*di Andrea Bernaudo, Presidente di Liberisti Italiani, candidato a Sindaco di Roma Il professore e avvocato Enrico Michetti, nell'intervista su "7" del Corriere della Sera, ne ha fatta un’altra delle sue, facendo saltare dalla sedia il sottoscritto, non tanto perché candidato come lui a Sindaco di Roma, ma come attivista liberale. Credo che a saltare dalla sedia ci siano stati anche tutti gli elettori - liberali e garantisti - dello schieramento di centrodestra che hanno letto l’intervista, oltre ovviamente agli avvocati di Roma. L’ineffabile tribuno della radio ha dichiarato di aver lasciato da giovanissimo la professione di avvocato penalista per aver avuto la ventura di difendere uno “scippatore” che poi è stato assolto nel processo solo per non esser stato riconosciuto dalla vittima. Quindi per Michetti questo suo assistito è stato un colpevole che se l'è cavata? E questo gli è parso talmente insopportabile da obbligarlo a lasciare la professione di avvocato penalista? Un ragionamento giustizialista che francamente mi ha lasciato sconcertato per due motivi. Il primo perché proveniente da un avvocato che non ha chiara la professione del penalista e che dovrebbe sapere che il ruolo del difensore d’ufficio è fondamentale perché assicura anche a chi non puó permetterselo il sacrosanto diritto alla difesa nel processo. Ma poi mi ha ricordato il modo di ragionare del dott. Davigo, quando, a suo tempo, dichiarò che una buona parte di innocenti sono «colpevoli che l'hanno fatta franca» nel processo. Quello che ha utilizzato Michetti è stato un modo maldestro di argomentare il proprio abbandono della nobile professione del penalista. Ha malcelato una visione che cozza con i principi dello Stato di diritto e del garantismo, che è invece nel mio dna ed in quello di qualsiasi liberale. Ma la cosa ancor più grave è che queste argomentazioni stridono anche rispetto alla linea che ha sempre sostenuto Forza Italia e da ultimo anche la Lega, che meritoriamente ha raccolto le firme per i referendum sulla giustizia assieme al Partito Radicale, facendo finalmente una virtuosa marcia indietro rispetto alle posizioni forcaiole di tanti anni fa. Forze politiche che, invece, hanno deciso di sostenerlo a Roma come candidato Sindaco, ma questa è un’altra storia il cui finale è tutto da verificare sul piano politico. Solo un giusto processo può stabilire se un imputato è innocente o colpevole e comunque vige sempre, per tutti, il principio di non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato. Pensavamo di averle sentite tutte dal prof. Michetti: dalla difesa a oltranza della gestione pubblica dei servizi attraverso AMA e ATAC, alla contrarietà alle liberalizzazioni imposte dalla UE, richieste dalla Corte dei Conti, dal buon senso e dallo schifo che abbiamo sopportato a Roma; o altre posizioni stataliste assurde tipo la banca pubblica per la Capitale. Ma, evidentemente, per togliere definitivamente qualsiasi dubbio agli elettori liberali, moderati e garantisti l’ineffabile Avv. Michetti ha voluto stupirci negativamente anche sul tema giustizia.