Il finale è già scritto. Dopo le due fiducie votate ieri, la Camera approva il disegno di legge delega di riforma del processo penale. Il tabellone, nellaula di Montecitorio, consegna ai resoconti parlamentari 396 voti favorevoli, 57 contrari e 3 astenuti. Molte le assenze tra i banchi delle forze di governo: 16 gli assenti "non giustificati" del Movimento 5 stelle (due i voti contrari, di Frusone e Vianello, mentre Masi si astiene), 26 tra gli azzurri, 23 nella Lega e 14 nel Pd, uno solo di Leu e 4 di Iv. Il risultato "rotondo" a favore della riforma Cartabia, però, rischia di essere falsato, fotografando una compattezza della maggioranza in materia che non è nella realtà dei fatti. Lo dimostra il livello di tensione perenne che esplode in liti e bagarre nel corso della lunga maratona di esame degli ordini del giorno. A far scoccare la scintilla è un odg presentato da FdI sulla responsabilità diretta dei magistrati. Il ddl delega non affronta questa specifica materia, che invece costituisce uno dei quesiti referendari per i quali la Lega, insieme ai Radicali, sta raccogliendo le firme. Il Carroccio, insieme a FI, annuncia la volontà di astenersi, nonostante il parere contrario espresso dal Governo. La maggioranza, insomma, si spacca. «Non si può in questAula prendere delle decisioni diverse da quelle che si assumono in Consiglio dei Ministri, che si assumono allinterno delle Commissioni o che sono il frutto di un lavoro comune», tuona la capogruppo Pd Debora Serracchiani. «Lopposizione fa il suo mestiere ed è evidente che prova a individuare quegli elementi di criticità e di divisione che ci possono essere su singoli provvedimenti, ma proprio per questo io credo che il comportamento di una maggioranza debba essere improntato alla lealtà», le fa eco Federico Fornaro, presidente dei deputati di Leu avvertendo i colleghi : «Non si stanno astenendo sullordine del giorno, stanno votando in dissenso rispetto allespressione di voto del Governo». Ad alzare ulteriormente i decibel dello scontro è, poi, il parlamentare di Iv Roberto Giachetti, che prende di mira gli ex compagni di partito: «Non vi ho visti urlare la lealtà al Governo quando in Commissione, insieme ai 5 Stelle, avete mandato sotto il Governo sul decreto Semplificazionì Non vi ho visto appellarvi a questa grande lealtà!», dice strappando gli applausi dei deputati di Lega e Fratelli dItalia. Fornaro protesta e allora il deputato renziano lo chiama in causa: «Onorevole Fornaro, mi parla di lealtà al Governo, lei, che ha invitato Travaglio a insultare il Presidente del Consiglio! Ma con che coraggio viene qui», urla. Si sfiora la rissa, il presidente Roberto Fico richiama tutti allordine e i commessi sono costretti a intervenire. Lodg viene poi respinto senza particolari difficoltà numeriche. La maggioranza, però, rischia di andare sotto nel pomeriggio quando viene respinto per soli cinque voti lordine del giorno contro limprocedibilità per i reati ambientali presentato da Rossella Muroni. Polemico, dopo il voto, il capogruppo della Lega Riccardo Molinari. «Questa mattina ho ascoltato due interventi di due capigruppo di maggioranza che dicevano come il voto di astensione da parte del centrodestra su due odg presupponesse una violazione degli accordi di maggioranza. Ora ho difficoltà a collegare come su un altro odg, un intero gruppo, il M5S, vota contro il Governo e gli stessi gruppi che ci bacchettavano stamattina ora si sono astenuti come il centrodestra». Alla fine a votare contro la riforma sono solo FdI e Alternativa cè. Nel corso delle dichiarazioni di voto, però, nonostante i complimenti che si levano da sinistra a destra nei confronti del premier Mario Draghi e della Guardasigilli Marta Cartabia, i distinguo e le rivendicazioni di correzioni «decisive» non mancano. «Questa non è la nostra riforma - mette subito in chiaro FI - La nostra riforma avrebbe previsto la separazione delle carriere, la responsabilità diretta dei magistrati, la revisione della custodia cautelare, linappellabilità delle sentenze di assoluzione e, certamente, leliminazione dellabuso del trojan». «È questa riforma un punto di arrivo? Assolutamente no. Manca sui riti alternativi, sui quali la Lega ha impedito di intervenire, e sullordinamento penitenziario. Rappresenta uno straordinario punto di partenza», dice il deputato di Leu Federico Conte. Avrebbe voluto un «rafforzamento più rilevante» dei riti alternativi il Pd, che pur rivendica il merito di aver «disinnescato il siluro» di FI che avrebbe «rinviato sine die la riforma». Il sì però più rumorosò è, però, quello scandito da Alfonso Bonafede. «Oggi non cè alcun trionfalismo. Quello che abbiamo votato non è quello che avremmo voluto, ma grazie al M5S i tempi vengono raddoppiati e per i reati di mafia e terrorismo non cè improcedabilità. Ministra Cartabia il percorso è ancora lungo - dice lex Guardasigilli - Noi continueremo a dare il nostro contributo con lealtà, ma questo non significa essere sempre daccordo». A via Arenula e a palazzo Chigi sono avvisati.