Il mondo della giustizia italiana accende i motori e scende in campo per difendere i diritti dei cittadini afghani, dalle donne agli oppositori politici, minacciati dal lugubre revival dei talebani, ritornati dopo vent’anni i signori assoluti di Kabul. L’avvocatura e la magistratura italiana, non esprimono infatti soltanto la logica preoccupazione per la situazione dei diritti nel paese centro- asiatico ma si impegnano per fornire aiuto, assistenza, cooperazione concreta, insomma, a“fare rete”. Stigmatizzando, come ad esempio sottolineano i Comitati Pari Opportunità degli Ordini Forensi italiani, la fuga vigliacca dell’occidente che ha abbandonato le donne afghane al loro destino.

L'appello di avvocati e magistrati

«A seguito dell’abbandono del contingente internazionale, il paese è tornato repentinamente sotto il controllo dei Talebani, i quali intendono sottoporre la popolazione, ancora una volta, alla legge della sharia. Con ciò si corre il concreto rischio di un ritorno ad un sistema che annienta il riconoscimento delle donne alla partecipazione alla società civile e politica e cancella ogni timido progresso di riconoscimento anche solo dell’esistenza delle minoranze nazionali, etniche, religiose e sessuali».

Poi l’appello alle massime istituzioni del nostro paese perché intervengano direttamente con i principali partner internazionali: «Chiediamo allo Stato italiano, nelle persone del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro degli Esteri e del governo tutto oltre che ad ogni altra autorità civile nazionale ed internazionali un forte impegno, affinché la nuova realtà politica afgana riconosca pari dignità di esistenza a donne e bambine, a persone di religione e di appartenenza etnica diversa da quelle della maggioranza ed il rispetto dei diritti umani nei confronti delle persone LGBTQI».

Aprire corridoi umanitari

«I Comitati auspicano l’apertura di corridoi umanitari, per consentire l’approdo in sicurezza di tutte le persone che dovessero trovarsi in pericolo di vita o impossibilitate, in seguito a proprie caratteristiche personali e vicende umane pregresse, ad un esercizio pieno dei diritti fondamentali. I Comitati esprimono, infine, il proprio umano sconforto nei confronti del destino che potrebbe essere riservato, nella nuova realtà politica, alle colleghe avvocate, con grande probabilità non più in grado di esercitare la loro professione ed ai colleghi avvocati impegnati nella difesa dei diritti dei e delle più deboli».

Il ruolo delle donne

Dello stesso tenore il comunicato dell’Associazione Donne Magistrato Italiane che prima sottolinea la paura e i pericoli che attendono le afghane: «La caduta di Kabul e di tutto l’Afghanistan in mano talebana rischia fortemente di riportare le donne, le ragazze e le bambine afghane alla situazione antecedente alla caduta del regime talebano ed alle riforme della costituzione del 2004 ed alla legge elettorale del 2005 che hanno riconosciuto loro il diritto all’istruzione ed alla partecipazione alla vita politica, sociale e culturale del Paese, sottraendole all’oscurità in cui erano state sepolte. Una realtà già annunciata dal brutale omicidio di due donne magistrate della Corte Suprema afghana o dall’assalto ad una scuola femminile di Kabul».

E poi si appella al governo italiano e agli altri esecutivi europei affinché non restino a guardare: «Associazione Donne Magistrato Italiane, unendosi alle voci di altre Associazioni nazionali e internazionali auspica che l'Europa, i Governi e le Organizzazioni Internazionali possano intervenire e fare tutto quanto possibile per arginare la grave crisi umanitaria in atto e assicurare la tutela dei diritti delle donne e dei minori».

In campo anche la Corte di Cassazione

Anche la Corte di Cassazione, per voce del suo Comitato Pari Opportunità invita «le istituzioni internazionali a vigilare per garantire il rispetto dei diritti umani», mentre Il Movimento Forense for Afghanistan, il Dipartimento Nazionale Diritti Umani “Ebru Timtik” e il Dipartimento Nazionale Pari Opportunità evidenziano «la necessità di uniamo e sin d’ora a disposizione i nostri iscritti esperti in diritto dell’immigrazione, affinché si possa subito fornire - pro bono la più ampia assistenza, nella convinzione che l’Avvocatura, onorando la propria funzione sociale, debba essere il primo baluardo a difesa dei diritti in ogni parte del mondo».