È all’esame della commissione Giustizia del Senato, in attesa che venga fissato il termine per le audizioni, il disegno di legge n. 2139 con delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari. Prima firmataria è la senatrice Felicia Gaudiano del Movimento Cinque Stelle. L’iniziativa legislativa punta a rivedere i criteri che negli anni passati provocarono non pochi malcontenti, soprattutto tra gli avvocati, per la soppressione di diversi Tribunali da Nord a Sud e a porre in essere una riorganizzazione della geografia giudiziaria, prevedendo criteri ulteriori per la ridefinizione degli assetti territoriali degli uffici giudiziari.

Chiusura dei tribunali minori, un prezzo alto da pagare

La chiusura dei Tribunali, realizzata otto anni fa, oltre ad un risparmio di spesa, ha comportato, evidenziano i proponenti il ddl, una indubbia lesione del principio di prossimità della giustizia. I criteri adottati per la scelta delle sedi da salvaguardare non hanno tenuto conto di fattori come, ad esempio, «la difficoltà a raggiungere gli uffici giudiziari per l’utenza di riferimento ovvero le conseguenze in termini sociali della chiusura di un Tribunale quale presidio di legalità e presenza dello Stato». Un prezzo molto alto per le scelte fatte lo hanno pagato, oltre agli avvocati, i cittadini. «Il ddl sulla distribuzione territoriale degli uffici giudiziari – dice Felicia Gaudiano, capogruppo M5S in commissione Giustizia a Palazzo Madama - a mia prima firma nasce dall’esigenza, sollecitatami da più parti d’Italia, di porre mano ad una nuova definizione della geografia giudiziaria viste le criticità che si sono venute a creare in seguito alla soppressione dei cosiddetti Tribunali minori. La legge Severino del 2012, che ha generato tale soppressione, era stata immaginata soltanto in un’ottica di risparmio in termini economici, che alla fine non si sono verificati o si sono verificati in misura talmente esigua da non poter giustificare né tantomeno avallare i disagi e le difficoltà di vario ordine prodotte».

Il caso di Sala Consilina

Secondo Gaudiano, si rende necessaria anche alla luce delle recenti riforme sia in campo civile che penale la riapertura dei Tribunali «inopinatamente soppressi». La senatrice pentastellata parte dall’esperienza che vivono migliaia di persone, avvocati e dipendenti degli uffici giudiziari e fa un esempio concreto. Un caso mai verificatosi nella storia giudiziaria italiana. «In alcuni casi – prosegue -, come quello afferente alla soppressione del Tribunale di Sala Consilina in provincia di Salerno, è accaduto che un Tribunale più grande sia per numero di magistrati che per la mole di processi penali e cause civili presso lo stesso incardinate, sia stato accorpato ad un Tribunale più piccolo e specificatamente al Tribunale di Lagonegro, in provincia di Potenza». «L’anomalia che non può sfuggire a chi si occupa di tali problematiche è quella che emerge dal fatto che si è dovuti andare addirittura in un’altra regione. Il problema della ridefinizione delle aree giudiziarie interessa gran parte d’Italia e il mio ddl, che ha riscontrato l’approvazione di tutte le forze politiche, si prefigge o di poter ricreare, attraverso dei criteri oggettivi, un orientamento tale che possa consentire una maggiore e migliore fruibilità sia da parte degli operatori del diritto e sia da parte dell’utenza in generale. Attualmente il ddl sta seguendo il previsto iter parlamentare in commissione giustizia del Senato con relatrice Grazia d’Angelo».

Lo scippo per il foro di Melfi

Il caso del soppresso Tribunale di Sala Consilina è noto in Basilicata, dove, nel 2013, a farne le spese furono gli uffici giudiziari di Melfi, in provincia di Potenza. Il Tribunale della città normanna, situata a pochi chilometri dalla Puglia e dalla Campania, venne accorpato a quello del capoluogo lucano. Un vero e proprio scippo per il Foro di Melfi, considerato che il territorio in cui si trovava il Tribunale è tra i più popolosi della regione e sottoposto alle infiltrazioni della criminalità, soprattutto foggiana. Inoltre a Melfi si trova un carcere di massima sicurezza. Nei mesi scorsi, su iniziativa del capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Gianni Leggieri, è stata votata all’unanimità una mozione con la quale la Giunta si impegna a sensibilizzare la Commissione interministeriale per la Giustizia nel Sud, affinché siano riviste le scriteriate scelte degli anni passati.