Archiviate le antiche polemiche sul green pass, il centrodestra si spacca adesso sull’eventualità di un obbligo vaccinale. Fatta salva Giorgia Meloni, da tempo ostile a ogni imposizione e fortemente scettica persino nei confronti del pass sanitario, a tenere banco è la spaccatura tra Lega e Forza Italia, i due partiti che vorrebbero federarsi. Gi azzurri non escludono affatto l’ipotesi di introdurre un obbligo, ma il Carroccio non ne vuole sentir nemmeno parlare.

La posizione di Forza Italia

Ad aprire le danze del confronto è la ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini, che al Corriere della Sera dice di non considerare affatto l’obbligo «un’eresia», in quanto esiste già per alcune malattie. «La mia opinione», spiega l’esponente forzista, «è che occorre attendere i dati: se dovessimo giudicare irraggiungibile la copertura dell’ 80 per cento della popolazione non vedrei alternative».

Il pensiero di Salvini

Il ragionamento della ministra berlusconiana, però, sbatte contro il muro eretto da Matteo Salvini, che sfrutta il palco di Comunione e liberazione per ribadire il no del Carroccio a ogni imposizione: «Sono contro «Sono contro qualsiasi tipo di obbligo, di multa, di costrizione. Io sono per l’educazione, per la spiegazione, per la libertà educativa, di pensiero, religiosa, di cura e la libertà in generale», scandisce il segretario della Lega.

«Io faccio appello agli over 50 anni a fare il vaccino, a mettersi in sicurezza, e non rischiare la loro vita. Ma un obbligo vaccinale troverà il nostro no». Forza Italia però non comprende l’ostinazione dell’alleato, quasi federato. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta aveva aperto all’ipotesi di introdurre l’obbligo per gli impiegati pubblici che svolgono mansioni in front office, con tanto di plauso del coordinatore azzurro Antonio Tajani, apertamente favorevole all’ipotesi.

Verso l'obbligo vaccinale

Come più che favorevole si mostra la vice capo gruppo al Senato, nonché responsabile azzurra del rapporto con gli alleati, Lucia Ronzulli, che senza di parole, va dritta al punto: «Se le percentuali dei non immunizzati non si abbasseranno a breve, il governo dovrà avere il coraggio di prevedere l’ obbligo vaccinale così da raggiungere l’immunità di massa prima di un’eventuale quarta ondata e rendere il virus endemico, quindi meno pericoloso».

È praticamente la stessa linea caldeggiata anche da alcuni virologi, come Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano. Che sulla necessità di introdurre norme più stringenti dice: «Per avere un autunno- inverno gestibili dovremmo raggiungere una quota di vaccinati il più vicino possibile al 90 per cento, l’ 80 per cento potrebbe essere l’obiettivo di minima», spiega. Ma visti i numeri attuali - meno del 61 per cento della popolazione ha completato il ciclo - a Pregliasco sembra difficile raggiungere l’obiettivo entro settembre. Dunque, la proposta: «Valutare un obbligo per gli over 40 o un Green pass pesante, è una questione di buonsenso».

Centrodestra canta a due voci

Ma buon senso o no, la Lega promette barricate. Il centrodestra di governo canta dunque a due voci, con Salvini costretto a recitare la parte del duro e puro per non perdere ulteriore terreno rispetto a Giorgia Meloni, sempre più lanciata verso il sorpasso cavalcando le battaglie che il Carroccio istituzionale non può più permettersi di combattere. Non sbattendo i pugni sul tavolo almeno. Ma a sostenere le stesse tesi di Forza Italia nel centrodestra ci si mette anche Cambiamo, la formazione guidata dal governatore ligure Giovanni Toti, nata proprio da una scissione dalla casa azzurra.

«L’obbligo vaccinale è l’extrema ratio», dice il presidente della Liguria. «Se da qui a qualche giorno arriveremo a una copertura vaccinale delle categorie più esposte almeno dell’80 per cento, forse riusciremo a farne a meno, altrimenti tra chiudere il Paese e l’obbligo vaccinale credo che nessun italiano di buon senso sceglierebbe la prima». Più complicato, secondo Toti, imporre forzature ai minorenni. «È più difficile, perché i ragazzi sono le persone che in ospedale non ci vanno e i minori d’età dipendono dai genitori, hanno una procedura di scelta diversa», aggiunge.

«No allo scontro»

E mentre i partiti discutono e si dividono sul da farsi, prova a gettare acqua sul fuoco Andrea Costa, sottosegretario alla Salute ed esponente di Noi con l’Italia, altra formazione figlia di FI. «Parlare oggi di obbligo vaccinale rischia di alimentare lo scontro mentre occorre continuare sulla strada tracciata», dice il sottosegretario.

«Nelle prossime settimane si potranno convincere gli scettici e fine settembre sarà il momento decisivo per un bilancio e pensare se valutare l’obbligo o meno per alcune categorie». Ma a dare manforte ai tifosi dell’obbligatorietà arriva il parere della Consulta di Bioetica che si è detta favorevole all'obbligo del vaccino anti-Covid per tutti.