Se continua così, Enrio Michetti, il candidato del centrodestra per la poltrona di sindaco a Roma, può dormire sonni tranquilli. La guerra a pestarsi i piedi sta tutta a sinistra, o in quella che dovrebbe essere normalmente la coalizione del centro sinistra, affollatissima di candidati: Roberto Gualtieri per Pd e Leu, la sindaca uscente Virginia Raggi per il Movimento 5 Stelle e l’ex dem, oggi leader di Azione, Carlo Calenda sostenuto da Italia viva. Così, metre Michetti viene quotato come unico candidato sicuro di arrivare al ballottaggio, gli altri se le danno di santa ragione per accaparrarsi la seconda piazza, l’unica in grado di garantire il secondo turno.

Ad agitare le acque ci pensa Goffredo Bettini, vecchio talent scout di sindaci per Roma, che, intervistato dal Corriere della Sera, non perde occasione per ricordare agli elettori che ogni «voto a Calenda è un voto alla Raggi». Secondo l’ex consigliere politico di Nicola Zingaretti, il leader di Azione non avrebbe alcuna possibilità di arrivare al ballottaggio, la sua candidatura “disturbante” potrebbe produrre invece un risultato devastante per la comunità dem: togliere abbastanza voti al Pd da consentire a Raggi l’accesso facile al secondo turno. Una vittoria di Gualtieri, al contrario, «cambierebbe anche l’intero clima politico italiano.

Ci darebbe anche più coraggio nell’azione di governo», insiste Bettini, provocando l’immediata reazione di Calenda, uno che di solito non ci pensa due volte prima di lanciarsi nella rissa verbale. «Bettini, che poi è l’uomo dietro Gualtieri, è un pò confuso, prima esordisce dicendo che il Pd dovrà fare sempre alleanze con i 5 stelle e poi dice che votare me è come votare la Raggi», replica l’ex ministro dello Sviluppo economico, da sempre in prima linea contro l’alleanza giallo- rossa. «Semmai dovesse arrivare Gualtieri a guidare la città farebbe una giunta con in 5 stelle, come è successo in Regione, dopo 7 nano secondi, tant’è che ha 5- 6 cinque stelle che si candidano con lui», attacca ancora Calenda, ricordando poi a Bettini e al resto del Pd, il suo ex partito, che la battaglia per il “secondo posto” non è affatto già decisa. Anzi. «L’ultimo sondaggio Ixè da me al 24.7 per cento e Gualtieri a 25.1 per cento, distanze minime e pure la Raggi un pochino meno», sottolinea Calenda. «Il punto è che siamo tutti allineati, i romani devono decidere cosa vogliono. Io mi presento con una lista sola mentre, dentro da Gualtieri c’è tutto e il contrario di tutto, come da Michetti e dalla Raggi, faranno 7,8 o 9 liste che vanno dai nazisti dell’illinois ai comunisti per Gualtieri e questa roba qua poi non governa», è il ragionamento del candidato di Azione e renziani.

E contro le argomentazioni di Bettini si scaglia anche Enrico Costa, ex forzista, oggi compagno di partito di Calenda, che prova a smascherare il possibile progetto di intesa tra Pd e Movimento 5 Stelle, subito dopo il primo turno. «Goffredo Bettini il 7 agosto 2021 sul Foglio annuncia trionfale la sua firma ai referendum sulla giustizia», scrive su Twitter Costa, «il 23 agosto 2021 sul Corriere teorizza l’alleanza del Pd con gli ultra forcaioli M5S, perché altrimenti non si vince. Perderà le elezioni e la faccia». Il riferimento è alle parole con cui il potente esponente dem romano rivendica la “regia politica” dell’operazione giallo- rossa che ha portato al governo Conte due e immagina un futuro senza altre «possibilità che l’alleanza tra il Pd e Conte, per competere con la destra. Ma è giusto che ognuno nel frattempo definisca meglio il proprio profilo e valuti i tempi del processo unitario a partire dai territori». E anche se il discorso di Bettini guardava a un orizzonte nazionale e non comunale, gli ingredienti per l’alterco polemico in campagna elettorale sono tutti sul tavolo.

E in questo clima da stadio, persino il solitamente mansueto Gualtiri si getta nella mischia, rispondendo a sua volta all’ex compagno di partito Calenche lo aveva accusato di aver copiato il suo programma sui rifiuti. È una «polemica bizzarra», dice l’ex ministro dell’Economia. «Io discutevo di bioraffinerie con Eni e per il Pnrr da ministro. Se anche Calenda ne parla sono contento, ma non per questo ha il copyright. In realtà il mio piano è diverso dal suo. Per esempio trovo poco serio esprimersi ora sul tipo di partnership fra Ama e Acea», argomenta.

Nel frattempo Virginia Raggi, a sua volta sotto attacco di Pd e Azione, ma incomprensibilmente sottovalutata da tutti gli sfindanti prosegue la sua campagna elettorale per non lasciare il Campidoglio rispondendo a ogni bordata.

E mentre a sinistra se le danno di santa ragione, Matteo Salvini può dichiarare soddisfatto: «Calenda, Raggi e Gualtieri sono tre facce della medaglia di una sinistra che ha mal governato Roma per decenni. Penso che sia giunta l’ora del cambiamento e che Michetti abbia tutte le competenze per prendere in mano la capitale di questo Paese». Per il candidato del centrodestra la strada, per ora, è tutta in discesa.