo Salvi avrebbe violato i doveri di correttezza e diligenza, nonché le norme sulle disposizioni tabellari, autoassegnandosi, il 27 maggio scorso, il procedimento sulla tragedia del Mottarone, pur non essendo indicata nelle tabelle come supplente e sostituendosi di fatto al presidente del Tribunale nel disporre l’assegnazione, senza trasmetterlo al Consiglio giudiziario per il necessario parere, spiega il legale. Un modus operandi ripetuto nel tempo, dal momento che nel decreto di sostituzione Banci Buonamici ha evidenziato che dal primo gennaio 2021 ha sempre sostituito la collega Palomba in caso di concomitante impegno.

Secondo Salvi, dunque, la gip avrebbe leso il principio del giudice naturale, assumendo un comportamento «gravemente scorretto» nei confronti della collega, indicata dalle tabelle come titolare del fascicolo, senza verificare la disponibilità della stessa, dato che l’udienza nella quale era impegnata era terminata alle 13, mentre il fascicolo era arrivato sulla sua scrivania alle 17.55. In concorso con Montefusco, anche lui destinatario di un procedimento disciplinare, inoltre, avrebbe illegittimamente esonerato la collega Ceriotti da febbraio a maggio, senza il parere del Consiglio giudiziario e senza specificare i criteri di riassegnazione dei fascicoli, compresi quelli affidati ad una magistrata onoraria, che così sarebbe stata danneggiata.

Raggiunta telefonicamente, Banci Buonamici si è limitata a esprimere «sconcerto per essere accusata solamente di avere lavorato tanto, e bene, per aiutare le colleghe in difficoltà. Perché niente altro mi si contesta - ha sottolineato -. E le colleghe coinvolte hanno già, anche per iscritto, manifestato la loro gratitudine». «Si tratta di accuse infondate - spiega invece Steccanella al Dubbio -. Le incolpazioni attengono a due provvedimenti amministrativi di organizzazione dell’ufficio, assunti dal presidente di sezione, assolutamente regolari, come abbiamo ampiamente spiegato nella nostra memoria. L’accusa nasce, probabilmente, da una lettura ancora affrettata delle carte che avevano dato inizio al procedimento davanti al Consiglio giudiziario e che erano state poi valutate dal plenum del Csm chiarendo tutti i punti». Il Csm, pur censurando l’iter di gestione del fascicolo, aveva infatti evidenziato come «non emergono elementi da cui desumere che l’autoassegnazione abbia avuto finalità diverse dalla funzionalità dell’ufficio», sottolineando «l’impegno profuso per far fronte alle criticità dell’ufficio da parte della presidente di sezione, del quale comunque non si ha motivo di dubitare sulla scorta della documentazione in atti».

Anche l’accusa della mancata comunicazione delle variazioni tabellari al Consiglio giudiziario risulta infondata, secondo Steccanella: «L’onere di trasmettere quegli atti al Consiglio spettava al presidente del Tribunale e Banci Buonamici non poteva sapere che tale trasmissione non c’era stata», sottolinea. L’autoassegnazione, inoltre, era avvenuta d’accordo con Montefusco, a tarda sera, dopo che Palomba era già andata via, e in scadenza dei termini, motivo per cui era impossibile attendere il parere del Consiglio giudiziario. Dai fatti, spiega insomma Steccanella, emerge semmai che Banci Buonamici, per far funzionare un ufficio in situazione di sofferenza, «ha lavorato più di quanto doveva, riuscendo a far smaltire l’arretrato». Soprattutto, la prassi di autoassegnarsi i fascicoli è sempre stata nota e mai contestata da alcuno.

Su circa 70 procedimenti seguiti direttamente dalla gip, però, alla stessa è stato contestato soltanto uno, quello sulla funivia. Un’anomalia che in molti hanno evidenziato, comprese appunto le Camere penali, dal momento che le contestazioni sono nate solo a seguito della scarcerazione degli indagati. Da qui la levata di scudi in sua difesa e, anzi, le accuse di eccessiva mediatizzazione dell’inchiesta a carico della procura, che aveva giustificato il fermo con il «clamore internazionale» dell’evento. Ma oggi, è proprio la gip che aveva bocciato quella espressione ad essere accusata di aver fatto troppo rumore.