È un po come presentarsi al festival del cibo vegano con una braciola di maiale in tasca, o indossare la sciarpa della Lazio in curva sud. Ma leclettico Matteo Salvini non teme questi contrasti e, come il gatto di Schroedinger, sa essere allo stesso tempo garantista e forcaiolo. È una dialettica tutta sua, riempita da esempi spassosi. Lultimo in ordine di tempo in Calabria, provincia di Cosenza, dove il leader della Lega ha partecipato a uniniziativa a favore dei referendum sulla giustizia. Separazione delle carriere, responsabilità civile dei giudici, abolizione della legge Severino, disquisendo di quei quesiti che puntano a restituire un po di garanzie democratiche al nostro sistema giudiziario, Salvini a un certo punto è stato sollecitato dai giornalisti che gli hanno chiesto un parere sugli incendi che stanno divorando il sud Italia. Ottenendo un commento di disarmante sincerità: «Voglio vedere questa gente in galera, sono assassini, quindi per i promani non ci deve essere scampo e la Lega propone il raddoppio delle pene per chi distrugge». Forse il capitano non si è reso conto del pulpito dal quale parlava o forse è stato colto di sorpresa e a risposto distinto, da ruspante giustizialista della prima ora. Con lo Stato di diritto che si applica a geometria variabile: prigione per i migranti clandestini e presunzione di innocenza per gli esponenti della Lega. Insomma il solito garantismo della destra italiana.