Al Sud nessuno ha voglia di lavorare, figuriamoci le donne che sono sempre isteriche e se riescono a farsi strada non è certo per merito. I migranti? Quelli vengono in Italia per fare i loro comodi. Ma almeno non sono attaccati ai soldi come gli ebrei. Certo, sempre meglio degli omosessuali, che vogliono imporci la loro visione del mondo. Magari con il sostegno di qualche avvocato azzeccagarbugli. Di quelli che è chiaro, se difendono un criminale, criminali ci sono anche loro.

Da brividi, non è vero? Eppure il bollettino dei pregiudizi, più o meno diffusi, potrebbe allungarsi all’infinito. Per averne prova basta aprire una qualunque pagina social: vi sorprenderebbe anche il personaggio più “illuminato”. Ché in fatto di pregiudizi nessuno può dirsi davvero al riparo da scivoloni.

Anche per questo Roberto Sensi, amministratore unico del Dubbio, ha deciso di dedicare la seconda edizione del suo tour “Sui pedali della libertà” a questo tema. Per andare sul posto, conoscere chi vive e chi lotta ogni giorno contro ogni forma di discriminazione e scardinare convinzioni vecchie e nuove che avvelenano la società. Il tutto macinando, pedalata dopo pedalata, chilometri e stereotipi.

«Saremo i testimoni “pedalanti e narranti” di un mondo, quello dei pregiudizi, che mina i diritti di chi li subisce», spiega Roberto alla vigilia della partenza con l’amico Ivan Longo che lo accompagnerà in bici. Il tour inizia domani da Torino e si concluderà il 10 settembre a Motta Santa Lucia, in provincia di Catanzaro. Otto tappe in nove giorni lungo un itinerario di 1400 chilometri che, da Nord a Sud, unisce due luoghi connessi dalla storia: il museo di Cesare Lombroso e il paese di provenienza di Giuseppe Villella.

Il cui teschio, ancora custodito nel museo, per il fondatore dell’antropologia criminale dimostrava la correlazione tra le fattezze fisiche e la predisposizione a delinquere. Ma a Torino si parlerà anche di altro: di intelligenza artificiale e di algoritmi. Quelli che, lontani dalla sensibilità umana, rischiano di replicare o aggravare forme di discriminazione già radicate nella società. Dopo il primo viaggio attraverso gli istituti penitenziari italiani nell’estate 2020, quest’anno infatti Roberto affronterà in ogni città un argomento diverso per mettere insieme i pezzi di uno stesso, composito, universo sommerso. E il format è lo stesso: la bici è l’unico mezzo ammesso per scoprire i luoghi d’Italia, sostando a colloquio con chi quei luoghi li conosce e li anima.

Al capoluogo piemontese segue quindi una tappa a Piacenza, dove discuteremo di un tema quanto mai attuale: l’omotransfobia. Quindi Ivan e Roberto partiranno alla volta di Ferrara per parlare ancora di antisemitismo e di tutti quei pregiudizi che sopravvivono alla più drammatica stagione della storia di cui bisogna conservare memoria. Subito dopo i nostri ciclisti faranno tappa a Rimini per raccontare i pregiudizi attraverso la voce di chi traduce in professione la battaglia alle discriminazioni: gli avvocati. Sarà un avvocato a spiegare ancora una volta il più frequente degli stereotipi che devono affrontare i legali, e cioè l’assimilazione tra assistito e difensore. E a insistere sulla presunzione di non colpevolezza, applicando al sistema giudiziario quella necessaria sospensione del giudizio che dovrebbe essere regola.

Da Rimini si pedala fino Giulianova per affrontare un pregiudizio vecchio quanto la società: quello nei confronti delle donne. Si parlerà di gender gap e di disparità salariale nel mondo del lavoro. Delle resistenze che devono affrontare quotidianamente le professioniste, anche una volta raggiunti ruoli apicali. Insomma, di diritti negati: quel fil rouge che lega tutte le vicende che racconteremo. Come nel caso dei migranti sottopagati e costretti a ritmi infernali su lavoro, le cui storie raccoglieremo a Foggia. Dalla Puglia si passa in Basilicata, con tappa a Matera: una città prima dimenticata e poi eletta capitale della cultura. Attraverso una sorta di doppio pregiudizio che ha finito per ridurla a un paesaggio da cartolina. E infine la Calabria, meta conclusiva e approdo di tutte le esperienze vissute lungo il tragitto.

Ci fermeremo a Sibari per raccontare il mondo rom, sui quali sempre aspro si abbatte il giudizio della società. E concluderemo come abbiamo iniziato, con i pregiudizi sul Sud, per discutere di questione meridionale e riportare idealmente la spoglia del brigante Villella a Motta Santa Lucia.

Il viaggio sarà interamente documentato con articoli, interviste e contenuti video che potrete seguire su tutti i canali del Dubbio e sul sito dedicato all’iniziativa (suipedalidellaliberta.it). L’impresa è organizzata all’insegna dell’ambiente: con il mezzo ecosostenibile per eccellenza, la bici, un’auto ammiraglia ibrida (con a bordo i giornalisti Nicola e Lorenzo) e abbigliamento tecnico prodotto con materiali quasi completamente riciclati. Insomma: seguiteci, commentate, “pedalate” per un po’ insieme a noi!